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Il vento della criminalità. Il business energetico divora Gorgoglione in Basilicata, come tutto il Sud Italia.

Il vento della criminalità. Il business energetico divora Gorgoglione in Basilicata, come tutto il Sud Italia.

 

di Federico Solimando

 

Gorgoglione: il paese delle case in pietra, circondato ormai da una foresta d’acciaio. Situato ai piedi dell’Appennino lucano, il piccolo borgo della  Basilicata è balzato alle cronache degli ultimi tempi, per la costruzione nel territorio comunale di un parco eolico da 24 MW di potenza, che dovrebbe garantire energia pulita da fonte rinnovabile a circa 16 mila famiglie.

L’impianto, composto da 8 aerogeneratori da 3 MW ciascuno, che dovrebbe produrre circa 50 GWh di energia ogni anno, non ha solo deturpato il paesaggio, ma anche creato diverse problematiche sia alla fauna che all’ambiente.

All’apparenza sembrano delle gigantesche margherite, rosoni d’acciaio che sibilano al vento, mentre in realtà costituiscono un grande pericolo per il territorio circostante. Le pale, l’una accanto all’altra, vanno a formare un parco eolico. La parola parco è da sempre legata ad un ambiente tutelato, a dei prati verdi, ad un cielo azzurro, ad aria pulita.

Fino a vent’anni fa nessuno immaginava da queste parti, che il vento potesse essere venduto.

Il vento soffia sempre, ore e ore su queste colline verdeggianti, fino a poco tempo fa incontaminate, mentre oggi chi ci guadagna, conta solo quanto tempo queste pale alte 94 metri, sono in azione. Con un anemometro, un’asta lunga, una specie d’ago d’acciaio diretto verso il cielo, si può conoscere se il vento è forte o debole, se soffia come si deve, oppure no…se è utile a far quattrini.

Qualche anno fa, arrivarono i cosiddetti “sviluppatori del territorio”, che organizzano il mercato del vento. Gli abitanti e soprattutto l’amministrazione, sindaco in testa, furono ben lieti di ottenere qualche migliaio di euro dalle varie società, per innalzare queste “benedette” pale.

Finalmente Gorgoglione, come gran parte ormai della Basilicata, avrebbe “gestito” l’aria nel miglior modo possibile.

L’eolico si stava espandendo in tutta la regione. E non solo. Un alluvione di pale che ha conquistato tutto il sud. Loro in cima alle montagne, in compagnia di pozzi petroliferi sparsi in tutta la zona. In un territorio che verte in una condizione socio-demografica disastrosa.

Un’area della Basilicata con le peggiori situazioni economiche, caratterizzata da alti tassi di disoccupazione, spopolamento ed emigrazione. Un luogo al quale le aziende produttrici di energia, le grandi compagnie petrolifere ed i suoi investitori non vogliono però rinunciare, perché il “piatto” è ricco.

Che dire di questa fabbrica di quattrini per pochi, un giro d’affari multimiliardario, dove l’amministrazione incasserà l’equivalente di un’elemosina.

 pale eoliche

 

“E’ purtroppo l’emblema dello sfascio in atto in Basilicata”, scrivono gli animalisti, “a causa della “non politica” che ha consegnato il territorio lucano alla speculazione energetica senza alcuna seria pianificazione”. “Il fabbisogno energetico della Basilicata”, ricorda la LIPU, “è pari a solo l’1% di quello complessivo di tutta la nazione, ma la regione è colonizzata senza ritegno da un’infinità di impianti”.

Per di più, lo Stato delega alle regioni lo sviluppo dell’energia. E quest’ultime, invece di promuovere un piano regolatore dei venti e la partecipazione alla crescita dell’energia, privatizzano progetti ed attuatori, affidando il tutto agli uffici del Via, controllori della legalità e del paesaggio, che in realtà con il passare del tempo, fungono da tramite per le lobbies.

Infatti, in tutta la Basilicata è prevista la creazione di 10 nuovi parchi eolici sparsi per il tutto il territorio, da 30 Megawatt ciascuno per un totale di 26 aerogeneratori. L’idea più contestata è quella della società Zefiro, il cui scopo è quello di inserire 17 pale eoliche nella località “Matine”, nei pressi di Matera, che porterebbe un notevole cambiamento nel paesaggio incontaminato dei Sassi.

La regione ha inoltre approvato ulteriori progetti che prevedono una produzione energetica di oltre 110 aerogeneratori, per un totale di 220 MW. In questa realizzazione del progetto sono presenti la Malteni srl, e una società torinese, la Asja Ambiente Spa. Nonostante proteste e polemiche, la politica lucana è intenzionata ad ampliare l’utilizzo dell’energia eolica.

La natura non aveva previsto la costruzione di pale eoliche. E guardare questo panorama, pensando a quello di un tempo, provoca una profonda tristezza ed un enorme dolore.

Dire di no al petrolio e all’eolico per un luogo così “arretrato” è stato impossibile. Ma quanto meno, bisognava gestire il territorio in modo diverso, garantendo alle pale un luogo, e al paesaggio la sua identità.

 

( nella foto:  un’impianto di estrazione petrolifera della Total a  Gorgoglione, al centro di molte polemiche per una fuoriuscita allarmante di gas. Per approfondimenti: http://www.olambientalista.it/?p=16026)

 

Un’identità minacciata anche dall’industria petrolifera, che negli ultimi tempi è stata al centro di notevoli polemiche, soprattutto da quando, proprio nel territorio di Gorgoglione, sono stati creati dei pozzi petroliferi da parte della TOTAL, a ridosso del centro abitato.

Da allora, aziende agricole e zootecniche denunciano gravi problemi di respirazione, dovuti alla fuoriuscita di zolfo dalla fiamma pilota. E se gli uomini soffrono, glianimali muoiono: galline e pecore cadono al suolo a decine e decine, con un danno economico notevole per le aziende.

Eni, Total, Shell, ERG Eolica, Fri-El GREEN POWER. Gorgoglione come tutta la Basilicata, e come tutto il resto del mezzogiorno, è stato spartito tra le varie aziende monopolistiche. Nella vicina Calabria, ad esempio, molte di queste fanno capo direttamente a famiglie importanti della ‘ndrangheta. Non c’è pala messa che non sia stata accompagnata da un inchiesta giudiziaria.

Energia pulita in mani sporche. Non tutte naturalmente, ma di certo tutti hanno goduto di una deregolamentazione senza precedenti.

Olandesi, Francesi, Spagnoli e Cinesi. Tutti nel business. Solo privati però, visto che lo Stato non ha partecipato in nessuna forma; nemmeno gli enti locali hanno accompagnato lo sviluppo dell’eolico, cercando di ottenere una quota minima di partecipazione nelle società di produzione.

Il giallo dei campi arsi dal sole, il verde dei boschi che furono rifugio di briganti, il grigio delle pietre che caratterizzano le abitazioni: ciò che colpisce di questo affascinante paese, che ha dato i natali a mio papà, è l’immensa varietà di anime che la compongono. Un paese, una regione, che pare oasi e deserto assieme, che tace e grida nello stesso momento, dove il suono del vento significa, purtroppo, criminalità.

 

 

Circa l'autore

Giorgio Triani

Sociologo, giornalista, consulente d’impresa.

1 Commento

  1. francesco solimando

    Federico! Apri la mente ai popoli, Bravo.

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