
Istanbul: il ponte fra due “rive”

di Federico Solimando
Istanbul. L’unica città al mondo che si trova su due continenti. Una parte in Asia, l’altra in Europa. Una cerniera geografica, ma non solo. Chi ci passa anche solo un giorno, capisce che tutto lì è magico, ma allo stesso tempo “diviso”, tra due culture totalmente differenti. La sovrapposizione di nomi (Bisanzio, Costantinopoli, Istanbul), contribuisce ad aumentare l’aura di fascino che da sempre l’avvolge. E’ chiamata dai suoi abitanti “La Città”, perché nessun altro luogo merita secondo loro questo appellativo, dove la storia si è data appuntamento, in un luogo europeo ed asiatico al tempo stesso, per farne un punto d’incontro privilegiato tra popoli, culture e civiltà differenti.
La posizione strategica di Istanbul, tra Bosforo e Corno d’Oro e tra Mar di Marmara e Mar Nero, ne ha fatto prima una colonia greca, poi la capitale dell’Impero Romano d’Oriente fondato da Costantino, quindi quella dell’Impero Ottomano dopo la conquista del sultano Mehmet II nel 1453. Per mille anni capitale bizantina e per 500 ottomana, Istanbul è senza dubbio un luogo tanto carico di storia come pochi altri al mondo. Nel tempo la metropoli ha cambiato spesso “faccia”, accumulando nei tanti palazzi d’epoca, nelle chiese bizantine ricche di mosaici trasformate poi in moschee, in quelle nuove del geniale architetto Sinan dalle svettanti cupole e dai minareti che sembrano missili protesi verso il cielo, e nelle dimore nobili sul Bosforo, dei quartieri storici pieni zeppi di tesori d’arte e di architettura unici al mondo.
Il passato della più splendida e misteriosa delle capitali emerge ovunque, sbalordendoci ancora oggi, come nel secolo scorso fece con artisti e viaggiatori innamorati dell’Oriente e della sua fiacca decadenza. Da inizio novecento, dalla rivoluzione di Ataturk, capitale non lo è più a favore di Ankara, ma rimane la città più ricca e più grande della Turchia, la capitale culturale e morale, crogiolo di tutte le pulsioni e delle nuove tendenze.
E’ davvero lungo l’elenco dei grandiosi monumenti artistici, testimonianze di oltre duemila anni di storia, alla ricerca di moltissimi influssi e di reciproche influenze che si sono sedimentati e sovrapposti nella storia dell’arte: greca, romana, bizantina, ottomana e islamica, dall’architettura alla ceramica, dai mosaici ai tappeti, dalle miniature alle oreficerie.
L’emblema per eccellenza della città è la stupenda basilica di Santa Sofia, capolavoro dell’architettura bizantina con la sua immensa cupola e i preziosi mosaici, e il vicino Ippodromo, centro della vita civile in epoca romana, con gli obelischi di Costantino e Teodosio e la colonna ritorta del tempio di Delfi. Altro capolavoro è l’ex chiesa di San Salvatore in Chora, celebre per gli affreschi e i mosaici a fondo oro.
Un ulteriore luogo di assoluto valore è il Museo Archeologico, che raccoglie le antichità provenienti dall’immenso territorio dell’impero ottomano. Capolavoro nascosto e suggestivo è la Cisterna “Yerebatan Sarnici”, costruita da Costantino come deposito idrico sotterraneo con volte di mattoni sorrette da 336 colonne corinzie.
Innumerevoli le moschee, antiche e moderne, che svettano nell’azzurro del cielo con possenti cupole e snelli minareti: nel 1500 in soli 40 anni l’ architetto Sinan ne costruì ben 95; la più celebre, senza ombra di dubbio, è la Moschea Blu, luogo dal fascino immenso.
Il Palazzo di “Topkapi”, in splendida posizione panoramica sul Bosforo, è la “Versaillles turca”, per quattro secoli residenza dei sultani e quindi epicentro dell’immenso impero ottomano. Non ci sono parole per descrivere la raffinatezza e lo sfarzo di padiglioni, l’harem, le raccolte di abiti, armi, stoviglie, miniature e ritratti, le sacre reliquie dell’Islam e il tesoro di stato, con gran profusione di oro, perle e pietre preziose. Da ricordare inoltre, per il suo fascino intrigante, il Gran Bazar, il maggior mercato coperto del mondo, ed il Bazar delle Spezie.
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I maestosi grattacieli che la sovrastano, le grandi autostrade che l’attraversano, lo sviluppo senza sosta delle periferie della metropoli, il quartiere notturno di “Taskim” che offre musica e birre ad una giovane generazione, sono i punti focali della parte occidentale che esprime la sua modernità attraverso la laicità conquistata sotto Atatürk, e i simboli della voglia di cambiamenti che caratterizza tutta la Turchia, tra gli sguardi della maggior parte dei giovani che sono rivolti all’Europa, e le perplessità di una minoranza, che invece teme di perdere la propria identità turca.
Sul Bosforo la classe agiata della città esibisce la ricchezza sull’isola “cool” di Galatasaray, tra vari ombrelloni e cocktails. Istanbul è una città complessa, in evoluzione, una megalopoli moderna con Wi-Fi in libero accesso in quasi tutti i bar e gli hotel del centro, con “istanbuliti” poliglotti, vie commerciali gremite di acquirenti, giovani fieri della loro capitale.
Non si riesce a non definire Istanbul come la città a cavallo tra Asia ed Europa, il ponte tra due civiltà, la megalopoli tra Oriente ed Occidente. Non è a cavallo tra Oriente ed Occidente, non è una via di mezzo: Istanbul è Oriente ed Occidente. Istanbul è un originale.
Dal Bosforo, tutto appare calmo, ed il richiamo del muezzin è ancora più potente perché il mare funge da amplificatore. E la realtà diventa surreale. O forse si può dire che da qui si passa sull’altra “riva”, l’oriente.
Ed è così che ci si rende conto che Istanbul è orientale. E musulmana. Con l’appello del muezzin, da questa parte Istanbul è impregna del fumo dei narghilè, proveniente dalle sale da tè e caffè turco, spesso invase da studenti, turisti ma soprattutto da giovani donne e uomini turchi. Da “Sultanhamet”, zona storica della “città orientale”, si scorgono segni di una cultura apparentemente lontana anni luce da quella dell’altra sponda. Tutto all’insegna del “keyif”, la tranquillità del dolce far niente orientale.
“Cosmopolita e provinciale, affascinante e laida, malinconica ed esotica, pittoresca e mercantile, sensuale e religiosa, misto di vecchio e di nuovo”. E’ esattamente questa Istanbul. Quella che viene descritta dal mio scrittore preferito, Orhan Pamuk. Una città piena di fascino e limiti, dettati della storia importante di un impero ottomano tramontato, della conseguente miseria, dal degrado sentito come segno di sconfitta, dalla crescita demografica, dalle guerre perse una dopo l’altra e dalla successiva occidentalizzazione. Una città complicata, caotica, coinvolgente e misteriosa, sospesa tra due “rive” completamente diverse, quella orientale e quella occidentale.
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