
Una parmigiana al Polo Sud, per “Difendere l’Antartide per difendere la Terra”

di Pierluigi Zavaroni
Intervista con Michela Michelotti appena rientrata da una spedizione antartica con l’associazione 2.041. un’esperienza e un’avventura uniche.

Fonte:http://www.parmaquotidiano.info/2015/01/13/da-parma-al-polo-sud-lavventura-di-una-parmigiana-difendere-lantartide-per-difendere-la-terra/
Direzione e redazione di wateronline ringraziano l’autore e parmaquotidiano.info per la gentile autorizzazione alla pubblicazione
Da Parma al Polo Sud il passo non è certo breve, e non solo in termini di distanza. Migliaia di chilometri da percorrere, ma soprattutto un mondo estraneo alla città, fatto di ghiaccio e natura incontaminata. Un passo non breve, ma che una parmigiana, Michela Michelotti, ha compiuto insieme alla associazione 2041, per raccogliere materiale e, tornata in città, raccontare l’Antartide, la sue grande bellezza, ma anche la sua fragilità e la necessità di difenderlo dalle tante minacce, prima tra tutte quella terribile rappresentata dal riscaldamento globale. Una avventura che ora Michela racconta a ParmaQuotidiano.
Un viaggio in Antartide è una esperienza davvero unica, e non sono molti i parmigiani che possono dire di averla compiuta. Può dirci dunque cosa la ha portata nel “continente di ghiaccio”?
Ho avuto questa grande opportunità e fortuna grazie ad una iniziativa che si è concretizzata nell’azienda per cui lavoro che si chiama Altana, una multinazionale delle specialità chimiche che impiega circa 5.700 dipendenti in tutto il mondo, che ha tre stabilimenti in Italia, di cui uno a Lemignano di Collecchio. In qualità di Ambasciatrice di Altana ho partecipato all’edizione 2014 della Spedizione Internazionale Antartica organizzata da Robert Swan e dalla associazione da lui fondata e denominata ‘2041’. Ogni anno, da 12 anni, l’associazione porta in Penisola Antartica giovani da tutto il mondo: ho avuto l’onore di essere la prima italiana in viaggio con Swan e il suo Team.
Da cosa nasce il nome del progetto ‘2041’? Come mai questo numero?
Nell’anno 2041 scade il Trattato Antartico ovvero il patto firmato nel 1959 ad Washington che ha dichiarato il Continente Bianco luogo di ricerca scientifica e ne ha impedito ogni rivendicazione territoriale. Robert Swan, che ha dedicato tutta la sua vita a iniziative a favore dell’Ambiente e in particolare alla protezione dell’Antartide, ha fondato una associazione così denominata: 2041.
Cosa ha spinto l’azienda di cui fa parte a sostenere questo progetto?
Il nostro Management riunito presso la casamadre a Wesel (Dusseldorf), ha partecipato ad una conferenza di Robert Swan ed è rimasto molto colpito dalla forza comunicativa e dal vissuto di questo esploratore, medagliato al valore dalla Regina di Inghilterra. In particolare il CEO di Altana ha deciso di supportare concretamente il progetto ‘2041’ inviando due collaboratori in Antartide con Swan: io ed un collega tedesco. A noi il compito di andare per essere testimoni diretti della bellezza di questi luoghi e tornare a raccontare quanto visto e vissuto nel contesto di una spedizione davvero internazionale: 88 partecipanti e 27 nazioni rappresentate.
Cosa le rimane di questa esperienza? da cosa è rimasta colpita nel suo viaggio? Ha cambiato il tuo atteggiamento nei confronti delle tematiche relative ad ambiente e riscaldamento globale?
Mi ha colpito la difficoltà di raggiungere l’Antartide: ho avuto l’impressione tangibile di arrivare in un luogo ai confini della terra, un luogo con il fascino dell’eternità. Mi sono rimasti impressi i luoghi spettacolari, i colori (il bianco e l’azzurro), i tramonti, i ghiacci, gli iceberg. Gli animali visti nel loro habitat naturale non erano per nulla impauriti dalla nostra presenza: pinguini, foche, balene, albatross e tanti altri. A livello personale si è rafforzata in me la convinzione che è possibile vivere senza confini, condividendo le risorse, facendone un buon uso, avendo a cuore il territorio e vivendo con lo sguardo alle future generazioni. In Antartide è stato ed è possibile. Tra le mie responsabilità in azienda c’è quella Ambientale: questa esperienza mi ha reso ancor più determinata a promuovere e portare avanti progetti di miglioramento in area ambientale. Il riscaldamento globale è un urgenza: preservare l’Antartide è una priorità. Anche il contributo del singolo è un contributo importante, a partire dall’evitare gli sprechi e a fare un uso razionale delle risorse.
So che ora l’attività continua su un piano educativo e divulgativo. In che modo?
Dopo il viaggio ero attesa da attività divulgative, principalmente in azienda: per gli stabilimenti italiani (ma non solo) sono state organizzate tre serate con i colleghi e le loro famiglie per condividere questa esperienza. Ho tenuto presentazioni anche in contesti diversi, al di fuori dall’azienda: essere Ambasciatori ha molto a che fare con le proprie amicizie e conoscenze ma soprattutto con le opportunità che si vengono a creare grazie al passaparola: chi ascolta parlare dell’Antartide e delle collegate tematiche ambientali sente infatti l’urgenza di attivarsi in prima persona, specialmente con iniziative a favore dei più piccoli. E’ così, ad esempio, che con il passaparola e con il supporto del Comune di Collecchio, è stato possibile realizzare un grande evento a favore degli studenti dell’Istituto Comprensivo di Collecchio, più di 500 studenti delle scuole elementari e medie. Sto pianificando altre iniziative nelle scuole e ne sono molto felice: è un impegno che mi sono presa partendo. Ho portato a casa tante belle foto, tante storie da raccontare, tante conoscenze unitamente ad un video professionale molto coinvolgente, realizzato da un documentarista durante la spedizione: questi elementi finora mi hanno permesso di catturare l’attenzione di tanti ascoltatori, piccoli e grandi sull’Antartide, la vera protagonista.
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