
A Maralunga, Lerici: un piccolo pezzo di Paradiso. Dove gustare confettura d’arancia

di Malù Pagani.
Vorrei farvi partecipare a tanta bellezza perfetta che avvolge lo spicchio di costa baciato dalla fortuna .Come al solito accolta qui da una paziente amica che mi ospita con generosità. Ho già scritto di questo luogo in altre puntate ,ma ciò non basta .Non basteranno neppure le foto che metterò a fianco della mia descrizione .La striscia,chiamata Maralunga, sopra Lerici , bisogna assaporarla nella sua totalità, ci vorrebbe almeno un bel video girato da mani esperte .Si, fortunata anche perché non è stata rovinata dall’uomo .Il borgo della Serra, arroccato sulla montagna ad est è rimasto invariato negli anni. Si sopporta la potente antenna che la sovrasta, essa controlla un bel tratto di mare Tirreno a sud ovest . I folti pinastri con le loro larghe chiome e i loro fusti irregolari, contorti e piegati dai venti, mascherano le poche costruzioni sorte dal dopoguerra ad oggi . In verità poche case,discrete e solitarie .
E’ la grande macchia mediterranea (corbezzoli, agavi, aloe, lecci, pinus pinea , palme dactilifera, camaerops umilis, pistacia lentisco, ceratonia siliqua, fillirea, rosmarini ecc.) che la fa da padrona, libera e indisturbata . Coprendo tutto ciò che trova sul suo cammino . Merito anche di una grande famiglia milanese . Comprò tutta la penisola che racchiude la baia,Maramozza .E non fece speculazioni ,lasciò il luogo intatto . Si,in verità si costruì nel centro una villa, ma seppe attenersi, sia come forma che come dimensioni alle regole del buon gusto e della misura . Ora però questo luogo è stato venduto a una società russa . E già l’aspetto del verde è cambiato, sembra abbiano abbattuto una bella quantità di lecci che davano all’occhio attento un movimento diverso alla collina degradante verso il mare . Chissà se potrò, furtiva, fotografare le malefatte…
Il nostro angolo terrazzato gode ottima salute, i cespugli di pitosforo verde, grigio e variegato hanno prosperato, ora li poteremo e concimeremo a dovere con dermazoto e stallatico pelletato, dopo aver raschiato via per bene gli aghi caduti dai pini sovrastanti . Essi non verranno gettati ma saranno messi in parte nel piccolo composto creato per loro ed in parte insaccati e portati a Salsominore, dove la nostra giardiniera ha un altro giardino da curare . Verranno messi sul fondo di una nuova buca per una nuova messa a dimora. Faciliterà l’attecchimento. La grande agave variegata e l’enorme cappero, benché abbiano più di mezzo secolo, un po’ acciaccati forse, non dimostrano stanchezza alcuna. Gli oleandri necessitano di un taglio leggero per smorzare l’entusiasmo delle giovani puntate . Il rosmarino prostrato già in fiore da giorni sfoggia la sua perfezione . Le salvie, il timo, la maggiorana ottimamente. Il quadrato di amarilli a nord regge bene, ma stenta a fiorire, forse ha bisogno di potassio . Ma c’è purtroppo un grande vuoto nell’aiuola centrale: è stato tagliato un grosso cespuglio di echium. Non sarà facile rimpiazzarlo perché è rarissimo. Gli agrumi (pompelmi,aranci,mandarini,limoni) espongono con orgoglio i loro frutti profumati e ci dicono di raccoglierli . Così ho pensato di fare una confettura di arancia.
Confettura di arancia . Ingredienti: arance non trattate con diffenile kg.1, limoni n.3, mele n.3, zucchero di canna gr.500, cannella mezza stecca.
Lavare le arance e con il pela patate togliere la scorza ,farne delle fettine . La parte bianca degli agrumi è amara quindi va gettata . Lasciar riposare la polpa delle arance, tagliata a grossi pezzi, per almeno tre ore con metà zucchero . Mettere le fettine di scorza a bollire in un litro d’acqua per circa quindici minuti . Scolarle e lasciarle in disparte. Ora in pentola mettere la polpa delle arance, il succo di tre limoni, lo zucchero rimasto, la stecca di cannella e le tre mele affettate . Far bollire per mezz’ora. Quindi frullare il tutto . Rimettere sul fuoco la pentola con il composto ottenuto e le scorzette .Dopo mezz’ora circa sarà pronta per essere invasata.
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