
La diffusione della dieta vegetariana: è boom anche in Italia

di Davide Ansovini
Secondo recenti statistiche in Italia i vegetariani sarebbero circa 5 milioni, mentre lo 0,4% della popolazione sarebbe composto da vegani (che escludono dalla loro dieta anche latte e uova, e tutti i cibi di derivazione animale). Le fasce di età con il maggior numero di vegetariani sono quella che va dai 18 ai 24 anni con il 13,5% e quella degli over 65, con il 9,3% . La percentuale delle donne che hanno scelto la dieta vegetariana è più alta: il 7,2% della popolazione, contro il 5,3% degli uomini, mentre le vegane sono lo 0,5%, contro lo 0,3% dei maschi (fonti Eurispes).
Le convinzioni che portano ad adottare una dieta vegetariana sono molteplici, ma principalmente di tre tipi. Vi è innanzitutto un aspetto salutistico: sono in molti a essere convinti che una dieta a base di frutta e verdura porti grandi benefici alla salute, aumenti l’apporto di vitamine e prevenga l’organismo da diverse malattie cardiovascolari e anche dai tumori (come ad esempio quello al colon). A dare man forte a questa corrente di pensiero vi sono la medicina ufficiale, che consiglia di limitare il consumo di grassi saturi di origine animale, ma anche le decise prese di posizione di alcuni luminari, come l’oncologo Veronesi, che si è apertamente schierato, anche attraverso la pubblicazione di libri, a favore della dieta vegetariana. Alcuni nutrizionisti poi, ritengono la dieta verde un eccellente rimedio contro i problemi di sovrappeso, che colpiscono anche i bambini in fascia d’età molto piccola.
Una larga percentuale dei vegetariani è invece mossa da convinzioni animaliste, e quindi pone il rispetto per gli animali alla base delle proprie scelte alimentari (circa il 30%). Secondo alcuni la tolleranza e il rispetto sono principi che si applicano oggi fra tutti gli esseri viventi. Sempre più persone amano gli animali, e per questo si rifiutano di ucciderli e di mangiarli.
Il terzo aspetto che porta verso la scelta vegetariana, riguarda il rispetto dell’ambiente: recenti statistiche dimostrano che circa il 18% delle emissioni di anidride carbonica e dei gas serra (una percentuale maggiore delle emissioni provocate dal trasporto su gomma in tutto il mondo) proviene dagli allevamenti di bestiame, e si forma durante il processo di ruminazione dei bovini. Per l’alimentazione dei bovini da carne sono necessarie sempre maggiori aree destinate al pascolo, che vengono strappate alle aree boschive e ai terreni che potrebbero essere destinati alla coltivazione di cereali o ortaggi per il consumo umano. Si calcola che circa il 50% della produzione cerealicola mondiale sia destinata al consumo animale. Se la maggior parte della popolazione mondiale (ora solo il 6%) diventasse vegetariana e si destinassero i terreni adibiti al pascolo alla produzione alimentare umana, si potrebbero sfamare 11 miliardi di persone. Infine esiste il problema dell’acqua: l’acqua necessaria all’intera filiera per la produzione di 5 chilogrammi di carne bovina, è superiore al consumo annuo di una famiglia. Si calcola che circa il 70% del consumo mondiale di acqua sia destinato alla produzione di carne. Certo l’acqua serve per tutto, anche per la produzione di frutta, verdura e cereali, ma il confronto parla chiaro: se per ottenere un chilo di carne bovina servono 15000 litri, per un chilo di riso ne bastano 3000.
Si sta quindi diffondendo il concetto di alimentazione responsabile, e ci si rende conto, che mentre una parte dell’umanità muore di fame, un’altra si ammala per eccesso di cibo. Insomma, sembra che diventare vegetariani sia un dovere per ragioni etiche, ambientali e di salute. E il vegetarianesimo non è più soltanto una scelta alimentare, ma una filosofia di vita. Il diventare vegetariani si sta pian piano trasformando da scelta a necessità.
Fatte queste premesse risulta naturale prevedere un continuo aumento della popolazione vegetariana in Italia e nel mondo, con percentuali piuttosto elevate, tanto che si calcola che nel 2050 i vegetariani in Italia saranno circa la metà della popolazione. Le aziende del food stanno guardando con sempre maggiore interesse questa fascia di mercato, e i primi marchi per la produzione di cibi interamente vegetariani o vegani sono già nati e stanno riscuotendo un certo successo. Man mano che aumenterà la popolazione vegetariana e cambieranno le abitudini dei consumatori, anche i sistemi di produzione agricolo e agroindustriale cambieranno di conseguenza. I cibi vegetariani inoltre sembrano avere un legame sempre più forte coi cibi a produzione biologica (un altro trend in costante aumento negli ultimi anni), con tutte le conseguenze che questo comporterà in agricoltura.
Con il forte aumento della popolazione vegetariana e la conseguente diminuzione del consumo di carne, ci sarà una progressiva riduzione del numero degli allevamenti di animali da carne, e dei pascoli, con un conseguente aumento dei terreni agricoli dedicati alla coltura di cereali e ortaggi, con metodi sempre più moderni e all’insegna del biologico. Il numerò dei lavoratori impiegati in agricoltura aumenterà notevolmente, così come aumenterà la popolazione nelle zone rurali, mentre vi sarà anche una crescita degli orti nei territori urbani, con il ritorno all’autoproduzione di ortaggi e l’utilizzo per fini agricoli degli spazi verdi prima abbandonati, come le aiuole spartitraffico, che verranno impiegate per la coltivazione e la produzione di frutta, verdura, ortaggi e cereali. La cucina vegetariana avrà un notevole sviluppo e nasceranno ricette sempre più complesse e sofisticate, ma anche veloci e pratiche, adatte a un uso quotidiano. Di pari passo cresceranno di numero i ristoranti vegetariani e vegani, e anche nei ristoranti in cui si continuerà a servire carne e pesce, saranno presenti nei menù piatti della cucina verde e opzioni per i vegetariani. Si diffonderanno anche fast food vegetariani, che andranno a strappare una grossa fetta di mercato a quelli tradizionali, i quali comunque inseriranno panini e piatti vegetariani nei loro menù. Nasceranno negozi di alimentari specializzati nei cibi vegetariani, l’industria produrrà surrogati della carne e del pesce sempre più affinati e appetitosi, usando materie prime vegetali, che entreranno nella dieta anche dei consumatori più tradizionalisti. Di pari passo col diffondersi del vegetarianesimo e della dieta vegana aumenterà anche il mercato degli integratori alimentari di origine vegetale, soprattutto fra gli sportivi, che andranno a occupare un’importante fascia di mercato, sostituendo le sostanze apportate dalla carne, che scarseggiano nei cibi di origine vegetale. Negli scaffali dei supermercati si troveranno quindi confezioni con proteine in polvere di origine vegetale, ferro, e altre sostanze di cui è carente la dieta vegetariana.
Col diffondersi di queste nuove abitudini alimentari, diminuiranno le malattie cardiovascolari, e anche i tumori dell’apparato digerente subiranno una battuta d’arresto, col conseguente aumento dell’aspettativa di vita media della popolazione. Nel 2050, quando si suppone che la metà della popolazione sarà vegetariana o vegana, l’aspettativa di vita sarà più lunga di almeno dieci anni.
Ma se queste sono previsioni, remote, peraltro, vista la nostra abitudine generalizzata a vivere e consumare quasi day by day, è certo che la “dieta verde” sta diffondendosi velocemente anche in Italia e che forse sarà sempre più una “moda costretta”. Cioè obbligata dalla necessità di ridurre il numero degli allevamenti di animali da carne a livello mondiale , dunque le emissioni di gas serra. Ma anche dalle più recenti acquisizioni scientifiche e medico-salutiste che legano in modo significativo l’aumento della durata della vita media con la riduzione sensibile dei consumi di carne e di grassi animali.
Per ulteriori info http://www.body-fitness.it/alimentazione/
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