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Proteggere la biodiversità: Intervista a Fabrizio Destro di Legambiente

Proteggere la biodiversità: Intervista a Fabrizio Destro di Legambiente

di Silvio Voltazza.

La Riviera del Brenta è un piccolo gioiello del Veneto: situata tra le città di Padova e Venezia, si estende lungo le rive del Naviglio del Brenta; essa è una zona di elevato valore storico-paesaggistico per la presenza di numerose ville venete che costellano il Naviglio, che insieme al suo territorio dolce e bucolico, regalano vedute e scorci degni di un quadro impressionista.

Tuttavia il suo ambiente, come molti altri, è sempre più minacciato da un pericolo silenzioso e spesso sottovalutato, se non addirittura ignorato: la costante diminuzione di biodiversità. E questo un tema che non viene affrontato spesso come dovrebbe: eppure la biodiversità è un bene prezioso, da preservare con cura. Per saperne di più sull’argomento, e comprendere quanto ci riguardi da vicino, abbiamo parlato con Fabrizio Destro, biologo e presidente del circolo Legambiente Riviera del Brenta.

Signor Destro, che cosa si intende per biodiversità?

La biodiversità è l’insieme delle caratteristiche che rendono un ambiente vario, che comprendono la varietà degli ambienti presenti sul pianeta, delle specie presenti in quell’ambiente e nella varietà genetica presente all’interno di ogni specie. Ad esempio: tutti noi facciamo parte di un’unica specie, ma siamo formati da varie popolazioni che si sono evolute adattandosi ad ambienti diversi. Dunque siamo un’unica specie ma con una grande biodiversità al suo interno.

Perché è importante parlare di biodiversità?

La difesa della biodiversità è uno dei pilastri della politica ambientale delle Nazioni Unite e di tutti gli organismi internazionali. È quindi molto importante parlarne, perché la biodiversità è una risorsa enorme per gli umani, perché fornisce materie prime, alimenti, sostanze di base per farmaci. Inoltre rende migliore un ambiente: un deserto può essere affascinante, ma non è un ambiente bello, perché povero di risorse. Ma soprattutto, soltanto un ambiente ricco di biodiversità è in grado di evolvere e di affrontare i problemi che pongono i cambiamenti climatici e naturali: se abbiamo una sola specie vegetale, o agricola, che occupa un territorio, e viene intaccata da un virus, in quel territorio muore tutto; se al contrario è presente una buona biodiversità, allora qualche specie sopravvive e di conseguenza si mantiene la ricchezza dell’ambiente.

Quali sono i fattori che mettono a rischio la biodiversità?

Il nostro pianeta ha il vantaggio di avere diverse zone climatiche, ed è quindi predisposta ad ospitare specie diverse tra loro. L’uomo però ha una capacità di distruggere enormemente più grande di quella di qualsiasi altra specie: la nostra specie ha attuato nel tempo una selezione non naturale ma artificiale, così spinta da lasciare in vita solo pochissime specie. Crescita demografica, consumo eccessivo del suolo, inquinamento, distruzione degli habitat, introduzione di specie esotiche: è in questo senso che è necessario intervenire, per rallentare questa distruzione incondizionata dell’ambiente.

Quali sono i vantaggi che la biodiversità può offrire all’uomo, e quali gli svantaggi di una costante diminuzione di varietà di specie nell’ambiente?

Come accennavo prima, rischi e vantaggi sono legati al fatto che avere una ricchezza di biodiversità significa avere una varietà di fonti di cibo, di materie prime, di principi per farmaci che, in assenza di biodiversità non ci sarebbero.

Qual’è la situazione attuale nella Riviera del Brenta? Perché si parla di biodiversità in pericolo?

Essendo un ambiente molto antropizzato, la Riviera del Brenta è un ambiente povero di biodiversità rispetto ad un ambiente naturale. È anche vero però che la presenza dell’uomo, nei secoli, ha portato all’introduzione di elementi, specialmente piante di origine non italiana o addirittura extraeuropea, che arricchiscono la biodiversità: se osserviamo, nei giardini storici, come quelli delle ville del Naviglio, è presente una buona biodiversità. Tra l’altro questa è una zona di agricoltura policolturale, di piccoli appezzamenti; si conservano ancora, in parte, le rive alberate, le siepi. Questo significa che, benché sia un territorio coltivato intensamente, conserva ancora una buona biodiversità, anche animale. Purtroppo però la stessa attività dell’uomo, attraverso il consumo del suolo, è una continua minaccia per la biodiversità: basti pensare che dal 1954 ad oggi, nel territorio di Mira (VE), la popolazione è aumentata del 50%, mentre il consumo dello stesso addirittura del 150%, determinando la distruzione e la perdita degli habitat naturali. Inoltre l’uomo ha introdotto  specie altamente inquinanti dal punto di vista biologico: come la ludwigia, che copre vaste superfici d’acqua, e che sta sopravanzando sempre più la flora autoctona, il gambero della Lousiana, che si è riprodotto a dismisura e continua a divorare specie animali e vegetali della Riviera, riducendo a deserti tutti i piccoli specchi d’acqua della zona, e il pesce siluro, predatore acquatico che non ha rivali nella catena alimentare, e che sta facendo piazza pulita di specie di pesci un tempo abbondanti in queste acque.

Come si può intervenire per salvaguardare la biodiversità?

A livello internazionale ci sono direttive forti e vincolanti da parte di tutti gli organismi, e la tutela della biodiversità è uno dei pilastri della politica europea, che articolandosi istituzionalmente arriva fino a livello provinciale. Quello che possiamo fare noi come individui è, per esempio, invece di fare prati all’inglese, creare prati polifite, quindi con più specie vegetali, ovvero più insetti, fondamentali per l’impollinazione, più microrganismi, più lombrichi, e così via. E poi piantare alberi, tipici di quell’ambiente, invece di lasciare il terreno nudo.

Nella Riviera del Brenta, cosa si sta facendo per proteggere la biodiversità?

Qualcosa si sta muovendo: in questo periodo sto seguendo la probematica della gestione di due aree che hanno una buona base di biodiversità: una è l’oasi di Caena, a Salzano, l’altra è il bosco del Parauro, a Mirano. La prima è il frutto della rinaturalizzazione di un vecchio sito di scavi, la seconda nasce da un’iniziativa della provincia di creare un vivaio di piante da piantare nel territorio: nell’arco di due decenni sono divenute zone di protezione speciale all’interno della normativa quadro dell’Unione Europea. Un’altra piccola oasi di biodiversità è quella di Sambruson, un’oasi naturale e agricola: sono presenti molte specie di piante, vecchie specie di alberi da frutto, tanti animali da cortile di tutti i tipi, vasche per l’allevamento dei tritoni e stagni protetti per salvaguardare le specie di anfibi minacciati dalla minaccia del gambero della Louisiana.

Quali sono le iniziative di Legambiente per sensibilizzare la gente a questo proposito?

Legambiente è forse l’unica associazione che, oltre a occuparsi di questo tema, è attiva con iniziative che non riguardano necessariamente i propri iscritti. Per esempio andiamo nelle scuole elementari della Riviera a diffondere la cultura ambientalista, che non riguarda solo la biodiversità, ma anche la raccolta differenziata, il riciclaggio e molti altri temi. Questo per far capire l’importanza della salvaguardia dell’ambiente ai bambini, attraverso piccoli laboratori con i quali, toccando con mano, possono capire l’importanza di un ambiente ricco e sano. Oltre all’attività nelle scuole abbiamo piantato molti alberi nella zona, e partecipiamo a fiere o piccoli eventi locali, per sensibilizzare i cittadini alle tematiche ed alle problematiche ambientali.

Conservare la biodiversità è indispensabile per il mantenimento della vita in tutte le sue forme: solo così viene garantita la capacità degli organismi di vivere, adattarsi ed evolversi insieme ai cambiamenti ambientali. È giusto chiedere l’intervento delle istituzioni, ma soprattutto cambiare il nostro rapporto con l’ambiente, che deve essere molto più responsabile, a partire dall’inquinamento, anche quello domestico, e dal consumo di suolo, che con esso va a braccetto. Dobbiamo avere molta più attenzione per la natura che ci circonda, perché è un tesoro tanto unico quanto fragile. A partire da oggi: domani potrebbe essere già troppo tardi.

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