
Spruzzi d’arte e di Storia a Brescia: Vicolo del Fontanone

di Silvia Granziero
Se siete a Brescia e passate da via dei Musei in un giorno d’estate per visitare i luoghi dell’antica Brixia romana e le ricchezze delle epoche passate racchiuse nel Museo di Santa Giulia – dal 2011 inserito nella lista di siti italiani Patrimonio Mondiale dell’UNESCO – e la canicola di luglio si fa insopportabile, non disperate. Insospettata, una fontana a pochi metri da voi spilla il suo getto refrigerante in un’ampia vasca di pietra, all’ombra dello stretto Vicolo del Fontanone.
Immeritatamente ignorato dai più, il Vicolo del Fontanone potrebbe essere valorizzato come luogo di attrazione turistica, poiché fa da perimetro e da ingresso all’area archeologica del Teatro romano, addossato al colle. Anche questo, in stato di semiabbandono quando meriterebbe invece una maggiore attenzione e valorizzazione, con le sue gradinate di pietra adagiate sullo sfondo naturale del colle, a fare da contraltare al vicino Tempio Capitolino, che, pochi metri a ovest, si affaccia sulla vicina Piazza del Foro, in tutto il suo splendore, attraendo gli obbiettivi fotografici dei passanti.
Il silenzioso Vicolo, invece, osservato dalla principale Via dei Musei – l’antico Decumano Massimo – è in lieve pendenza: a metà di questo tratto in salita si trova il Fontanone, di epoca non precisata. Si tratta di una delle numerose fontane sparse per la città, documentate come più di 300 fonti private – nei cortili dei palazzi e dei conventi – e una quarantina quelle pubbliche, tra cui le note fontane di Piazza della Loggia, di Piazza del Duomo e la Fontana della Pallata, collocata, imponente, alla base dell’omonima Torre. Non si conosce la documentazione relativa alla loro costruzione, ma un testo del XIV secolo descrive il condotto romano che riforniva la città dalle fonti di Mompiano, oggi ampio quartiere a nord di Brescia.
Scampato alle tag dello spray colorato di qualche ragazzino smanioso di lasciare il proprio segno – destino, questo, di numerose fonti della città – questo piccolo pezzo di storia è in realtà un semplice, squadrato lavatoio di pietra addossato al muro di sinistra del Vicolo omonimo.
Nelle giornate silenziose, di caldo e strade deserte, potrete sentire lo scroscio della fontana, nascosta agli occhi dei passanti dai palazzi tutti attorno, oggi adibiti a studi di avvocati e di notai. Uno scroscio rinfrescante da secoli, e immortalato, secondo diversi pareri, dal pittore bresciano Giacomo Ceruti, detto ‘il Pitocchetto’ per l’origine e l’aspetto miserevole di molti suoi soggetti; nato a Milano nel 1698 e morto nel capoluogo lombardo nel 1767, ma adottato quasi subito dalla città di Brescia, l’artista dipinse in una tela chiamata La lavandaia, risalente al 1730 circa – oggi conservata presso la Pinacoteca Tosio-Martinengo –, una donna di bassa estrazione sociale che volge all’osservatore uno sguardo segnato dalla fatica. Appoggiata a quello che con ogni probabilità è proprio il nostro Fontanone.
Anche una semplice fontana pubblica, di quelle a cui non si fa caso se non quando si ha sete durante le passeggiate d’agosto, può far rivivere un pezzo di storia dell’arte, prendendo forma sotto i vostri occhi, al suono dolce degli zampilli d’acqua.
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