
Ambiente umano e natura sotto attacco batteriologico: intervista esclusiva con uno“scienziato segreto”

di Eugenio de Paolini.
Agli inizi dell’anno 2014, mentre per l’ennesima volta i cinesi infierivano sulla popolazione e sulle terre del Tibet (zona considerata vitale nelle strategie della crisi con la Russia), le loro truppe furono colpite da una epidemia influenzale. Data ‘altitudine, l’ammassamento di uomini e le carenze della organizzazione sanitaria dell’esercito cinese le conseguenze furono gravi: infezione, patologia bronco polmonare, morte. il contingente fu decimato. Colpì gli ambienti medici il fatto che le condizioni generali di quel periodo e della regione non avrebbero dovuto favorire il così rapido diffondersi della malattia.
Il virus che causò l’epidemia non è mai stato isolato con certezza. Rapporti giunti soprattutto dagli ambienti scientifici di Hong Kong fecero sospettare che fosse del cosiddetto tipo A: lo stesso che ha poi funestato l’Europa, pur essendovi giunto in forma attenuata. Ma tra breve tornerò su questo episodio.
Siamo in una saletta di proiezione privata; uno scienziato, già Direttore del Reparto Analisi Tecnologiche di uno dei più organizzati servizi di intelligence del nostro tempo, illustra le diapositive che si succedono sullo schermo. È la prima volta che un dirigente di un reparto segreto rompe la regola del silenzio sull’argomento che mi sta illustrando. Da non molto ha lasciato la sua posizione nel mondo dello spionaggio e rompe la regola per vivere, a suo dire, gli ultimi anni della sua vita (è affetto da una grave ed incurabile malattia) in pace con se stesso, altrimenti convinto di essere destinato alle fiamme dell’inferno. Nulla dice di se stesso, se non che con vigore ricordare che quanto generalmente si sa sull’argomento nulla è in confronto a ciò che sta accadendo, soprattutto nel segretissimo centro di genetica molecolare, interrato in una lontana isola tropicale.
Le prime immagini proiettate sono di tessuti animali o umani. Dicono poco al profano, ma sono tragiche all’occhio di chi sappia distinguere ciò che si vede proiettato: batteri e virus vi sono cresciuti a dismisura, le lesioni dei tessuti corrispondono, in superficie, a tutta una vasta gamma di malattie note, dalle dermatiti al vaiolo. Più addentro, indicano che è stato colpito un organo. Ancor più nel profondo dell’organismo, quando il virus o dei batteri intacchino l’apparato riproduttivo umano, i danni possono invece consistere nelle terribili mutazioni genetiche: la malattia del tessuto di oggi, cioè menomerà anche alla vita dei figli che debbono ancora nascere.
Un’altra serie di diapositive atterrisce anche il profano. Sono neonati con mostruose malformazioni, per esempio con un solo grande occhio centrale (ciclopismo). Nella penombra, la voce, dall’accento di terre lontane, è lenta, pacata, in contrasto con l’orrore delle immagini che scorrono. “Qualcosa” dice, “sta fuggendo di mano alla scienza. Il come ci è chiaro: le anormalità che qui stiamo osservando hanno tutte un nome, la patologia medica le conosce, sa da quali cause congenite o infettive provengono. È il perché che sfugge. La comunità scientifica teme infatti che, nel campo biologico umano, si stia commettendo un tipo di errore già commesso sul piano animale e vegetale, quando per eliminare i conigli gli si è contaminati con gravi infezioni affinché se le ritrasmettessero tra loro, o per concimare chimicamente si sono fatti morire i campi, o per uccidere un insetto sono state sterminate specie di uccelli indispensabili”.
Pare però di comprendere che ci si attenda qualcosa di peggio. Il qualcosa di peggio è l’uso di aggressivi biologici. Una guerra di tipo nuovo che non si vede, che non occorre dichiarare, che può anche essere già in atto. Può venire diretta contro Paesi specifici o contro interi continenti o contro minoranze di un solo paese. “ molti biologi e biochimici sono preoccupati”, dice la voce atona e piana. Da un po di tempo un gruppo di uomini di scienza al servizio dei rispettivi uffici nazionali di intelligence si ritrova segretamente per verificare se lo stato delle cose non stia conducendo, per sostenere gli interessi singoli, personali, nazionali alla disfatta del pianeta, così come oggi lo conosciamo.
Non è questo un gruppo di scienziati che possano salvare il mondo: poiché non ne hanno la pretesa né il dogmatismo né le forze. Sono singole donne ed uomini di scienza di paesi diversi, dell’ovest e anche dell’est, preoccupati e in crisi che hanno deciso, dunque, che, ognuno nel suo campo, deve trovare il coraggio di parlare, di far sapere. Il pubblico non li conosce né li conoscerà mai, ma non per questo si stanno convincendo che non si debba parlare poiché “il pianeta ha un solo padrone, cioè le specie che lo abitano”. Lo intervistiamo omettendo, su sua richiesta, di fornire qualunque indicazione che possa condurre alla sua vera identità.
D.: Chi ha diffuso i virus influenzali che hanno decimato le truppe cinesi nel Tibet?
I Russi, è stato detto, che avrebbero tentato di allentare la pressione cinese sui loro confini con un mezzo di questo genere, per non creare un incidente più complesso di tipo politico internazionale. Ma l’episodio è del passato. Possono preoccupare di più quelli che debbono ancora accadere. Lei forse sa della previsione dei cervelli elettronici: entro quattordici mesi la Cina completerà il programma di di risposta strategica tale da non rendere più interessante una guerra preventiva nei suoi confronti. Chi dunque intendesse distruggere prudenzialmente centri strategici e di studio cinesi ha oramai consumato il proprio tempo e non gli converrebbe più.
I cinesi, cioè, come future vittime…..
Nessuno è innocente. La comunità scientifica internazionale lo deduce agevolmente anche solo analizzando il tipo di acquisti che fa da qualche tempo. Compra sempre più prodotti e manufatti che consentano di produrre, in forma autoctona, quanto necessario a non dipendere da mercati stranieri. Pare insomma certo che oggi la Cina abbia un grosso interesse a immagazzinare prodotti utilizzabili nel settore terre guerra chimica e biologica. Compera materie prime nel settore chimico, strumenti per il rilievo degli inquinamenti con la fotografia aerea, apparecchi per il controllo degli scarichi di ospedali e centri psichiatrici. Questi cinque settori di acquisti, presi a sé, hanno ciascuno una giustificazione valida (i processi di fermentazione servono per produrre gli antibiotici, il computer serve a tutto, combattere gli inquinamenti è un dovere civico mondiale). Però i processi di fermentazione non servono a produrre solo i farmaci (possono produrre anche i virus). E gli scarichi di un grosso ospedale o di un centro psichiatrico creano problemi assai simili a quelli di un laboratorio di ricerche di microbiologia: cioè sono scarichi con una grossa presenza di colture batteriche, che potrebbero scappare di mano e diffondersi tra la popolazione. Pare insomma certo che la Cina abbia oggi un grosso interesse a immagazzinare prodotti utilizzabili nel settore della guerra chimica e biologica
E gli Stati Uniti ?
Le fughe di notizie sono controllatissime dagli americani: ma ha fatto scalpore l’episodio recente che non si è potuto nascondere, quello delle quattromila pecore morte. Il vagone di un treno si era rovesciato in un pascolo, deragliando, e un contenitore si era rotto. Le pecore furono uccise dal gas nervino che il Pentagono aveva avviato verso l’oceano per disfarsene. È il gas che tutti i Paesi si erano impegnati ad eliminare entro il 10 gennaio 1973. Ora siamo oltre 40 anni da questa scadenza e naturalmente sappiamo che nessuno lo ha fatto. In ogni Paese questi prodotti vengono incamerati e immagazzinati, poi scompaiono. A volte, ricompaiono, qua e là. Gli Stati Uniti hanno distrutto certe scorte di tabun, sarin e soman, tutti gas simili al nervino. Il più nuovo e più potente, il VX (il solo nel quale fuori dagli USA è ancora ignota la formula chimica) non lo hanno certo distrutto. Ogni tanto sappiamo di casi di moria di animali selvatici in zone dove esistono i laboratori di ricerca dell’esercito americano.
La Russia ?
Ci sono state grosse ecatombi di pesci, e di uccelli che avevano mangiato questi pesci, sia l’anno scorso nel mare di Ohotsk (presso le isole Kurili) sia due anni fa nei mari che bagnano le isole Shetland. Le morie degli uccelli, più facili da osservarsi di quelle dei pesci, si sono verificate lungo una rotta che andava fino alle coste dell’Alaska. Non si è mai saputo quale agente avesse determinato la morte dei pesci: i russi, che pure sono stati i più colpiti dal danno anche economico, non hanno mai dato soddisfazione alle richieste degli specialisti stranieri. L’impressione è che si sia trattato di un esperimento mal riuscito nei settori delle ricerche biologiche sovietiche. I russi si interessano molto, tra l’altro, allo studio delle correnti che provengono dallo stretto di Bering. Una delle minacce che hanno fatto al Giappone è quella di deviare queste correnti glaciali e di far diventare semiartiche le isole nipponiche.
Ma gli esperimenti sui pesci mirerebbero ad altro ?
Ad affamare, falcidiando la pesca. Esperimenti analoghi sono stati fatti dagli americani, che addestrano i delfini a infiniti compiti, uno dei quali è di lavorare come cani pastori nei confronti di branchi di determinati pesci. Nel più recente test del genere, i delfini hanno mostrato di saper condurre immense quantità di pesce in un settore determinato, dove esso viene sottoposto all’azione di particolari aggressivi chimici; i colpiti o sono morti o hanno subito affezioni patologiche che ne impedivano la riproduzione
La guerra biologica, cioè, può essere messa in atto senza venir dichiarata?
Naturalmente. E venir dosata e guidata per colpire o una comunità o una singola nazione o un’intera razza. Prenda le forniture di alimenti: senza nemmeno inquinarle con sostanze tossiche o colture batteriche, è possibile semplicemente privarle di determinati contenuti proteici. Quella che può sembrare un’opera di salvezza e di aiuto a un Paese in bisogno diventa un’arma contro di esso.
È una prospettiva terribile, per il mondo.
Se è per questo, l’umanità queste cose le ha sempre fatte. Duemila anni prima di Cristo, in India sono stati usati in combattimento “vapori che causavano sonnolenza e sopore”. Tucidide parla dell’uso di “gas di zolfo” all’assedio di Platea, durante la guerra del Peloponneso. Napoleone a Mantova fece allagare le zone circostanti per provocare la malaria. Nel Medioevo si prendevano i corpi dei colerosi e li si buttavano oltre le mura delle città assediate. Gli americani hanno fatto ricorso a un metodo simile per decimare gli indiani delle riserve: fornivano loro coperte in cui erano stati avvolti dei malati di vaiolo. La differenza fra l’antico e il moderno sta nel modo più subdolo con cui oggi è possibile attuare una guerra biologica non dichiarata e nella gamma di effetti che ledono non solo il singolo ma la specie, quelli appunto genetici. Lo scatto si è avuto intorno agli anni ’50, quando la chimica industriale, stimolata a produrre un numero sempre maggiore di beni differenti, ha cominciato a dare dei grossi risultati, subito visti come applicabili anche all’industria della guerra.
E i farmaci ? Quale parte hanno nel quadro che lei mi ha dipinto?
I più importanti sono gli psicotropi, cioè quelli che agiscono prevalentemente sulla psiche: un popolo che si sta battendo per una causa perde aggressività, non intende più lottare, vuol tornare a casa. O la gamma degli acidi lisergici con cui si può ottenere l’effetto opposto: che un esercito diventi autoaggressivo, ciascun soldato si scagli contro l’altro distruggendolo. Gli ormoni: molti ormoni sono tipici fattori di crescita dell’individuo, la modifica del contenuto ormonale del corpo umano crea quindi anche la possibilità di modificare l’individuo, nel fisico e nel potenziale intellettuale. Questa è un’altra delle preoccupazioni della comunità scientifica: l’eccessivo uso di prodotti di questo genere, che viene stimolato presentandolo come conquista sociale.
Sono ipotesi agghiaccianti per il futuro. Per il passato o il presente, vi sono prove che confermino i sospetti degli scienziati? Vi è stata, o è in atto, una guerra biologica ignorata ?
Per il passato abbiamo già fatto molti esempi. C’è anche quello del Vietnam. Nella zona a nord di Pleiku si verificarono delle morti a catena, misteriose. Un medico dell’Organizzazione mondiale della sanità, il solo non di parte che potè esaminare alcuni cadaveri, ha parlato di blocco della colinesterarsi: e cioè di un processo enzimatico fondamentale per la sopravvivenza dell’organismo umano. Bloccando la colinesterasi si hanno lesioni metaboliche e la morte. La responsabilità di questi episodi del Vietnam sarebbe dell’occidente.
Sul piano sociopolitico c’è poi il problema della droga, i cui massimi centri di produzione sono invece sotto controllo sovietico o cinese. Lei forse ricorderà le dichiarazioni di Philby, la spia russa, al processo che ne seguì l’arresto alla fine degli anni Cinquanta: Philby disse che il blocco comunista avrebbe minato alle fondamenta la stabilità dell’Occidente servendosi della droga. Oggi conosciamo tutti le dimensioni del problema nei paesi capitalistici. La strategia della droga da qualcuno sarà pur gestita. Il commercio di essa, d’accordo, ubbidisce a leggi di profitto, la mafia degli spacciatori e del traffico. Ma a monte, dove la droga si produce e s’incanala? Molti di noi sono convinti che questo traffico venga utilizzato per diffondere psicotropi che stanno lentamente cambiando le basi della morale e la forza vitale di interi paesi.
E per il futuro ?
Sul piano militare, credo che la strategia di guerra sarà basata non sul conflitto nucleare ma su quello biologico. L’America sperimenta ad esempio con il botulino. La tossina A botulinica è forse uno degli aggressivi più terribili (e insieme più facilmente maneggiabili) che si conoscano. Negli USA l’anno sperimentata costruendo una metropoli in miniatura, con piante e animali, per studiare la dispersione della tossina, la protezione offerta dagli edifici, le dosi ottimali di impiego. Moltiplicando poi con il computer, è emerso che in una città come New York tutti gli abitanti possono essere uccisi con una quantità limitatissima,dell’ordine dei centimetri cubici, di una particolare tossina botulinica sprizzata nell’aria da un drone. La botulina diventa inefficace in dodici ore. Dopo di chè non è più pericolosa: questo significa che il giorno seguente, un’invasore può occupare senza danni una metropoli di morti.
Lei pensa ad un ultima spiaggia, alla fine dell’umanità?
No. Chiunque usi l’arma biologica lo fa, per quanto ciò possa essere cinico e orrendo, al fine di far vincere la sua fazione: cioè con lo scopo di uccidere la metà di mondo nemica, ma anche di salvare la metà amica. La previsione che spaventa gli scienziati non è l’estinzione dell’uomo, ma piuttosto un graduale mutamento, genetico o psichico, di gran parte dell’umanità. Più ancora dello scienziato cinico, mostruoso, preoccupa lo scienziato pazzo: che mette in moto per il tornaconto di pochi, una reazione catena, i cui effetti ultimi non sarà piu in grado di controllare.
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