
Il fiume: protagonista dell’annuale conferenza di eu.watercenter

” Ridare spazio ai fiumi…rinaturalizzarli e approntando anche gli strumenti legislativi e finanziari necessari”. Questo in estrema sintesi il messaggio uscito dall’annuale conferenza del Centro Acque-eu.watercenter dell’Università di Parma, tenutasi lo scorso 26 giugno al Campus e avente come tema “Interventi per il ripristino della funzionalità fluviale – teoria e pratica con l’obiettivo di condividere le conoscenze e riflessioni dei diversi attori: istituzioni, università, portatori di interesse e professionisti”.
Dopo l’introduzione del Direttore del Centro Acque Prof. Renzo Valloni e il saluto portato dall’Arch.Andrea Censi, Delegato Provinciale alla Pianificazione Territoriale ed alle Infrastrutture, sono state presentate dodici relazioni su un ampio spettro di argomenti multidisciplinari. Alessio Picarelli, dirigente dell’Autorità di Bacino fiume Po, ha inquadrato il tema della conferenza alla luce della nuova pianificazione di bacino e delle relative Direttive europee di riferimento, mentre Paolo Leoni dell’ARPASIMC Area idrologia ha illustrato il quadro dei dati storici e i risultati delle proiezioni idrologiche alla scala del bacino del fiume Po, anche alla luce dell’ormai accertato cambiamento climatico in atto.
Il tema del ripristino della funzionalità fluviale è entrato nel vivo con Claudio Malaguti del Servizio
Tecnico dei Bacini affluenti del Po della Regione Emilia-Romagna che ha parlato della riduzione del
rischio idraulico negli spazi fluviali urbani ed extraurbani, anche attraverso l’applicazione in provincia di
Parma delle nuove linee guida regionali per la riqualificazione fluviale e le opere verdi.
Gabriele Alifraco, coordinatore dell’Area Gestione della Provincia di Parma, ha commentato le
caratteristiche idrologiche ed idrauliche di alcuni eventi di piena storici che hanno interessato il bacino
del T. Baganza, anche con riferimento agli scenari di rischio degli strumenti di pianificazione urbanistica.
Paolo Mignosa, Direttore del DICATeA dell’Università di Parma, ha chiuso la prima parte della
conferenza con l’analisi della propagazione della piena del T. Baganza dell’ottobre 2014 attraverso
simulazioni numeriche delle dinamiche di allagamento riferite ai diversi scenari di evento possibili.
La seconda parte è stata aperta da Lorenzo Frattini Presidente di Legambiente Emilia-Romagna con un
intervento focalizzato sulle politiche e sulle azioni necessarie per armonizzare i due obiettivi di
incrementare la sicurezza idraulica e di migliorare lo stato ecologico dei corsi d’acqua. Sulla stessa
lunghezza d’onda il contributo di Sara Pavan di AIPO – Agenzia Interregionale fiume Po che ha
presentato diversi casi pratici di interventi a basso impatto ambientale realizzati per la ricostruzione
morfologica dei corsi d’acqua all’interno della fascia di divagazione compatibile. Pierluigi Viaroli del
Dipartimento di Bioscienze dell’Università di Parma ha analizzato il funzionamento degli ecosistemi
acquatici marginali con particolare riferimento al ruolo della rete dei canali e dei laghi di cava nella
regolazione della qualità delle acque nel bacino del Po.
Marco Monaci del Centro Italiano Riqualificazione Fluviale ha illustrato numerose e diversificate
esperienze di riqualificazione sia idraulica che ambientale su canali di bonifica del territorio italiano
mentre Meuccio Berselli, Direttore del Consorzio della Bonifica Parmense, ha riportato immagini e
descrizioni di esperienze concrete relative sia alla riqualificazione del reticolo minore, sia alle le
infrastrutture verdi necessarie per contrastare gli effetti dell’impermeabilizzazione dei suoli.
Marco Belicchi, Coordinatore della commissione costruzioni idrauliche dell’Ordine ingegneri di Parma, ha
presentato un esempio di integrazione tra le Direttive europee sulle acque e sulle alluvioni costituito dai
sistemi di depurazione naturali a servizio di sfioratori delle reti di fognatura. Infine, Michele Zazzi,
docente del DICATeA dell’Università di Parma e Coordinatore del Gruppo 183 ha parlato dell’importanza
dell’approccio integrato nello studio e nella pianificazione delle reti ambientali in ambito periurbano.
Nelle conclusioni, Giorgio Osti dell’Università di Trieste, ha richiamato alla necessità di prendere atto
che per “dare maggio spazio ai fiumi” occorrerà anche espropriare o asservire le proprietà private che lo
fiancheggiano. Ciò richiederà di formalizzare i termini giuridici, economici e partecipativi di nuove forme
di patto sociale che superino gli attuali Contratti di Fiume.
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