
Aziende energivore ed l’Emission Trading System: un cammino complesso

di Maria Elena Mozzoni.
Nel 2007 i Paesi membri dell’Unione Europea hanno sottoscritto un accordo in base al quale si impegnano a raggiungere entro il 2020 l’obiettivo vincolante del 20% del totale dei consumi di energia da fonti rinnovabili e a diminuire, di conseguenza, in maniera sensibile l’emissione di CO2 nell’atmosfera. La volontà quindi di rallentare il processo di riscaldamento globale si scontra con una Società sempre più energivora. I governi hanno dovuto quindi regolamentare razionalizzare e parcellizzare le emissioni di CO2. L’Emission Trading System (ETS) è uno strumento amministrativo utilizzato per controllare le emissioni di inquinanti e gas serra a livello internazionale attraverso la quotazione monetaria delle emissioni stesse ed il commercio delle quote di emissione anche tra stati diversi. Questo organismo è stato introdotto a livello Europeo, e quindi recepito in Italia, per adempiere agli impegni del Protocollo di Kyoto.
Dal 2005 ogni impianto produttivo è perciò soggetto al monitoraggio delle emissioni di CO2 questo significa che ai gestori vengono assegnate annualmente un numero di quote EUA di emissione da rispettare (1 quota EUA – European Unit Allowance = 1 ton di CO2) che dovranno essere “restituire” l’anno successivo al Ministero dell’Ambiente in numero pari alle emissioni di CO2 effettivamente rilasciate in atmosfera. Il prezzo delle quote è definito dal mercato, in base alla interazione fra la domanda e l’offerta.
Ne parliamo con l’Ing. Chiara Ponti, Environment Manager di una multinazionale del settore vetrario.
Ing.Ponti le chiedo innanzitutto un breve panorama sugli impianti necessari per produrre vetro: che tipo impianti sono e su quali energie si basano?
Gli impianti principali del processo produttivo vetrario sono i forni fusori. Il principio è piuttosto semplice: le materie prime necessarie vengono inserite nel forno che opera a temperature molto elevate (parliamo di 1500°C). Lì avviene il processo di fusione e formazione della massa vetrosa che viene successivamente avviata alle macchine formatrici. I forni sono per la maggior parte a Gas naturale o elettrici, esistono anche alcuni impianti alimentati ad olio combustibile. Nel caso di Gas Naturale o Olio Combustibile la generazione di CO2 è piuttosto significativa; nel caso di forni elettrici non vi sono emissioni “dirette”.
Le fonti energetiche rinnovabili stanno vivendo una stagione di grande sviluppo a livello mondiale, con un peso sempre più rilevante nella bilancia energetica. La potenza e l’efficienza degli impianti di produzione da fonte rinnovabile è cresciuta esponenzialmente negli ultimi anni grazie anche agli investimenti nella ricerca, nella sperimentazione e nell’innovazione tecnologica ma è oggi pensabile che anche un’industria pesante ed energivora, come quella in cui lei lavora, possa produrre senza emissioni?
Utilizzare fonti energetiche rinnovabili non significa sempre lavorare senza produzione di emissioni. Nel processo produttivo vetrario per esempio la CO2 deriva sì dall’utilizzo del Gas Naturale ma anche dalla decomposizione delle materie prime contenenti carbonati. Ad oggi non è possibile approvvigionarsi da sole fonti rinnovabili: la necessità di energia richiesta da un’industria come la nostra non può prescindere dall’utilizzo del Gas Naturale.
Da questo quadro pare chiaro che l’acquisto delle quote di CO2 sono fondamentali per un’azienda come quella vetraria; ma quanto si investite in ricerca per il miglioramento dei vostri impianti?
La ricerca è molto importante per la nostra azienda. Non sono in grado di darle un numero ma posso dirle che la nostra Direzione Tecnica si occupa costantemente di ricerca: lavorare ad esempio sul risparmio energetico dà vantaggi sia ambientali che economici, e in un momento difficile come quello di oggi entrambi i benefici sono fondamentali.
Il prezzo delle quote è definito dal mercato, in base alla interazione fra la domanda e l’offerta. La volatilità del prezzo dei diritti di emissione di CO2 è causato da serie di fattori macroeconomici (offerte di acquisto e vendita, assegnazioni a livello europeo ecc.) cui si aggiungono altri elementi di tipo politico, economico ed ambientale. Come si approccia una multinazionale come la sua per l’acquisto e per l’utilizzo dei crediti di emissione derivanti dai progetti di riduzione delle stesse?
Il tema è veramente complesso e per essere affrontato in modo adeguato ha bisogno di specialisti. E’ per questo che ci affidiamo ad una Società esterna: i consulenti tengono monitorati i mercati, noi forniamo loro i nostri andamenti e decidiamo insieme l’acquisto di quote. I crediti di emissione derivanti dai progetti di riduzione (i CERs) sono sempre quote, hanno solitamente un prezzo di mercato molto più basso rispetto alle EUA ma rappresentano comunque tonnellate di CO2.
Recentemente gli Stati hanno raggiunto l’intesa per un nuovo meccanismo del mercato europeo delle emissioni di CO2, la cosiddetta ‘riserva di stabilità’. Il provvedimento, concordato con Commissione europea e Consiglio Ue, è un caposaldo della politica di sostenibilità e per il clima dell’Europa. La riserva affronterà dal 2019 il problema dell’eccedenza di quote di emissioni, che ha fatto crollare il prezzo della CO2 negli ultimi anni, e regolerà automaticamente le quote da mettere all’asta. Ad entrare nella riserva saranno anche 900 milioni di quote di CO2 rimosse dal mercato per far rialzare il prezzo del carbonio e che sarebbero dovute rientrare nel sistema dal 2019. L’ETS o letteralmente “emissions trading system”, nato con lo scopo di incentivare le industrie ad inquinare di meno, stenta a decollare e va quindi rivisto e corretto, ecco il motivo del nuovo provvedimento che è stato approvato. Che impatto avrà questo nuovo meccanismo sulle aziende come la sua?
Di sicuro questo nuovo meccanismo non avrà impatto zero: abbiamo visto come la situazione sia già cambiata in questi anni. Dall’inizio del Sistema sono passati 10 anni: mentre nel 2005 si trattava solo di espletare semplici procedure, mi passi il termine, “burocratiche” oggi si deve ragionare diversamente. L’ETS è nato con un obiettivo preciso: quello di ridurre i GHG (Greenhouse Gas – gas a effetto serra) e personalmente fino ad oggi penso che il meccanismo sia stato più “finanziario” che “ambientale”. Per noi è e sarà un percorso impegnativo, spero davvero che l’obiettivo venga raggiunto.
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