
“Solo pomodoro per passione” firmato Mutti

Uno slogan un’ idea di vita. Un’etica che porta avanti una lunga tradizione di cura e rispetto dei propri prodotti, che ha sempre rivolto l’attenzione ai lavori svolti nei campi, alla fase produttiva in azienda fino all’esportazione che oggi avviene in tutto il mondo.
È così che si dipinge e si è sempre contraddistinta questa marca sul mercato, come dice il signor Peruch (direttore servizio agricolo) : “Questa posizione è stata conquistata grazie alla qualità dei suoi prodotti e cerca di avere una politica distintiva rispetto ad altre marche per questioni che non sono solamente legate al prodotto, ma anche ad aspetti di garanzia di rispetto ambientale.”
L’azienda sorge nel 1899 e negli anni incrementa il proprio fatturato, aumenta di personale e cerca
di restare al pari con i tempi poiché la tecnologia corre sempre più veloce e si è cercato di rimanere sempre al pari facendo si che i nuovi impianti fossero compatibili e rispettosi il più possibile nei confronti dell’ambiente circostante.
Come dice Marco Dall’aglio (responsabile della sicurezza e ambiente): “dal 2012 abbiamo installato un impianto fotovoltaico e un impianto di concentrazione “Apollo” (un impianto di ultima generazione) che ci permette di diminuire emissione di CO2”.
Le parole chiave in questa politica aziendale sono: in primo luogo la qualità dei prodotti e successivamente il rispetto dell’ambiente, perché come dice il signor Peruch: “chi sceglie di comprare prodotti Mutti sa che può trovare un buon livello di qualità del prodotto e sa che le tecniche di produzione sono compatibili con il rispetto dell’ambiente”.
Un’ azienda sana e robusta che non ha mai smesso di crescere (nonostante la crisi iniziata nel 2008) e che si è espansa soprattutto all’estero crescendo sia di fatturato che di volume e che giustamente non vuole mollare la presa.
Impronta idrica e ambiente – Per l’azienda l’impegno per la salvaguardia dell’ambiente è importante e si è imposta di ridurre l’impatto dell’intero processo produttivo (dalla coltivazione nei campi al processo produttivo fino all’imballaggio) e per questo ha scelto di creare una partnership con WWF per avere un occhio di riguardo in più sui propri prodotti e sul territorio.
Ma di cosa si parla quando si tratta di impronta idrica? La risposta non è così ovvia e scontata.
Il primo a parlarne è stato Arjen Hoekstra (professore presso l’Università di Twente a Enshede) che la descrive come un indicatore in grado di calcolare il livello di sostenibilità della nostra azione sui sistemi naturali riguardo l’utilizzo di acqua.
Nello specifico l’impronta idrica della produzione è calcolabile dal volume di acqua dolce consumata per ottenere il prodotto, cioè la materia prima, e dall’acqua virtuale ossia quella usata nell’intera catena di approvvigionamento (derivante dalla somma delle impronte idriche delle materie prime alla base del prodotto finito).
Così con WWF si è scelto di comune accordo questo parametro (l’impronta idrica) che è data dalla somma di tre componenti: l’impronta verde, l’impronta per l’acqua blu e per l’acqua grigia.
La prima riguarda il volume di acqua piovana traspirata dalle piante durante la coltivazione; la seconda il volume di acqua dolce prelevato dalle acque superficiali o sotterranee per l’irrigazione e infine l’ultima rappresenta il volume d’acqua inquinata.
Il direttore agricolo Ugo Peruch spiega in modo più approfondito: “secondo un grafico del 2010 abbiamo notato che l’impronta idrica totale (data dalla somma della fase di approvvigionamento e dalla fase operativa ndr) era composta dal 53% di impronta grigia, il 14% da quella verde e il restante 33% da quella blu” e continua “ a questo punto ci si è domandati dov’è che si poteva lavorare per migliorare questa condizione. Come conclusione ci siamo posti due obbiettivi principali per ridurre l’impronta idrica blu e grigia: per ridurre la prima si è pensato ad azioni dirette sui consumi idrici per incrementare e migliorare l’efficienza dei sistemi di irrigazione grazie all’adozione di apparecchiature apposite per monitorare il suolo (sonde per analizzare l’umidità del terreno) e per stimare l’acqua disponibile per le piante.
Per ridurre l’impronta grigia ci si è proposti di diminuire l’utilizzo di fertilizzanti e pesticidi per utilizzare invece concimi liquidi (tramite il sistema di irrigazione)”.
Obbiettivi – Sviluppando queste due ipotesi di azioni che si potevano intraprendere è stato calcolato cosa si poteva ridurre in termini di impronta idrica e Peruch continua: “con le sonde l’obbiettivo poteva essere una diminuzione dell’impronta idrica del -2.65%, con la fertirrigazione il -2.52% e sommando i due obbiettivi si arrivava a 5.16% di diminuzione dell’impronta idrica. Quindi al momento della partenza abbiamo calcolato un ranch che andava dal 2.50 al 5% e ci siamo presi l’impegno di ridurre del 3% l’impronta idrica agricole e industriale entro la fine dell’anno 2015.”
Aggiunge con una sorta di rammarico ma che non denota sconforto: “ purtroppo l’anno scorso è stata un’annata piovosa ed è stato difficile ridurre l’impronta, ma siamo vicini al 2% e continueremo a impegnarci per raggiungere l’obbiettivo prefissato.
Per raggiungere questo obbiettivo abbiamo prima di tutto dotato un buon numero di aziende che lavorano con noi, di impianti di monitoraggio del terreno ( in tutto fin ora sono 30 le aziende che dispongono di sonde per il controllo dell’umidità del terreno) ma l’obbiettivo è di far si che tutte le aziende siano in possesso di queste apparecchiature”.
L’azienda sta collaborando anche con l’Università Cattolica di Piacenza che è un suo partner (tramite uno spin-off che si chiama “Horta”) per la realizzazione di un portale sul web (pomodoro.net ndr) dove le aziende possono prendere dei riferimenti per l’impiego di agrofarmaci e concimi cercando di eliminare gli impieghi superflui e non necessari.
Uno sguardo più a fondo – Bisogna sempre dare voce a chi svolge il proprio mestiere da anni per capire bene di cosa si sta parlando e così qui di seguito vengono riportate un paio di domande che sono state rivolte al Signor Marco Dall’aglio (responsabile sicurezza e ambiente) e al Signor Ugo Peruch (direttore servizio agricolo) dell’azienda Mutti.
Quali sono gli aspetti normativi ambientali che un’ azienda del vostro settore deve rispettare? Quindi quanto è importante il rispetto dell’ambiente nella vostra strategia politica aziendale?
Dall’aglio- “Gli aspetti sono innumerevoli. La nostra azienda ha sempre avuto quella che si chiama un “autorizzazione integrata ambientale” cioè un permesso di lavorare che viene rilasciato alla aziende per il tipo di lavorazione che fanno. Noi, che produciamo circa 500 tonnellate annue di pomodoro lavorato siamo sottoposti a questa autorizzazione, i cui limiti riguardano le emissioni nell’ambiente.
Per quanto riguarda la salvaguardia dell’aria utilizziamo dei generatori di vapore poiché, bruciando metano, immettiamo quantità di CO2 (che causa l’effetto serra), quindi i limiti che riguardano questo aspetto sono calcolati dall’emissione di azoto e ossido di carbonio.
Abbiamo un occhio di riguardo speciale per l’ambiente, faccio riferimento agli scarichi idrici superficiali, i cui parametri sono delineati dai nitrati e dalla quantità di acqua che scarichiamo. Per questo bisogna cercare di limitare i consumi idrici poiché si deve rispettare il suolo (lo stesso dove piantiamo anche le nostre coltivazioni) che comunque viene sottoposto a continue revisioni e controlli, ma fare attenzione anche al sottosuolo (falde acquifere) su cui vengono effettuati campionamenti continui.
Così facendo teniamo monitorati i valori (sia idrici che energetici) per ridurre l’impatto ambientale”.
Perché è importante diminuire le emissioni di anidride carbonica? Che costi prevede?
Dall’aglio- “Il nostro è un impegno etico e morale prima di tutto. La famiglia Mutti ha un forte attaccamento all’ambiente circostante e per questo motivo ci tiene ad avere un impatto molto basso su di esso.
Inoltre essendo sottoposti ad un’autorizzazione integrata ambientale, essa ci impone di dover rispettare determinati limiti per cercare di inquinare il territorio il meno possibile.
Per quanto riguarda i costi diciamo che sono rilevanti, dal momento che nel tempo si è cercato di dover adeguare uno stabilimento con una lunga storia (la fondazione è avvenuta nel 1899 ndr) a mettersi al pari con i tempi di oggi, per cui ci si è adeguati all’installazione di impianti tecnologici nuovi, ma che non possono essere sostituiti in continuazione.
Dal 2012 abbiamo installato anche un impianto fotovoltaico e un impianto di concentrazione “Apollo” (un impianto di ultima generazione) che ci permette di diminuire emissione di CO2. Sempre per un rispetto ambientale e con l’avanzare della tecnologia si sono installati trasformatori su varie apparecchiature, nuovi compressori, si sono sostituite le vecchie lampadine con luci led che permettono di ridurre i consumi elettrici e in fine sono state installate sulle caldaie degli economizzatori che permettono di recuperare calore che poi viene ceduto all’acqua e quindi, bruciando meno metano, viene immessa meno CO2 nell’atmosfera.
I costi che abbiamo stimato per apportare tutti questi cambiamenti dal 2010 a quest’anno (2015) sono quantificabili a poco più di mezzo milione di euro”.
Riguardo il protocollo di Milano, che verrà presentato all’EXPO 2015, sottoscriverete il suddetto protocollo che si pone tra i vari obbiettivi quelli di un’agricoltura sostenibile, la riduzione degli sprechi ecc.. ?
Peruch- “Al momento non è previsto, sono buoni propositi quelli proposti ma siamo già ben allineati da tempo su questi punti.
Mutti è una marca di riferimento per il mercato italiano, deve quindi impegnarsi e adoperarsi nel limite delle risorse disponibili per avere una riduzione dell’impatto ambientale e nel garantire che tutto il processo che c’è dietro alla fabbricazione del prodotto, che il consumatore va a comprare, sia un processo responsabile di sostenibilità dell’ambiente. Non possiamo proporre un prodotto che usa risorse che non sono rinnovabili, noi sentiamo di dover fare qualcosa di più, deve esserci una concezione responsabile dal momento che proponiamo un prodotto coerente con l’impatto ambientale.
Per noi è importante che ci sia una sostenibilità di tipo economico, sociale e ambientale quindi non è solo per marketing, ma specialmente dietro al prodotto vi è un’etica morale da rispettare e da portare avanti (sempre volta al rispetto dell’ambiente)”.
Avete anche una piattaforma web che si chiama il “carrello della spesa”. Di che cosa si tratta?
Peruch- “È una piattaforma web che ti permette di fare virtualmente una spesa e ricevendo alla fine uno scontrino che ti riporta il calcolo dell’impronta idrica e di carbonio dei prodotti che hai acquistato ed inoltre riporta dei consigli su come ridurre l’impatto ambientale. A differenza degli altri prodotti, i dati relativi ai prodotti Mutti, sono originali poiché ricavati da uno studio condotto dalla partnership con WWF”.
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