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#SETUFOSSIUNVIAGGIO: LA REGGIA DI CASERTA

#SETUFOSSIUNVIAGGIO: LA REGGIA DI CASERTA

di Sara Milani

E’ popolare su twitter un hashtag: #setufossiunviaggio dove ognuno ha indicato la sua meta preferita , quella che più’ sente affine, quella che deve ancora visitare o semplicemente quella che non riesce a scordare per l’incanto che ha suscitato la sola vista.Il nostro #setufossiunviaggio di oggi parte dalla Reggia di Caserta ed arriverà nei prossimi giorni fino a Paestum con la forza del solo peregrinare, senza lussi, treni, aerei ma tanti kilometri in macchina e passi più’ o meno polverosi a seconda del tragitto percorso.Consiglio a tutti di fare un viaggio così, senza tanti agi, organizzazioni, lasciando spazio all’imprevisto. E’ sempre l’imprevisto che arricchisce il nostro viaggio ed a volte scardina l’idea che ci siamo fatti di un determinato paese, luogo, monumento, stato.E’ sempre l’imprevisto che ci obbliga ad aver bisogno della popolazione locale per avere qualche informazione e ci aiuta ad uscire dai percorsi più o meno prestabiliti dalle guide.L’Italia è il paese delle mille opportunità, spesso c’è ne dimentichiamo pensando che il mare delle Maldive sia meglio di Costa Rei in Sardegna o la Statua della Libertà più’ interessante di Pompei. Ci siamo abituati talmente al bello che non scorgiamo più la particolarità di ogni singolo metro quadrato del nostro suolo; eppure in questo incontreremo infiniti stupori provenienti da nazionalità differenti, onde di inglesi, scolaresche francesi, turisti indipendenti americani, tedeschi, giapponesi, cinesi, israeliani che cercano pace, ed ora anche dopo l’apertura ai rapporti internazionali, tanti iraniani. Tutti con la macchina fotografica, tutti a cercare di immortalare il miracolo Italia.

Arriviamo a Caserta dopo molte ore di macchina attraversando Emilia, Toscana, Lazio, il nuovo percorso autostradale del Barberino ci fa guadagnare 40 minuti di tempo.

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Immagini del Parco della Reggia di Caserta.

L’impatto è la sensazione di trovarci in un paese arabo, complice la costruzione delle case indice di una città calda molti mesi all’anno, le insegne più’ o meno grandi, le palme, venditori ambulanti per strada, un sole luminoso, traffico congestionato, suoni di clacson se solo si tentenna un secondo a ripartire al via “verde” del semaforo.
Da un po’ di tempo tutti abbiamo sentito parlare di Mauro Felicori, il nuovo direttore della Reggia di Caserta, accusato di volere troppo dai suoi dipendenti , esaltato da tanti come un rivoluzionario perché sta cercando di cambiare “il sistema Reggia”. Vedere da vicino questo sito che a febbraio ha raggiunto un boom di visitatori registrando un +70% è un incentivo per capire esattamente verso quale direzione culturale stiamo andando.
Virgilio nelle “Georgiche” definiva la terra dell’antica Campania Felix e Terra Leboriae, per i leborini che anticamente vi abitavano :

“ la terra che esala una nebbia leggera e vapori alati, che assorbe l’umidità e quando vuole da sé la restituisce, che si scopre spontaneamente di un prato sempre verde, che non si attacca al ferro né lo rode…”.

E questa stessa terra, circondata da un paesaggio articolato e complesso, ha contribuito come sovente accade, a disegnare la storia dell’area che oggi si identifica con la provincia di Caserta. (Regione Campania, Assessorato al Turismo e ai beni culturali, www.incampania.com).
Una territorio costituito da grandi arterie viarie antiche: l’Appia, la Domiziana, la Via Latina o Casilina al quale si collegavano reti secondarie.
L’entrata alla Reggia, oggi è circondata da un immenso spazio verde in via di ristrutturazione, ma all’epoca della sua costruzione tutto doveva superare o perlomeno eguagliare la grandezza della Reggia di Versailles
Il 20 gennaio 1752 è la data d’inizio della costruzione con tanto di parata militare, messa celebrata dall’arcivescovo di Napoli, cannoni ed il re Carlo di Borbone e la sua regina che con un martello ed una cazzuola d’argento calarono la prima pietra nel terreno insieme alle medaglie con i loro ritratti ed al disegno del palazzo con tanto di scritta augurale, il progetto e poi la sua realizzazione vide molti successori trono da Ferdinando “il Re Lazzarone” che rifiutava e non rispettava l’etichetta di corte creando spesso scandali e pettegolezzi, fonte d’ispirazione del grande scrittore Alexandre Dumas, Francesco I, Ferdinando II considerato il più intelligente dei Borbone, Francesco II il figlio che non riuscì a fermare la marcia di Garibaldi consegnando il gioiello, progettato dall’architetto Luigi Vanvitelli ,all’Unità d’Italia e diventando negli anni sede di varie istituzioni e “Patrimonio dell’Umanità”.
L’intera costruzione che mirava a copiare la grandiosità dello stile romano antico è evidente in ogni particolare anche se oggi sono presenti imponenti lavori di restauro non tanto diversamente come succedeva ai visitatori del passato che nonostante l’incompletezza dell’opera intuivano e si meravigliavano del “visibile”; dallo scalone d’onore ingresso principale che porta alle 1200 stanze, delle quali oggi visibili solo una quarantina, alla cappella reale.

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Interni della Reggia di Caserta.

Il nostro occhio oggi non può’ che rimanere incantato dal parco, le numerose peschiere alternate a distese a prato e fontane funzionanti che incontriamo durante il percorso per culminare alla fine nella “Grande Cascata”, chiamata Fontana di Diana. Da questo punto l’occhio ha davanti a sé una lunga prospettiva d’acqua ininterrotta.
L’apporto idrico della Reggia, del parco e dell’intera area di San Leuco è fornito dall’acquedotto Carolino progettato dallo stesso Vanvitelli e che proprio il 14 Aprile scorso ha visto la completa illuminazione dei ponti.
Dalla grandiosità dei giochi d’acqua al fascino segreto del parco all’inglese il passo è breve. Voluto dalla regina Maria Carolina d’Austria, conserva specie antichissime di piante, ed un “luogo segreto” che difficilmente troverete all’estero perché è davvero unico: il criptoportico semicircolare con statue pompeiane ed un laghetto con una statua classica inginocchiata, prosegue un ruscello al “lago dei cigni” dove al centro ancora una volta troviamo un richiamo all’antichità romana tanto amata; un tempietto romano.
Nemmeno l’Hameau di Versailles, l’antica fattoria inglese voluta da Maria Antonietta a Versailles suscita lo stesso stupore e la stessa intimità donataci dal parco inglese della Reggia di Caserta.
Qui non siamo influenzati dai tempi che furono o dalle figure leggendarie dei regnanti come lo può’ essere accostandoci a Versailles; qui parla l’architettura che ben coesiste con la natura circostante.
Il criptoportico scalfito dal tempo passato, i suoi colori dei quali s’intravede ancora il rosso pompeiano oggi sbiadito, la statua classica, immersi in un silenzio armonioso, dove il rumore dell’acqua è musica; sono loro i veri protagonisti dell’eternità dell’arte.
Abbandoniamo il sito con la speranza che i restauri continuino, i colori del palazzo tornino a splendere per intero, le polemiche varie si plachino, ma con la consapevolezza che la Reggia è un altro regalo dell’Italia all’intera umanità. Andiamo, Pompei ed Ercolano sono vicine.

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Particolari del Parco della Reggia di Caserta e Criptoportico con statue pompeiane.

FONTI BIBLIOGRAFICHE:

De Seta C., La Reggia, In AA.VV. (a cura di), Caserta, pp. 19-29, Milano, FMR, 2000.

Guadalupi G., Gli inquilini di Caserta, In AA.VV. (a cura di), Caserta, pp. 5-12, Milano, FMR, 2000.

SITOGRAFIA:

http://www.regione.campania.it/

FOTOGRAFIE:

Milani S.

VIDEO:

Milani S.

 

 

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