
LA BELLEZZA SALVERA’ IL MONDO?

di Sara Milani
Al grido di: “Salviamo l’articolo 9” si è svolta sabato 07 maggio la manifestazione a Roma promossa da Tommaso Montanari, storico dell’arte fiorentino che ha riunito associazioni e professionisti dei beni culturali in disaccordo con le politiche culturali del Governo Renzi e del Ministero dei beni artistici e culturali con a capo Dario Franceschini.
La denuncia mira a sensibilizzare i cittadini su gravi conseguenze dentro al nostro bene più grande; la cultura:
Denunciamo che le modifiche dell’ordinamento introdotte dal Governo Renzi, e passivamente subite dal ministro Dario Franceschini, stanno di fatto rimuovendo dalla Costituzione l’articolo 9.
Le generazioni future rischiano di non ricevere in eredità l’Italia che noi abbiamo conosciuto.
Il nostro è un grido di allarme: è emergenza per la cultura!
Noi vogliamo che la cultura sia davvero un servizio pubblico essenziale: che le biblioteche e gli archivi funzionino come negli altri paesi europei, che i musei siano fabbriche di sapere, che le scuole formino cittadini e non consumatori, che la salvezza dell’ambiente in cui viviamo sia l’obiettivo più alto di ogni governo.
Tra i personaggi pubblici, oltre all’ideatore Tommaso Montanari, che hanno partecipato alla manifestazione: Salvatore Settis, Massimo Bray, Vezio De Lucia, Vittorio Emiliani, Rita Paris.
La piattaforma è critica verso una logica permanente dell’emergenza che schiude la via ai cantieri delle Grandi Opere sacrificando, o comunque posponendo, il bisogno vitale di partire dalla mesa in sicurezza di un territorio segnato da rischi e degradi che chiederebbero immediate risorse, interventi e manutenzione.
La critica si rivolge anche alla scelta di depotenziare il ruolo delle soprintendenze con una subordinazione ai prefetti a cui si somma la tagliola del silenzio-assenso che non trova precedenti. La questione non è tecnica o burocratica. Nemmeno ha solo a che fare con l’efficienza. In un paese col nostro patrimonio artistico è fondamentale capire quale equilibrio si garantisce tra tutela di quel patrimonio e ricerca e valorizzazione dello stesso.
Per capirci, la valorizzazione dei beni culturali non è solo un’opera di marketIng (magari svolta al più elevato livello di managerialità) e rivolta ai grandi musei (quelli che richiamano per fortuna turisti da ogni angolo di mondo). Tanto meno può essere solo promozione mediatica o merchandising. Valorizzazione, nel senso più esteso del termine, implica per l’appunto tutela, conservazione, restauro e recupero anche (e soprattutto) di quella mole infinita di opere, siti archeologici, chiese e musei, edifici storici disseminati quasi a ogni angolo del paese più bello del mondo. Il che (è anche questa ho capito essere una proposta dei promotori di domani) chiede un’azione mirata di assunzioni qualificate alimentando non solo e tanto un saggio rinnovamento di competenze, ma per promuovere energie e saperi freschi tra i tanti che si formano con passione nelle nostre università. Per altro questa è la politica perseguita da tempo in grandi paesi (dall’Asia all’America) dove la strategia che punta su tutela e restauro dei beni culturali ha creato un’impennata nella domanda di formazione e servizi.
Ora, chi più di noi (nel senso dell’Italia) potrebbe mettersi alla testa di una visione moderna e economicamente vincente di promozione culturale diventando il luogo del pianeta dove il nostro “sapere dell’antico” si fa leva di un vero rinascimento culturale?
A dirla tutta, che senso ha la svalutazione professionale di quel “metodo italiano” studiato in tutto il mondo e ideato dai Bianchi Bandinelli, Brandi e Argan? Indebolire gli organismi di tutela con vari decreti o sopprimere la direzione archeologia hanno suscitato la protesta dei maggiori esperti italiani. La richiesta rivolta al ministro di un confronto sul merito di quelle scelte credo sia da cogliere al balzo.
Insomma, e per chiudere, quando un pezzo rilevante e significativo della cultura italiana si attiva e manifesta avanzando proposte di merito sulle discipline che i promotori studiano da una vita il governo (il nostro governo) può reagire in due modi. Liquidare il fatto come espressione della solita conservazione (protestano perché è la sola cosa che sanno fare o, peggio, perché difendono uno spirito corporativo). E questa parrebbe a me la reazione peggiore. Oppure quel mondo lo si ascolta, lo si incontra, ci si misura sulle critiche e si cerca di ricostruire una sintonia che al momento non c’è. E questa parrebbe a me la strada giusta per una classe dirigente. (fonte: https://www.facebook.com/Emergenza-Cultura-Roma-7-maggio)
La critica va dal depotenziamento del ruolo delle sopraintendenze, all’abolizione della direzione archeologica, l’indebolimento degli organismi di tutela, alle misure massive di marketing culturale a scapito di altre.
Il 1 maggio il premier ha dichiarato che il governo stanzierà un miliardo per la cultura, ciò che denunciano i sostenitori di emergenza.org è che manca una normale amministrazione che consiste nel pagamento della benzina all’archeologo per effettuare i sopralluoghi all’assunzione di docenti già abilitati.
E’ di oggi invece la sua nuova dichiarazione in materia di cultura sul profilo facebook:
Come Governo abbiamo finalmente rimesso la cultura al centro della nostra azione. L’Italia del resto deve farlo dopo anni di sostanziale abbandono. Le iniziative sono tante. L’Art Bonus che ha coinvolto al momento 2545 mecenati per un totale di circa 78 milioni di euro di erogazioni liberali. L’aumento dei fondi pubblici per il Mibact nel 2016 di oltre il 30%. Il grande investimento del 1 maggio con il CIPE che ha liberato un miliardo per i nostri beni culturali. Ma non è solo questione di recuperi e restauri: è proprio una scelta di fondo, identitaria. Recuperare i luoghi delle nostre comunità significa tornare noi stessi. Per questo accanto ai grandi progetti di cui pure andiamo orgogliosi (da Pompei agli Uffizi, da Brera alla Reggia di Caserta, dalle Tremiti a Trieste, dalla Capitale a un’altra dozzina di interventi di sistema) abbiamo lanciato ieri un appello a tutti gli italiani. Segnalateci i luoghi dell’identità e della bellezza che hanno bisogno di un aiuto economico e finanziario per ripartire. L’email è semplice: bellezza@governo.it. Ci sono, pronti, 150 milioni di euro che vanno assegnati entro il 10 agosto. Le segnalazioni dovranno arrivare entro il 31 maggio. Pompei e gli Uffizi aiutano l’Italia a tornare orgogliosa di se stessa, bene! Ma abbiamo bisogno anche del piccolo borgo dimenticato o del museo abbandonato o della chiesetta da ristrutturare. E meglio ancora se un gruppo di cittadini, una associazione, una proloco, una cooperativa, una impresa innovativa si offre di gestire questi beni come luoghi dell’anima per la comunità. Dunque, scrivete a bellezza@governo.it. Segnalate i luoghi che a vostro giudizio aiutano il nostro territorio a essere comunità. Perché su questo tema ci giochiamo il futuro dell’Europa, vedrete…
Emergenza.org ha denunciato e criticato. Il governo ha replicato parlando direttamente ai cittadini, è chiaro che la soluzione è una sinergia tra le parti. Da una parte c’è chi denuncia una situazione di stallo e di incuria settoriale da troppo tempo dall’altra c’è chi parla di numeri d’intervento.
Cosa possiamo fare? , guardiamoci attorno, stacchiamo gli occhi dal cellulare e cominciamo a scrivere ciò che vediamo nel nostro territorio a bellezza@governo.it ma ricordiamoci che :
“E meglio ancora se un gruppo di cittadini, una associazione, una proloco, una cooperativa, una impresa innovativa si offre di gestire questi beni come luoghi dell’anima per la comunità. Dunque, scrivete a bellezza@governo.it.
Non deve essere gratis.
FOTOGRAFIE:
FOTO COPERTINA: https://freeimages.red/index.php?str=1&category=background
FOTO EMERGENZA CULTURA: https://www.facebook.com/Emergenza-Cultura-Roma-7-maggio-1575228426130152/
FOTO MATTEO RENZI: https://www.facebook.com/matteorenziufficiale
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