
Floating piers. La truffa galleggiante

di Ivano Sartori*
Oggi Christo ha compiuto il miracolo a lungo strombazzato facendo camminare migliaia di persone sul lago d’Iseo. Tutto esaurito, hanno dovuto respingere il surplus. Chi sa come vanno queste cose era lì dalle prime luci dell’alba. Gli eventisti della prima ora del primo giorno. Potranno dire io c’ero e ho visto la sforbiciata del nastro inaugurale. Si guadagneranno il paradiso senza far la coda, avendo già dato in questa vita. I tg li hanno intervistati e ripresi, sia loro sia i ritardatari, gli eletti e gli esclusi. I galleggianti e i sommersi.
Chi più chi meno, tutti i chiamati davanti a un video o a un microfono hanno detto prevedibili scempiaggini sul legame cultura-natura, sull’aura, sull’energia, sulla vera arte che è capace di cambiare le cose, mica come la politica e bla bla bla in uno stile salottiero, radical chic, filo induista e filo buddista che credevo esistesse solo nelle scalcagnate caricature di Carlo Verdone.
I più pragmatici si sono appellati more solito all’indotto. Ossia, agli affari d’oro di alberghi, ristoranti e venditori di bottigliette d’acqua i cui prezzi sono schizzati alle stelle. Sono stati indotti a esserci anche i pacifisti, che hanno protestato contro un’altra isoletta del lago, proprietà degli armaioli Beretta. Insomma, la fiera è stata globale e no global. Con tanta gente calata lì per farsi vedere, come testimoniavano le loro garrule chiacchiere, le chiassate e i costumi di scena alla Tiziano Terzani.
L’ideatore della macchina, l’artista americano di origine bulgara nato Christo Vladimirov Yavachev e il cui nome è già di per sé un capolavoro, era in brodo di giuggiole a sentire di quante scemenze possano riempirsi la bocca i suoi fans. Lui dà il la e loro fanno il coro, cantano e ballano sulla sua musica, osannandolo, esultando, sbrodolando, balbettando e imbrodandosi. Tutto ciò mi fa concludere che oggi, sul lago d’Iseo non è tanto andata in scena la versione profana, truccata e sicuramente ingegnosa della passeggiata di Cristo sulle acque del lago di Tiberiade, quanto la rivisitazione di un altro celebre miracolo: la moltiplicazione dei pesci, nella fattispecie dei boccaloni, presi all’amo con facilità dopo che i media li avevano pasturati giorni e giorni per benino.
Quanto alla genialità della trovata, niente di nuovo sotto il sole. I ponti di barche e di chiatte, come quello che si vede nella vecchia cartolina di Pieve del Cairo o nella famosa foto al ponte di barche sul Po, scattata a Spessa (Pavia) da Pepi Merisio nel 1969, non avevano pretesa di essere dei capolavori. Però ci appartenevano e avrebbero meritato di continuare a restare tra di noi.
Quelle passerelle di legno scricchiolante sono state travolte dal «progresso». Nessun guru, santone, critico o protettore si batté a suo tempo per la loro conservazione riservandole a pedoni in cerca di scorci pittoreschi e sensazioni con la storia incorporata. Nessuno spese a suo tempo una parola per difenderle, per mantenerli come vecchi zii accanto ai ponti più sicuri, più stabili, più adatti al traffico veloce.
Se quei poetici e patetici ponti di legno fossero ancora oggi al loro posto, non avremmo né Christo né i poveri cristi che sguazzano nella sua rete. Ogni volta che vanno in scena queste performance, puoi star sicuro che da qualche parte c’è un pezzo d’arte, o di artigianato, che tira le cuoia. Ma lo sapremo quando sarà troppo tardi. E Christo, i suoi eredi o i suoi emuli avranno già fatto le valigie. Diretti a un’altra fiera. A un’altra pesca di beneficienza.
PS Negli anni Ottanta si sono viste resse simili (con veglie notturne in attesa che aprissero i negozi), per acquistare gli Swatch. Poi per gli iPod. Che si tratti delle stesse persone con qualche anno in più?
* l’autore è uno dei fondatori del blog ” Mondi e Viaggi” http://www.mondieviaggi.eu/
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