
Dal nostro inviato nell’Eden terrestre: le Maldive

di Fabio Sala
Forse per raggiungere il Paradiso non si deve attendere la morte. Il Paradiso, magari, ce lo abbiamo anche sulla terra. Benchè sia un concetto di Paradiso differente dalla concezione cristiana, l’Eden l’ho incontrato personalmente in un viaggio di aprile scorso, in uno stato composto da 26 atolli: le Maldive.
Le Maldive hanno in comune qualcosa con l’idea di paradiso: la pace, la serenità, la tranquillità, il sollievo interiore. Scostiamoci per un attimo dalla vita frenetica di tutti i giorni, tra i nostri mille impegni lavorativi, sportivi, familiari ecc. A volte, a causa della nostra fretta, ci scordiamo di vivere.
È su questi atolli sparsi per l’Oceano Indiano che, seppur per poco tempo, riusciamo a trovare una quiete interiore e una pace dei sensi che nella nostra città non riusciremmo a trovare nemmeno iscrivendoci ad un corso di yoga 24 ore al giorno per 7 giorni. Le Maldive sono il posto giusto per “assentarsi” dal mondo e dalle sue quotidiane incombenze. Non c’è assolutamente nessun bisogno di correre chissà dove: corri di qua, poi va di là, torna su. Nulla di tutto questo. Anche perché, detta come va detta, gli atolli delle Maldive, per quanto affascinanti tu li possa trovare, sono poveri in praticità.
Mi spiego meglio: sull’atollo (Alimatha nello specifico ma è così più o meno per tutti) è come essere in carcere. In mezzo al nulla, non ci sono mezzi di comunicazione (se non nei villaggi più attrezzati). È un semplice isolotto di sabbia e bungalov di cui si conosce l’intera grandezza in una passeggiata di soli 10 minuti, con un’umidità al 50% e in cui si sta bene soprattutto in acqua. Tuffarsi e rimanere a mollo nell’acqua dà una sensazione di sollievo e di rilassatezza. Quando si esce dal proprio bagno in mare, non c’è bisogno di farsi la doccia per togliersi dalla pelle il sale marino: l’acqua è per nulla “salata” e anzi, è un ottimo rigenerante per la pelle.
Ed è proprio sott’acqua che si scopre il meraviglioso mondo subacqueo abitato delle Maldive. Una vastità di pesci di cui la nostra immaginazione non ha la benchè minima idea. Se non si prova l’emozione di nuotare assieme a loro, nessuno di noi potrà farsi una visione corretta di cosa significhi “mondo subacqueo. Ad Alimatha, la possibilità di nuotare assieme a più di 300 specie tra cui pesce pagliaccio, pesci chirurgo blu, cernia, pesce palla ragnatela, pesce angelo, tartarughe e, non ultimi, squali (innocui per l’uomo) sia un’emozione come poche altre avventure riescono suscitare. Lo snorkeling (lo stare a pelo d’acqua muniti di pinne, maschera e boccaglio scrutando i fondali) è, quindi, l’attività più praticata. Un fantastico metodo pratico per imparare a conoscere nuove forme di vita subacquea senza doverle studiare su un libro.
Per quanto riguarda il cibo, i loro piatti principali sono chiaramente a base di pesce (la pesca costituisce l’80% del PIL delle Maldive, mentre il restante 20% viene dal turismo), ma non hanno una grande tradizione e grandi specialità “della casa”. Solo il raa, un vino di palma dolce, molto dissetante, è una particolarità della Repubblica delle Maldive.
Un aspetto curioso dei maldiviani sono le decorazioni che gli abitanti riescono a fare con le foglie delle piante di palma di cocco (unica specie vegetale presente sull’atollo). Raffigurano pesci e uccelli e sono realizzati intrecciando le foglie della pianta tra loro, quasi a creare una scacchiera.
L’esperienza, in fin dei conti, è molto suggestiva. È una vacanza adatta a famiglie con bambini piccoli o adolescenti e a coppie di fidanzati. È il luogo giusto per staccare dallo stress della vita quotidiana e rilassarsi, pensando solo a farsi cullare dal rumore delle onde e a nuotare assieme alla ricchissima varietà di pesci che abitano i fondali trasparenti di
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