
Il WORLD WATER DAY visto da noi

di Sara Milani, Lucia Cicciarelli, Maria Ludovica Salvatori
Si è svolta il 22 marzo scorso in occasione della Giornata Mondiale dell’Acqua – presso la sala congressi del Campus Universitario di Parma – la conferenza annuale dal tema: “L’acqua, ricchezza della nostra montagna, tra consumo umano ed equilibrio naturale“, organizzato dall’Università degli Studi di Parma e dal Centro Acque- eu.watercenter.
Sono intervenuti:
Giampaolo Rossetti – Dipartimento di Scienze Chimiche, della Vita e della Sostenibilità Ambientale Unipr – “Stato attuale e tendenze evolutive degli ecosistemi acquatici dell’Appennino settentrionale tra pressioni locali ed effetti del cambiamento climatico”
Tra gli ecosistemi a maggiore vulnerabilità si annoverano le acque lentiche di piccole dimensioni, i laghi d’alta quota, i corsi d’acqua appenninici e delle isole maggiori, sui quali insistono pressioni importanti per l’elevato tasso di sfruttamento del territorio e delle risorse. Perché dunque studiare i laghi di montagna? Questo è il quesito che si è posto il Professore.
La risposta è quasi immediata: «Perché costituiscono un patrimonio naturalistico di primaria importanza in termini di biodiversità e possiedono un’importante valenza ricreativa, turistica e didattica, per le condizioni meteo-climatiche, la oligotrofia delle acque, l’elevata intensità delle radiazioni ultraviolette, la presenza di una copertura ghiacciata che per diversi mesi all’anno richiedono adattamenti che solo poche specie possiedono e, le reti trofiche (o catene alimentari) sono più semplici rispetto a quelle dei laghi situati a quote inferiori, fatto che rende i laghi di montagna “laboratori naturali” per formulare e verificare teorie ecologiche.»
I laghi di montagna possono fungere da sentinelle dei cambiamenti climatici attraverso il rilevamento del riscaldamento delle acque, della durata della copertura ghiacciata, della riduzione del livello di superficie, dell’eutrofizzazione e della biodiversità.
Gli ambienti acquatici dell’Appennino settentrionale mostrano situazioni molto diversificate per quanto riguarda lo stato di conservazione e la funzionalità ecologica a causa di effetti combinati di pressioni locali e impatti a scala globale. E’ necessario chiedersi quali azioni di adattamento al cambiamento climatico si possano intraprendere. «E’ necessario implementare piani gestionali, misure di mitigazione e interventi di ripristino e in questo è sempre fondamentale il ruolo della ricerca.»
Prof.ssa Chiara Cozzi – Dipartimento di Ingegneria Architettura dell’Università di Parma. “La stima del clima futuro nei bacini di Taro, Parma ed Enza.”
Premettendo che i cambiamenti climatici sono sempre causati dall’aumento della concentrazione di gas ad effetto serra CO2 in atmosfera, dall’analisi svolta in linea con quanto esposto nel quinto Assessment Report dell’IPCC (comitato ONU sul clima, AR5, 2013), ma a scala territoriale, è emerso – per ciò che concerne le precipitazioni – che le alterazioni a livello annuale possono ritenersi comprese nella naturale variabilità del clima, avvalorato da una lieve tendenza all’aumento dei valori invernali ed una diminuzione primaverile, nonché all’aumento dei massimi di precipitazione giornalieri.
Analogo il risultato delle temperature che vede il regime termometrico annuale poco alterato.
Con riferimento – di conseguenza – al valore medio dei 13 modelli climatici si evidenzia l’aumento regolare della temperatura nei tre orizzonti futuri di riferimento (fino a 2°C per RCP 4.5 e fino a 4°C per RCP 8.5).
Prof. Renzo Valloni – Dipartimento di Ingegneria e Architettura Unipr- “Acque sotterranee e aree sorgentizie dell’Appennino emiliano” – con il contributo di Maria Teresa De Nardo e Stefano Segadelli del Servizio Geologico Sismico e dei Suoli RER su Geologia degli acquiferi, casi di studio e prospettive.
L’acqua di qualità è la più importante risorsa naturale delle aree interne e per il consumo umano. Oggi è captata da una miriade di prese antiquate e distribuita da una vecchia rete di piccoli acquedotti locali.
Ciò che occorre è un nuovo modello per la gestione sostenibile basato sullo sfruttamento delle idrostrutture alla scala di versante. Di conseguenza, è conveniente adottare nuove strategie di gestione sostenibile che richiedono precise conoscenze quali la valutazione della disponibilità futura risorse idriche alla luce del cambiamento climatico e l’identificazione di esse.
Fra le strategie per la crescita delle aree interne è indifferibile inserire la valutazione economica del superamento della rete dei piccoli acquedotti locali e orientare gli investimenti pubblici allo sfruttamento razionale delle idrostrutture a scala di versante, procedere alla ricostruzione e razionalizzazione della distribuzione idrica con utilizzo dei salti idraulici di rete per produrre energia pulita e considerare che alcuni ambiti di media montagna hanno ubicazione favorevole per la costruzione di grandi dorsali idriche al fine di portare l’acqua in pianura per caduta.
Prof. Antonio Bodini – Dipartimento di Scienze Chimiche, della Vita e della Sostenibilità Ambientale Unipr- “La disponibilità della risorsa idrica e i problemi di approvvigionamento e sfruttamento.”
Il Professore ha dichiarato: «L’obiettivo primario è identificare per la fauna ittica autoctona del Parco del Taro, sottoposta a tutela, la portata minima critica al di sotto della quale le specie sono a rischio di estinzione e una portata di buona tutela che si allontana dalla portata minima critica per offrire migliori condizioni di mantenimento della comunità ittica.
Emilio Guidetti – Direttore Montagna 2000 S.p.A. – “Potenzialità e fattori di rischio di un piccolo gestore: l’esperienza di Montagna 2000.”
L’azienda che eroga il servizio idrico integrato (captazione, potabilizzazione e distribuzione di acqua potabile oltre a fognatura e depurazione) ha espresso le principali difficoltà gestionali legate alla vastità del territorio, la bassa densità abitativa, la frammentazione impiantistica, pluralità di sorgenti, difficoltà economiche e finanziarie pregresse, discontinuità abitativa legata alla fruizione turistica e scarsa propensione al cambiamento e all’innovazione.
Il Direttore ha lamentato un fenomeno evasivo legato a utenze non censite rispetto ad una situazione pregressa di allaccio “amicale” e che oggi usufruiscono del servizio senza pagarlo, utenze censite ma non tariffate nell’ambito di accordi amicali pregressi e/o di posizioni legalmente non più tollerabili, allacci abusivi stabili o temporanei e mancato pagamento sistematico di utenze correttamente tariffate.
Tutti fattori che gravano economicamente sulle tasche di tutti e che occorre risolvere mediante un percorso di risanamento fragile perché basato su un delicato equilibrio tecnico, economico e finanziario gestito con attenzione, lungo perché traguarda un orizzonte da oggi a oltre quattro anni ad uno scenario complessivo di cinque, collaborativo ad ogni livello aziendale ed ogni lavoratore o lavoratrice deve svolgere il proprio lavoro con attenzione ed impegno, equo perché non verranno toccati i diritti ma, con altrettanta fermezza, verranno rimossi i privilegi e le rendite di posizione.
Pier Luigi Mori – Legambiente Borgo Taro – Estrazione di acque minerali, il caso della Valceno. Già attraverso il comunicato stampa del 9 dicembre 2016, Legambiente aveva espresso tutta la sua preoccupazione per la richiesta di Norda di aprire un nuovo pozzo per l’estrazione di acqua minerale sul Monte Pelpi, nel Comune di Bedonia, nonostante Legambiente Parma già otto anni fa, perché deputata al settore, si era premurata di richiedere tutela nei confronti della risorsa senza ottenere mai specifica risposta. Questo caso specifico dimostra quanto la tematica delle acque minerali sia poco legiferata a livello nazionale e regionale.
L’associazione chiede alla Regione Emilia Romagna di bloccare la richiesta della Norda con una sorta di moratoria ed aprire un percorso partecipativo che porti alla ridefinizione delle normative e del settore stesso.
L’appuntamento è al prossimo anno con un altro interessante World Water Day!
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