
Il volto umano di una piccola isola

di Simone Ariot
Gianni Morandi l’ha scelta per girare la fiction “L’isola di Pietro”, in onda in queste settimane su canale5. Molti l’avranno osservata e notata, chiedendosi cosa fosse questa Carloforte continuamente citata dal cantante/attore bolognese. Infatti tra le piccole isole italiane non è certo la più nota. Difficile da raggiungere, abbastanza vicina alla sua isola madre (Sardegna), fortunatamente non invasa dal turismo di massa, U’Paize, come la chiamano i locali, è l’isola della complessità. La sua storia tridimensionale (che vede Sardegna, Genova e Tunisia incontrarsi), un mare tra i più limpidi del Mediterraneo e una vitalità anche fuori stagione sono i tratti distintivi di una perla al centro del mare, dove la vita dell’uomo e quella delle acque danzano sulle note di un felice dialogo.
La storia
Incrocio di culture. Nel 1738 il re Carlo Emanuele III di Savoia concesse l’isola ai discendenti delle famiglie liguri trasferite a Tabarka quattro secoli prima e in gran parte fatti schiavi. Una volta riscattati, l’isola di San Pietro divenne loro, e qui portarono le proprie tradizioni. L’origine Ligure, l’esperienza in Tunisia e l’ospitalità in terra sarda hanno prodotto un mix la cui prova si riscontra soprattutto nella lingua e nella cultura. Il Tabarkino è un dialetto ligure farcito da elementi arabi che trova traccia di qualche parola sarda. Ne viene fuori un mix incomprensibile ai turisti, ma anche ai sardi della vicino Sant’Antioco. Una lingua riconosciuta e insegnata nelle scuole dell’isola per preservare la propria storia, che l’80% dei carlofortini continuano a parlare. Una storia fatta di rinascita dopo secoli passati in schiavitù, che nella pesca del tonno ha fondato le sue radici e la sua emancipazione economica. Il tonno, questo pesce sempre più raro, è invece il re-simbolo di questa terra. Nel viaggio tra le acque tunisine verso la Spagna passano davanti a San Pietro, qui le imbarcazioni tradizionali allestivano le Camere della morte, dove il Rais coordinava le attività di pesca. La mattanza è un rito, ora purtroppo quasi scomparso, ma il tonno regna ancora sovrano nella cucina carlofortina grazia al quale viene esportata in tutto il mondo.
Il Paesaggio e la vita, che nasce dall’acqua
San Pietro è diversa da tutte le altre piccole isole, forse perché la sua caratteristica principale è il rapporto felice con il mare. Gli scogli delle Colonne e la sabbia della Bobba, il paese e la campagna, il giorno e la notte, Carloforte offre tutto e il contrario di tutto. Non è Stromboli con la sua ruvidità, non è Panarea con il suo centro storico concentrato, e non è nemmeno Pianosa con la sua orografia inesistente. San Pietro è tutte queste isole messe insieme. La spiaggia di sabbia finissima e la scogliera frastagliata, il tramonto sul mare amato dai sub e le passeggiate sulla battigia, le immersioni alla ricerca dei coralli e le gite nella bilancella Ruggero II. Un’isola che come tutte le isole ha il suo centro, che in questo caso non si svuota fuori stagione, perché quella di san Pietro è una comunità che vive sull’isola tutto l’anno. Sono 6500 le persone che hanno deciso di rimanere perché ancora credono nella possibilità di un futuro felice. Fino a qualche decennio fa il problema non c’era, la tonnara dava infatti lavoro a quasi tutti i maschi isolani, ora invece è il turismo creare un indotto importante, regolato da un patto che sta dando i propri frutti. Sull’isola infatti non si costruisce più, ma ogni famiglia possiede due case. Una in paese, un groviglio di strade che ricordano i carrugi genovesi, e una in campagna, dove si coltiva la vite e trovano spazio le baracche, abitazioni tipiche con il tetto spiovente in direzione del forte maestrale. In questo modo la casa che non si usa viene affittata ai turisti. Quelli sono i posti letto, di più non ce ne sono, e le spiagge ringraziano, perché non c’è mai la calca insopportabile, nemmeno ad agosto. A due passi dal centro, pronto a separarlo dalla campagna, c’è lo stagno. Con la luce di fine pomeriggio rende l’acqua rosa, come il colore dei fenicotteri che lo popolano da primavera a settembre. Uno stagno per l’antica produzione di sale, un piccolo mare necessario al muggine, pesce che nidifica e cresce prima di essere servito in tavola. Con le sue uova si produce la bottarga, prelibatezza che vale quanto l’oro, alimento forte e gustoso come è forte il caratteri degli isolani.
Cibo e cucina
Carloforte significa tonno, che qui sull’isola è solo tonno rosso. La qualità migliore, quello che i giapponesi vengono a comprare per i migliori sushi bar di Tokio, ma anche tutto ciò che ne deriva. Cuore di tonno, musciame e bottarga sono salumi di mare dal gusto forte e unico, dal prezzo non economico, merce rara che si trova solo qui. L’origine ligure emerge invece nella farinata, nelle focacce che vengono puntualmente sfornate nei panifici, negli antipasti insomma. Andare a Carloforte e non fare l’esperienza di una focaccia con la Tunina toglie valore al viaggio. La migliore? Alla focacceria delle sorelle, davanti al porto. Non scordiamoci però della Tunisia, del suo cous cous che a San Pietro si chiama cascà e viene arricchito di vongole e arselle diventando piatto della tradizione estiva, preparato da tutte le donne carlofortine. Ma per mangiare bene non serve avere una vecchia zia di San Pietro, tavole calde e ristoranti non mancano con il merito di costare il giusto. Il più raffinato? Da Nicolo sul lungomare o al Tonno di corsa, un’istituzione del magiare carlofortino.
Carloforte in società
Ora è Gianni Morandi e la sua “Isola di Pietro” a risvegliare l’attenzione su quest’angolo di Sulcis, ma Carloforte ha sempre avuto uno spazio nella liste delle mete giuste. Semplicemente non cerca visibilità e i vip, quando vengono, lo fanno con discrezione. Se Tronchetti Provera sceglieva le sue coste per veleggiare, Victoria Cabello ai tempi della liaison con l’artista Maurizio Cattelan passeggiava tranquillamente in centro senza suscitare troppe attenzioni. Artisti e musicisti, in particolare, sembrano amare l’isola, come testimonia un prezioso video che ritrae Fabrizio De André discutere con alcuni paesani sulle sedie di un bar, subito dopo aver inforcato la chitarra per cantare la sua Creuza de mar .
Come arrivare
La difficoltà di raggiungere Carloforte è la sua condanna e la sua salvezza al tempo stesso. Isola di un’isola di una penisola, San Pietro dista poche miglia marine dalla Sardegna, ma chi proviene dal “continente” deve prendere un aereo, un treno, una corriera, una nave. Il viaggio diventa difficile, ma è anche grazie a ciò che l’esperienza diventa unica. Se fosse semplice, il fascino di U’Paize, come lo chiamano i locals, ne risentirebbe. Una soluzione per facilitare le cose esiste: dall’aeroporto di Cagliari noleggiare un’auto e in un’ora arrivare a Portovesme dove vi aspetterà la nave. Per entrare in un’altra dimensione basteranno solo altri 30 minuti. La difficoltà più grande, a questo punto, sarà andarsene.
Immagini in evidenza by Michael Bird in CC
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