
Quando l’acqua mangia la terra: erosione a Massa e Carrara

di Sara Galderisi
Le mareggiate di gennaio e febbraio scorso hanno accentuato un fenomeno che sulle coste di Massa e Carrara è in corso dagli anni Trenta del secolo scorso: l’erosione da parte delle acque marine di metri di spiagge e terra. Questo crea disagi e difficoltà non solo ai proprietari degli stabilimenti balneari, che vedono di anno in anno diminuire lo spazio per sdraio e ombrelloni, ma anche ai gestori di camping e strutture ricreative che si sono visti entrare letteralmente il mare in casa, mare che ha demolito o messo in serio pericolo strutture fino a pochi anni fa ben lontane dalla battigia. L’acqua ha eroso addirittura le fondamenta di alcune strade che devono essere messe in sicurezza.
Giorgio Ricci, presidente di Croce Rossa, uno dei bagni più colpiti, spiega che “i danni ammontano a diverse migliaia di euro. Al momento non avremmo la possibilità di piantare il centinaio di ombrelloni che mettiamo solitamente a diposizione dei clienti”.
Il problema erosione, secondo alcune ricerche effettuate fra gli altri dall’Università di Pisa, nasce dopo la costruzione del porto di Marina di Carrara a partire dal 1928 che ha alterato l’equilibrio costiero. Il porto, realizzato a più riprese nel corso di vari anni, ha provocato il blocco dei sedimenti che naturalmente formerebbero le spiagge di Marina di Massa e Carrara.
Dopo anni persi nell’indecisione, finalmente a partire dagli anni Ottanta le Amministrazioni si attivano concretamente per combattere l’erosione: vengono installate scogliere, geotubi pieni di sabbia, tonnellate di ghiaia sono impiegate per il ripascimento delle spiagge. Interventi che hanno avuto effetto per qualche anno ma che devono essere ripetuti.
I balneari e le Amministrazioni hanno lamentato di essere lasciati soli dalla Regione e hanno chiesto l’attivazione dello Stato di Calamità. Dopo l’ultima mareggiata di febbraio, si è tenuto un incontro fra i rappresentanti di Regione e Comuni coinvolti che ha portato allo stanziamento di 2,3 milioni di euro per il rinascimento delle spiagge con sabbie provenienti da Viareggio. In attesa dei tempi piuttosto lunghi della regione, i balneari privatamente metteranno in atto piccoli provvedimenti tampone per riportare la spiaggia mangiata dal mare in battigia. L’obiettivo, dicono, è “tutelare la spiaggia, una risorsa del territorio. Qui non si tratta di qualche fila di ombrelloni in più”.
A questo proposito, il sindaco di Massa, Alessandro Volpi, è stato accusato dai consiglieri di non essersi attivato per tempo con la Regione, accusa smentita dallo stesso sindaco che afferma “dire che il Comune non si è fatto sentire sul tema dell’erosione è assurdo. Abbiamo inviato una lettera alla Regione subito dopo la mareggiata”. Itala Tenerani, presidente del consorzio Riviera Toscana Marina di Massa, difende il sindaco che “ha più volte confermato la volontà di provvedere subito perché in gioco c’è la tutela e la salvaguardia della costa e quindi del territorio”. Tenerani punta il dito contro i “tempi biblici” della Regione e intende chiederle “di rivedere le tempistiche perché i tempi burocratici non sono compatibili con la situazione di emergenza”. A dicembre il Consigliere regionale e comunale Giacomo Bugliani, Pd, aveva organizzato una conferenza stampa per “attirare l’attenzione delle istituzioni sulla condizione critica della costa e degli operatori balneari”.
Ecco qualche dato: in trent’anni sono stati spesi milioni di euro in interventi per rallentare l’erosione ma sono stati persi circa 30 metri di spiaggia, 10 solo nell’ultimo anno. In alcuni tratti il danno è tale da mettere in pericolo l’apertura stagionale. Solo con la mareggiata di febbraio, gli stabilimenti balneari hanno subito danni che mettono in forse l’apertura a maggio. Dal novembre 2018 dovrebbero partire i lavori che trasporteranno circa 104.000 metri cubi di spiaggia da Viareggio alla zona destinata al ripascimento.
In una zona come la nostra, sempre più soggetta a precipitazioni intense, alluvioni e frane, il fenomeno erosione appare preoccupante, vista la velocità con cui il mare avanza. Un esempio di come l’acqua possa trasformarsi da risorsa a pericolo.
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