
Fossa delle Marianne inquinata. Ritrovata busta di plastica a 10mila metri sotto il livello del mare

Dove non arriva fisicamente l’essere umano, al suo posto arriva la plastica.
Nella più profonda depressione oceanica del Pianeta è stata ritrovata un busta di plastica. La scoperta, a circa 11 mila metri sotto il livello del mare, nell’Oceano Pacifico, è stata fatta dalla Japan Agency for Marine-Earth Science and Technology in Yokosuka.
Dove ci si aspetterebbe di ritrovare nuove e affascinanti specie marine si pesca invece una comunissima busta.
Busta che ha ottenuto il record per essere la più “profonda” del pianeta. Ma che, più tristemente, è il simbolo lampante di come le attività umane stiano intaccando in maniera irreversibile l’ecosistema degli oceani. Una scoperta sconcertante e allarmante: nemmeno le aree degli oceani più profonde e inaccessibili sono dunque immuni dall’inquinamento da plastica.
Numerosi team internazionali che lavorano in tutto il mondo in oltre 5.000 immersioni separate e utilizzando veicoli remoti in acque profonde, hanno aiutato a studiare i fondali oceanici per scoprire cosa c’è sotto. Oltre un terzo dei detriti trovati era micro-plastica, con l’89 per cento di prodotti monouso.
Il paradosso è evidente: qualche minuto di utilizzo di un prodotto, al costo dell’irreversibile inquinamento dei mari.
Inoltre, è da ricordare il tragico impatto che questi sprechi stanno avendo sulla stessa vita marina, con le balene che si vedono morire a causa dei livelli tossici dell’inquinamento legato alla plastica.
Purtroppo, questa contaminazione è destinata ad aumentare visto che la produzione di plastica a livello mondiale continuerà a crescere vertiginosamente nei prossimi anni (secondo le previsioni la produzione sarà quadruplicata entro il 2050).