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MASSERIE PUGLIESI: LE CATTEDRALI NEL DESERTO DEL NOSTRO TEMPO

MASSERIE PUGLIESI: LE CATTEDRALI NEL DESERTO DEL NOSTRO TEMPO

Si definiscono ancora “masserie”, e da qualche anno rappresentano il maggior polo di attrazione turistica della Puglia.
Anticamente nate come fortezze chiuse, centro della vita degli antichi latifondi, oggi le masserie fanno tanta parte del fatturato turistico annuo della regione.

L’idea originale diffusasi ormai una decina di anni fa, di cui i più comuni agriturismi sono un esempio, era quella di riprendere quei vecchi quanto caratteristici complessi di case, spesso diroccati, e riqualificarli per tirarne fuori un business nuovo che facesse della tradizione e del chilometro zero le sue colonne portanti.

Ma quanto bene fanno al paesaggio?

Quella che da un lato potrebbe essere arretratezza di infrastrutture in una delle regioni meno deturpate d’Italia, vive oggi il paradosso delle masserie proprio perché non tutte queste sono diretta eredità di quel mondo rurale a cui vorrebbero alludere.

Molte di queste, infatti, tirate su da zero con imponenti costruzioni atte a emulare dei veri e propri borghi, sorgono come cattedrali nel deserto dello splendido quanto singolare paesaggio pugliese.

Dal business, inizialmente sì fruttuoso ma comunque rispettoso del paesaggio, fatto di una genuinità d’intenti oltre che di cibi, si è tristemente giunti allo sfruttamento commerciale e senza limitazioni dell’idea nel nome del sacro dio denaro.

Naturalmente di tutto questo ne ha risentito il paesaggio.

Tra le enormi distese di ulivi secolari, i veri padroni di questa terra, vanno ergendosi come una nota stonata queste macchine da soldi mascherate col latte di calce, delimitate da finti muretti a secco, che raccontano una tendenza e non una tradizione riportata in vita.

Si parla di un business da milioni di euro l’anno, di alcune tra le mete turistiche più ambite di tutto il mondo a cui hanno concesso uno scatto anche il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump, la regina della musica pop Madonna ed anche la più nostrana ma di certo non meno internazionale Chiara Ferragni.

Certo, lavoro, riqualificazione, utili e progresso: ma qualcuno ha provato a chiedersi cosa ne pensa il paesaggio?

Qualcuno ha pensato che, anche in questo caso, la morale non dovrebbe essere bypassata così facilmente a favore del guadagno?

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