
Perdite d’acqua? I dati dell’Istat fotografano un paese colabrodo

di Mattia Fossati
La situazione sta peggiorando. Il censimento delle acque per uso civile, reso pubblico a dicembre 2017 dall’Istat, non lascia adito a dubbi: nel 2015 si è disperso il 41,4% dell’acqua potabile immessa nella rete idrica nazionale contro il 37,4% dell’ultima rilevazione. Un dato in netto peggioramento anche nel virtuoso Nord Italia: Trentino, Toscana, Emilia-Romagna hanno registrato il 4% di perdite in più rispetto al 2012. Un campanello d’allarme da non sottovalutare.
Dando una rapida occhiata al rapporto dell’istituto di statistica, la situazione non sembra la più rosea.
Nel 2015 sono stati immessi 8,3 miliardi di metri cubi per acqua ad uso potabile, circa 375 litri al giorno per abitante. Di questi, in termini assoluti, ne sono stati persi 3,4 miliardi, in pratica ogni cittadino italiano non ha ricevuto 56,67 metri cubi d’acqua.
“Si tratta di un volume enorme – scrive il rapporto – stimando un consumo di 80 metri cubi annui per abitante, soddisferebbe le esigenze idriche per un anno di circa 40 milioni persone”. In altre parole: ogni anno buttiamo via una quantità d’acqua pari a quella utilizzata per dissetare più di metà della popolazione italiana.
Come mai avvengono queste perdite e chi sono gli “spreconi” d’Italia?
Il rapporto non ha molti dubbi riguardo alle cause: “in parte le dispersioni sono fisiologiche e legate all’estensione della rete, al numero degli allacci (…). Inoltre sono derivanti da criticità di vario ordine: rotture nelle condotte, consumi non autorizzati, prelievi abusivi dalla rete, errori di misura dei contatori”.
Regioni diverse, problemi diversi: nelle zone di montagna sarebbe maggiormente il freddo ad incidere sulla dispersione d’acqua, poiché determina errori di misurazione nei contatori. Viceversa nel Centro-Sud “sono soprattutto i consumi non autorizzati a incrementare il valore delle perdite apparenti”.
Numeri alla mano, tutte le regioni del Nord Italia hanno un livello di perdite inferiori rispetto al dato nazionale ad eccezione del Friuli Venezia Giulia, che sfiora nel 2015 il 48% d’acqua “persa”. Le Regioni centrali e meridionali si aggiudicano la maglia nera, perdendo complessivamente il 15,4% in più rispetto alla precedente rilevazione.
Il rapporto dell’Istat ha evidenziato che l’Italia deve affrontare un problema che non vediamo, una sfida che, con il passare del tempo, percepiremo però sempre di più.
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