
Futuro ad alto rischio. Ma da affrontare con allegria

di Maria Carla Allegri
10 miliardi di persone nel 2050. Sembra un tempo remoto. Però il disastro è vicino. Anche perché la scarsità di cibo andrà di pari passi con quella dell’acqua e delle risorse ambientali. Entrambe figlie di un mondo troppo popolato e che consuma beni naturali che non è in grado di rinnovare, se non con tempi e ritmi distruttivi per l’intero pianeta e a ogni latitudine. Il climate change è infatti il grande protagonista, ma al momento poco considerato, di cambiamenti epocali che si annunciano drammatici. In assenza di visioni e azioni che concretamente e velocemente contrastino e invertano le tendenze insostenibili attualmente in corso. Con la consapevolezza però che il processo sarà lungo, difficile e molto rischioso. E che, per stare alla raccomandazione del saggio di Giorgio Triani, sarà bene anche predisporsi alla sfidante impresa con ottimismo, fiducia e un pizzico di allegria.
Allegre apocalissi . Il futuro (passsato) che ci attende” – Castelvecchi, Roma, € 12,50- è infatti un ritratto d’epoca che passa in rassegna tutti i principali fattori di cambiamento che stanno rivoluzionando il mondo e la società. Con un’intensità e velocità sconosciuta ad ogni altra epoca, anche recente. E che investono praticamente tutta la nostra vita, lavorativa e non. “Automobili, ma anche bus, metro, camion che si guidano da soli- è l’incipit del saggio-….. Semafori intelligenti e frigoriferi che ordinano la spesa. Test genetici consegnati via email e droni per il trasporto delle persone e non solo della pizza. Verdure e frutta prodotte senza terra. Internet delle cose (IoT) e industria 4.0. A proposito: il 63% degli alunni iscritti alla scuola primaria da grande farà un lavoro che oggi non c’è. Machine learning e reti neurali, robot e big data annunciano che la fantascienza è prossima a diventare realtà. Nel giro di pochi anni si prevede che l’intelligenza artificiale non avrà più bisogno dell’assistenza umana. Nel 2022 non ci sarà lavoro manuale e faticoso che, secondo Elon Musk il padre di Tesla, Space X e Hiperloop ( 28 minuti da San Francisco a Los Angeles e 24 da Roma a Milano), non potrà non essere fatto da macchine. Da robot e in fabbriche automatizzate, che consentiranno di aumentare enormemente la produttività, riducendo però in modo altrettanto consistente il lavoro umano”.
Un mondo senza lavoro dove la mobilità sociale si è fermata
Un mondo senza lavoro o con sempre meno lavoro fisico è dunque una prospettiva realistica e non troppo lontana. Vagamente terrorizzante. Remota e vicina nello stesso tempo. Il futuro, che sta prendendo rapidamente forma, offre infatti un forte sapore retrò. Dove il lavoro non c’è e la mobilità sociale s’è fermata, come fossimo ritornati all’Ancient Regime. Ma tornano anche i luddisti, gli oppositori a tutto: è il “no 2.0” (no global e no tax, no tav e no triv, no vax e no tap). Resuscita anche il marxismo e pure fascismo e nazismo ridanno segni di vita. Ma non è semplice passato che si ripropone, perché la lotta di classe si riaccende all’interno delle grandi company del web, mentre il nuovo Quarto Stato digitale avanza stringendo in pugno uno smartphone. E’ il platform capitalism o capitalismo parassitario incarnato dai bikers di Foodora e dai “turchi meccanici” di Amazon. Nondimeno se fake news e post-truth ci riportano ai tempi dei regimi totalitari, del miniculpop, talent show e reality tv attualizzano i circenses romani.
Si prospetta come prossimo l’avvio della colonizzazione di Marte e vicino il traguardo dei 120 anni di vita. Mentre i “transumanisti” annunciano la prossima comparsa di un nuovo tipo umano “aumentato” dalle tecnologie esponenziali. Intanto, però, furoreggia un “ritorno al futuro” che non è solo folklore, revival merceologico, vintage. Rimpianto del telefono a gettoni e dei dischi di vinile. Ma soprattutto furore che accende un ampio fronte di “arrabbiati”: sovranisti e suprematisti, secessionisti e fondamentalisti, odiatori seriali e haters di giornata. Un inatteso risorgimento di antiche e irriducibili identità territoriali, razziali, religiose, culturali. Talvolta comico, come la contesa per la paternità del tiramisù che contrappone le Regioni Veneto e Friuli Venezia Giulia. Ma quasi sempre avverse e spesso “armate” contro ogni trasformazione e innovazione. La narrazione si è capovolta: non arrivano più i nostri, ma i “cattivi”. Che ora, attraverso il web e i social network, reclamano punizioni e pene esemplari, anche corporali, perfino capitali.
“La pacchia è finita” ha annunciato a maggio 2018 il ministro degli Interni Matteo Salvini rivolto ai migranti. Nel contempo che il presidente Trump ha ordinato di dividere i bambini dai genitori messicani immigrati illegalmente.
Un presente che non ha futuro
Diversità, apertura, tolleranza sono valori dismessi. Si intravvedono orizzonti pre-moderni, intellettualmente angusti, socialmente avversi. Tuttavia è mobile&digitale il driver di cambiamento più forte; il contenitore e la cornice di tanti nuovi comportamenti ed esperienze che si collocano in uno spazio/tempo non più classificabile nei modi tradizionali. Saturo, intenso, non lineare, velocissimo, virale, deregolato: sono infatti le parole chiave del nuovo ordine che si sta profilando sull’orizzonte mondiale
Come sempre, il futuro è imprevedibile. “ Fammi indovino che ti farò ricco”. Mai come ora però il domani è stato così denso d’incognite e resistenze. Inevitabili peraltro. Visto che siamo ormai nel pieno di un sommovimento epocale, che ha tutta l’aria di un vero e proprio cambio di era. E come in ogni rivoluzione sono molte più le distruzioni che le costruzioni, le resistenze che le aperture. Ma non c’è barriera, confine, muro che tengano e possano contenere le paure. O semplicemente opporsi al cambiamento. Eppure molti continuano a procedere a tutta velocità, con la testa girata all’indietro. Aggrappati disperatamente al presente. Nostalgici ( del si stava meglio quando si stava peggio) e spaventati ( da industria 4.0) , ma avvolti da un sottofondo permanente di giochi, musiche e divertimenti.
Allegre apocalissi, appunto, è il racconto di questa disperata lotta e nel contempo un invito a predisporsi a un viaggio e una ricerca che – per ribadire il concetto iniziale saranno lunghi, faticosi, difficili. Ma ai quali non ci sono alternative. Talché avrebbe, e ha, molto più senso cercare di governare le trasformazioni, negoziare i conflitti, provare a immaginare e progettare il futuro che ci attende, anziché attardarci nella difesa di un presente che non ha futuro. Giusto con quel pizzico di allegria che anche nei momenti peggiori aiuta a vivere (meglio). Come suggeriscono due citazioni che riassumono bene lo spirito del libro: “ Non prendete la vita troppo sul serio perché alla fine non ne uscirete vivi” (massima salutista) e “ Volete cambiare il mondo ? Divertitevi! (Larry Page, fondatore e Ceo di Google)
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