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IL FIORE DI LOTO NATO DAL FANGO DI RIINA

IL FIORE DI LOTO NATO DAL FANGO DI RIINA

di Cristina Conversano

Nel cuore di Palermo sorge il terzo parco più grande d’Italia, nascondendo sotto migliaia di mq una storia dal sapore agrodolce tipicamente siciliano. L’inaugurazione risale al 15 ottobre 2012, ma l’idea e i lavori precedono l’apertura del parco di due anni esatti. Era ottobre del 2010 quando da un semplice commento sotto un post di un noto blog palermitano è nato un comitato civico il cui obiettivo, per mesi di riunioni, è stato cercare di progettare uno spazio verde che potesse salvare la città dall’immensa colata di cemento sotto cui rischiava di essere sepolta. 9 ettari di terreno che fino ad allora erano stati di proprietà della Regione Siciliana, sebbene momentaneamente affidati al Corpo Forestale, che aveva il proposito di trasformarli in un luogo ove raccogliere tutti i propri uffici dislocati nelle varie zone del capoluogo. Non è così breve e lineare, tuttavia, la vita di quest’area che sin dal 1700 risulta presente negli esami cartografici dell’epoca come frammento di un sistema di terreni agricoli ben più vasto. Inizialmente noto come fondo Murano, poi Morello, vede la sua estensione ridursi agli inizi del Ventesimo secolo sino a comprendere solo la cosiddetta strada della Croce. È, invece, risalente alla seconda Grande Guerra l’acquisizione da parte dell’AGIP, che ne sfruttò le potenzialità per l’immagazzinamento del carburante. Scavando appena sotto la superficie di questa biografia, fatta di vendite e acquisti, ci s’imbatte nella realtà in cui era stretta Palermo dal 1950, saccheggiata e distrutta dalla mafia. In seguito ad una serie di indagini e controlli è risultato, difatti, che il fondo, così come l’intero quartiere Uditore erano stati possesso di Salvatore Riina, noto boss di Cosa Nostra e capo dell’intera cosca sino all’anno della sua cattura, il 1993. Questa, come tante ville e costruzioni della zona sono state, in seguito alle sue condanne, donate a enti pubblici, una fra tutte la sua casa, divenuta una caserma che sorge a poche centinaia di metri dal parco. È questo che rende il parco Uditore, com’è stato rinominato in seguito alla sua apertura, più di un semplice polmone verde al centro della Conca d’Oro. È simbolo di un riscatto sociale, della nascita di un’associazione di volontari che da anni provvedendo al suo sostentamento tramite eventi gratuiti, iniziative sociali, attività e tempo d’estate per bambini, mercati biologici e raccolte fondi totalmente libere – è infatti possibile, per ciascun cittadino, sostenere il parco che non riceve alcun compenso pubblico, se non quello offerto dai suoi fruitori. Gemellato dal 2012 con il parco di Londra, il St. James, basa la sua filosofia su scelte eco-compatibili e reversibili, chiaramente ispirata a quella londinese, è comprensivo di percorsi ciclo-pedonali, aree dedicate ai cani o alla meditazione, una palestra all’aperto e un’area per bambini.

E nonostante siano tanti i progetti per il futuro e altrettanta sia la volontà della cooperativa, è stata una grande vittoria, una scommessa vinta da una città che di ambiente e legalità sta cercando di fare il suo nuovo punto di forza

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