
A loro chi pensa?

L’immigrazione e gli sbarchi diventano sempre più oggetto di notizia ma la povertà è tutta lì?
di Davide Morselli
Si parla spesso di rifugiati, coste italiane assediate, naufraghi al largo su navi ferme in attesa di via libera per l’attracco, nazioni che non vogliono accogliere, politici a favore e politici contro. L’immigrazione diventa sempre più un business tanto che, chi prima è a favore poi diventa a sfavore e viceversa, giusto per mostrare quanto la situazione sia legata al “colore politico” del momento perché sì, chi prima era nello schieramento “bianco” da un giorno all’altro passa al “nero” come i passaggi dei pezzi su una scacchiera. Perché in fondo la politica è proprio una partita a scacchi, schieramento bianco contro nero, una partita che una volta finita si ricomincia, magari invertendo i colori, tutto a scapito però di queste persone. Di conseguenza la gente che spalleggia uno schieramento, che si identifica in un partito, ne copia le posizioni e, se questi sono favorevoli all’accoglienza, allora lo sono anche loro, in caso contrario anche loro prendono debitamente le distanze. Ma, al pari di questi rifugiati tanti altri non hanno la possibilità nemmeno di provarci a fuggire, perché con una famiglia, perché ancor più poveri, perché ancor più deboli.

A loro chi ci pensa? Sì perché, secondo le ultime cifre indicate nel rapporto annuale dell’UNHCR (United Nations High Commissioner for Refugees – Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati) Global Trends, le persone in fuga dai propri paesi risultano essere 70,8 milioni di cui il gruppo più numeroso, con 41,3 milioni di persone, è però quello che include gli sfollati in aree interne al proprio Paese di origine, una categoria alla quale normalmente si fa riferimento con la dicitura sfollati interni (Internally Displaced People/IDP). Sono proprio questi, i “non tenuti in considerazione”, i “non ritenuti importanti” perché “non politicamente rilavanti”, i più bisognosi perché non aventi nemmeno la possibilità di tentare di fuggire. Non compaiono nei servizi televisivi, nei telegiornali, nei quotidiani; non sono oggetto di notizia, non soddisfano il requisito della notiziabilià, e perciò non sono nemmeno presi in considerazione dai partiti politici, dai loro rappresentanti e tanto meno dai sostenitori di questi.
Tra “il dire e il fare” c’è una bella differenza e molto probabilmente chi urla a gran voce di aiutare, soccorrere ed accogliere spesso è la stessa persona che poi materialmente non lascerebbe nemmeno un euro in elemosina a chi ha bisogno ma, se a maggior ragione questi bisognosi non arrivano nemmeno al “dire” ancor meno avranno possibilità di essere aiutati. Forse è proprio questo il problema, che a riempirsi le bocche di parole sono bravi tutti, a far effettivamente qualcosa invece no. A maggior ragione tanto meno si farà per chi “non fa riempire nemmeno le bocche”, con le sue tragedie, con il risultato che tutti guardano giustamente alla nave con 30 persone ferma al molo, ma nessuno pensa anche alle migliaia di persone bloccate dalle guerre nei propri paesi. Viene spesso posto il problema, “ma se ne avessi li porterei” oppure, “li darei sì ma poi non arrivano mai perciò meglio lasciar perdere”. Abbandonando per un momento i pregiudizi e gli schieramenti, evitando scuse e prendendo coscienza di sé stessi e della propria capacità, si può fare qualcosa, anche nel piccolo, perché con poco si può fare davvero tanto. Stando infatti ai dati dell’UNHCR è possibile: – Con 20€ fornire un posto a scuola per un bambino – Con 25€ fornire latte terapeutico a 3 neonati – Con 30€ fornire coperte termiche a 4 rifugiati – Con 35€ dare riparo ad una famiglia di 5 rifugiati – Con 50€ fornire vaccini e cure mediche ai bambini rifugiati – Con 50€ fornire libri scolastici ad 8 bambini – Con 100€ fornire acqua potabile per una settimana a 16 rifugiati – Con 320€ fornire lampade ad energia solare a 8 famiglie Sembra impossibile ma è così, evitando di prendere un caffè al giorno, in media, si offre un aiuto enorme. I famosi 30 euro al giorno a coloro che vengono accolti qui, tanto citati e contestati da ambo le parti, qui si usano in un mese, ma nessuno ne parla perché non fa notizia, non porta voti, non accresce la figura di chi si schiera ad idolo dell’accoglienza. Smettiamo di guardare quindi solo alla punta dell’iceberg, che sicuramente è importante, ma che presuppone anche un ghiacciaio ancora più vasto sotto di lei. Perché è proprio questo il problema, ci fanno vedere ciò che vogliono, come i prestigiatori che ti incantano con una mano ma il trucco lo fanno con l’altra. Cominciamo a vedere anche oltre e fuori, e magari a fare qualcosa anche noi. Dimentichiamo la povertà come strumento di propaganda politica e cominciamo ad aiutare dove effettivamente possiamo, perché poi, in fondo, a parole sono bravi tutti ma sono i fatti che contano. Smettiamo di fare finta di vedere e non potere, con poco si può fare tanto e poi, in fondo, troppi caffè fanno anche male!
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