
”CATTIVE ACQUE”: LA STORIA DI UN AVVOCATO CONTRO LA DUPONT

di Sara Ausilio
“The Lawyer Who Became DuPont’s Worst Nightmare”. L’articolo, pubblicato da Nathaniel Rich nel 2016 sul New York Times, racconta la vera storia di Robert Bilott ed è il punto di partenza di Cattive acque, il nuovo film di Todd Haynes.
LA TRAMA
1998- Robert (Mark Ruffalo), un’avvocato d’azienda di Cincinnati, da un giorno all’altro dovrà decidere se continuare a difendere le grandi industrie o aiutare uno sconosciuto che piomba nel suo ufficio con una scatola di VHS.
L’uomo è il burbero e disperato Wilbur Tennant (Bill Camp), allevatore del Parkersburg -West Virginia- che gli chiede di indagare sulla inspiegabile morte delle sue mucche e sostiene che la colpa sia di un’importante azienda chimica.
Rob, scosso dal contenuto raccapricciante delle videocassette, si reca sul posto. Il paese sembra posseduto da un’oscura entità…
L’avvocato ne fa una causa propria e per risolvere il caso mette in secondo piano lavoro, famiglia e soprattutto la sua salute psico-fisica.
La presenza di PFOA nei prelievi ematici effettuati su un vasto campione di individui sarà la prova inconfutabile che Robert cercava e che gli permetterà di incastrare definitivamente l’azienda.
Si imbatte in uno strano acronimo ricorrente nei documenti: PFOA (acido perfluoroottanoico). Scoprirà che la multinazionale DuPont da oltre quarant’anni inquina deliberatamente le acque dall’Ohio alla Virginia. Tutta la popolazione è gravemente in pericolo.
PFOA E TEFLON: COSA SONO?
La multinazionale DuPont non solo per anni avvelenò le acque con il PFOA, ma si macchiò di insabbiamenti e depistaggi (diversi studi di laboratorio provarono che la sostanza causava il cancro negli animali come negli uomini).
Infatti, gli operai e le operaie della fabbrica si ammalarono di tumore, alcuni morirono, e nacquero figli con gravi malformazioni. Tutto ciò accadde perchè erano quotidianamente e costantemente a contatto con il teflon.
Questo materiale, prodotto a partire dal PFOA, venne scoperto nel 1938 e utilizzato nella Seconda guerra mondiale in ambito militare. Successivamente, fu impiegato per rivestire padelle antiaderenti e per la produzione di vernici o materiale tessile, entrando nelle case dei cittadini.
In quegli anni, la sostanza non era riconosciuta come “tossica” dal governo e quindi Bilott non potè accusare l’azienda fin da subito.
Solo dopo numerosi studi ed esami epidemiologici sugli abitanti del posto, si provò che almeno 6 malattie erano causate dal PFOA: disfunzione della tiroide, colite ulcerosa, cancro ai reni e ai testicoli, ipertensione gestazionale e colesterolo alto.
Questa scoperta, portata avanti dall’avvocato, è la chiave di volta per comprendere un problema ancora più grande.
Il PFOA, quando viene rilasciato nell’ambiente, è caratterizzato da una resistenza che mantiene la sua composizione chimica del tutto inalterata.
Possiamo quindi dedurre che tracce di questa sostanza tossica sono presenti nel sangue della maggior parte degli esseri viventi e il dato ancor più sconvolgente è che è solo una tra le 60.000 sostanze chimiche sintetiche prodotte e rilasciate in tutto il Mondo senza controllo regolamentare.
LA GRANDE CROCIATA DI UN EROE MODESTO
Rob incarna l’eroe comune che lotta contro le ingiustizie, perseguendo un unico obiettivo: la verità.
Nella sua battaglia durata ben 19 anni, si scaglia contro un sistema corrotto in cui i poteri forti schiacciano i cittadini. Ma il singolo individuo, grazie alla sua tenacia e perseveranza, può cambiare le cose e fare la differenza.
Nell’epoca delle manifestazioni Fridays For Future e di una maggiore consapevolezza nei confronti dell’inquinamento ambientale, Cattive acque sembra stare perfettamente al passo con i tempi. Con estrema crudezza e inquietudine accompagna lo spettatore in una profonda e attuale riflessione che, nonostante tutto, consente un barlume di speranza.