
Lido La Conchiglia di Gela: un tempo attrazione turistica nella stagione balneare, oggi fuori uso

di Anna Turco
Ci fu un periodo a Gela durante il quale il Lido La Conchiglia ero lo stabilimento balneare preferito durante l’estate dai cittadini gelesi e da quelli delle zone limitrofe. Oggi, invece, è una struttura “più morta che viva” che si staglia sul mare, perdendo così quella che era la sua funzione qualche decennio fa.
Prima del Lido la Conchiglia e la sua costruzione
Antecedentemente alla sua costruzione, fino al 1957 e per più di 20 anni, al suo posto veniva eretto uno stabilimento mobile, in legno e sul bagnasciuga. Famosa è la foto che ritrae Mussolini il 14 luglio del 1937 mentre balla insieme ad una “fortunata” gelese alla Conchiglia, in città per ricordare i caduti in guerra. Venne accolto da una Gela addobbata con tricolori e foto del duce, una sfilata di giovani fascisti e la partecipazione delle più alte cariche politiche e religiose, come il Vicario del Vescovo. Solamente nel 1958 si decise di costruire una struttura fissa, più stabile ed in cemento armato. Il lido fu progettato dal geometra Filippo Trobia e costò ai fratelli gelesi Ventura, che decisero di finanziare il progetto, ben 160 milioni di lire. Venne inaugurato il 24 giugno 1958 con grandi celebrazioni e figure importanti civili e religiose parteciparono ai festeggiamenti.
Il Lido La Conchiglia è costituito da una struttura centrale a forma di conchiglia, che gli dà il nome e nel quale si trova la sala, circondata da porte-finestra che la mantenevano luminosa e dalle quali si aveva una bella vista del Mar Mediterraneo. I tavoli erano disposti ai lati della sala in forma circolare, lasciando così al centro la pista per ballare; si contavano 800 posti a sedere. Particolare era anche il tetto decorato da un design a pois colorati. All’esterno c’era una seconda struttura a forma di ali dove si trovavano i camerini. L’ingresso della sala era composto da due porte principali poste dopo i camerini. Tutta questa struttura si reggeva sull’acqua grazie a delle palafitte con una profondità di 8-11 metri ed un ponte di 30 metri che la collegava alla spiaggia. L’edificio, secondo Isabella Fera, ricorda i modelli tradizionali dei piers inglesi e della rotonda di Senigallia. Anche seguendo dei vecchi modelli, questa particolare composizione farà da ispirazione all’architettura turistica – balneare. Sulla spiaggia all’altezza della struttura venivano messe delle cabine colorate (in foto) in estate affittate ai bagnanti per l’intera giornata. Grazie alla sua posizione e visibilità ebbe un grande successo e rappresentò Gela nelle cartoline per anni.

La struttura non era, però, solamente utilizzata come semplice lido: ricevimenti e feste venivano regolarmente organizzate. Una di queste fu il matrimonio di mio zio nel 1965, mio padre mi racconta: a quei tempi non venivano organizzati pranzi o cene, ma un semplice incontro con dolcini, musica e spumante.
Da attrazione turistica ad ex fiore all’occhiello della città
Tuttavia il successo del Lido La Conchiglia non durò molto. Nel 1960 iniziò la costruzione dello stabilimento petrolchimico ANIC, voluto fortemente da Enrico Mattei, che entrò in funzione nel 1963. Fu fonte di lavoro e urbanizzazione per la città ma, allo stesso tempo, dannoso per la spiaggia ed il mare. Il problema nacque dall’inconciliabilità dello sviluppo turistico e di quello industriale: la modernizzazione e il voler creare nuovi posti di lavoro si scontrò con la natura e la bellissima spiaggia. Venne scelto quel punto per semplici motivi strategici: fondi sabbiosi, approdo di navi, venti prevalenti e molti altri, anche se il Comune di Gela affermò che essa fu una scelta obbligata. Nel giro di poco tempo le acque del mare si inquinarono a causa degli scarichi: chiazze di petrolio grezzo ed olio galleggianti si posavano sulla costa o addosso ai bagnanti. La puzza di catrame e la continua diminuzione della superficie della spiaggia portarono i bagnanti ad abbandonare il Lido per spostarsi verso altre zone della lunga costa. La zona venne successivamente vietata per la balneazione.
Uno dei proprietari, i fratelli Ventura, si mosse di conseguenza portando l’ANIC in tribunale: perse la causa e non gli rimborsarono i danni. Questa situazione portò al fallimento, in parte, della politica del turismo estivo a Gela, tanto messa in atto nel dopo-guerra. Il Lido La Conchiglia venne, quindi, abbandonato durante l’estate e rimase solamente sede di eventi vari, ampliato poi con un ristorante. Ma anche questo ebbe vita breve; chiuderà definitivamente negli anni ’80. Il poco guadagno portò i proprietari a mettere da parte i lavori di manutenzione e così il Lido divenne quello che è oggi: una struttura senza più neanche gli infissi. Legati ad esso ci sono anche degli eventi di cronaca nera: furti ai giocatori di carte mentre erano al ristorante del lido e un omicidio di stampo mafioso.
La situazione non cambiò nel 2000: una delle due ali crollò nel 2007 per poi essere entrambe demolite nel 2008. L’anno successivo la Sovrintendenza di Caltanissetta vincolò l’area vicina per un possibile ripristino che non avverrà mai. Non finisce qui: nel 2015 venne denunziato il gestore Salvatore Ventura e sequestrato il Lido La Conchiglia per abusivismo, poiché aveva costruito in uno spazio demaniale marittimo e per il possedimento del titolo di concessione scaduto. Si ebbe una svolta nell’estate del 2019: il bene, insieme ad altri 26 beni siciliani, venne messo in vendita con l’obiettivo di ripristina e valorizzazione.
Il 2020 è arrivato, ma la situazione continua a rimanere la stessa. Questo stabilimento tanto amato e voluto per poter incentivare il turismo, per anni simbolo della città siciliana, è oggi un rottame che “risposa” sulla spiaggia di Gela.
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