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iPhone 12: scelta sostenibile o trovata pubblicitaria?

iPhone 12: scelta sostenibile o trovata pubblicitaria?

di Anna Turco

La famosissima azienda multinazionale americana, Apple Inc., ha mostrato per la prima volta a metà ottobre il suo nuovo cavallo di battaglia tutto green, l’iPhone 12.

Già disponibile nei negozi di tutto il mondo, per ora solamente in versione base e Pro, è presentato come il primo smartphone composto al 100% di terre rare (elementi chimici) riciclate in ogni magnete, compreso il tungstene al 99%. La scatola che lo contiene è al 93% fatta di fibre di legno, le quali sono al 72% riciclate, diminuendo così l’utilizzo di plastica. Sempre questo modello utilizza il 53% in meno di energia dello standard imposto dalla U.S. Departement Energy Federal, superato invece da tutti i vecchi dispositivi Apple.

Le scelte sostenibili non si fermano solamente all’aspetto compositivo dello smartphone: è possibile anche aggiornare il proprio iPhone (iPhone Upgrade Program) nell’ultimo modello, senza dover quindi buttare quello vecchio per uno nuovo.

La multinazionale aveva già annunciato una svolta sostenibile mesi addietro l’uscita del nuovo modello, come presentato sulla pagina dedicatagli. L’Apple presenta qui un piano decennale “grande come il mondo”, promettendo una totale rivoluzione nella sua produzione per il 2030: dispositivi più duraturi, usare materiali e processi a basse emissioni, il 100% di materiali riciclati e molte altre soluzioni per aiutare l’ambiente.

E fin qui nessun problema, tutto nella norma per la multinazionale. Le premesse e gli elementi compositivi del nuovo dispositivo fanno sperare per il meglio. Ma il mondo del web è un pubblico difficile da conquistare.

Quello che ha, infatti, portato gli utenti a dubitare della mossa “verde” è stato, come si legge chiaramente sulla pagina di presentazione dell’iPhone 12, che con lo smartphone i compratori non riceveranno nessun alimentatore per la ricarica dello stesso e le cuffie.

L’azienda dell’ormai defunto Steve Jobs afferma che questa sia una scelta prettamente green e alla difesa dell’ambiente. Non inserendo questi due apparecchi tecnologici, “che spesso restano inutilizzati” scrivono, le scatole saranno più piccole, di conseguenza ne potranno essere mandate di più in un’unica spedizione. Meno spedizioni, meno emissioni di carbonio. Sempre secondo il sito web, con questa soluzione è possibile diminuire le emissioni di gas serra di oltre due milioni di tonnellate l’anno.

Possiamo definire questa una scelta solamente sostenibile?

È chiaro come il sole che questa decisione avrà un riscontro principalmente monetario: non serviranno più centinaia di migliaia di cuffie e alimentatori da inserire nelle scatole. Chi possiede già un modello iPhone potrà riutilizzarli, anche se secondo i primi users la funzionalità con il nuovo modello non è la stessa. Su Internet è possibile già trovare lunghi articoli con gli ultimi consigli sull’alimentatore perfetto per il dodicesimo modello.

Altre problematiche possono essere riscontrate anche nella sua composizione interna, a prima lettura poco criticabile: nel report dell’iPhone 12 Pro Max, in uscita a metà novembre, l’Apple annota che la configurazione di base, a 128 gigabyte, produce 86 Kg di CO2, 8% in più d’emissione dell’iPhone precedente. L’azienda spiega che questo è dovuto al raddoppiamento della memoria di base (nelle generazioni precedenti 64 gigabyte) e al famosissimo e discusso 5G. Con l’aggiornamento della memoria, lo smartphone emetterà 96 Kg (con 256 gigabyte) e 110 Kg (con 512 gigabyte) di CO2, quantità simili alla generazione precedente.

Scelta, quindi, completamente sostenibile e con a cuore l’ambiente, o un modo per seguire il trend del momento?

I primi critici e amanti della catena iPhone hanno storto il naso di fronte alle nuove proposte della società, pressando per soluzioni più radicali come la possibilità di riparare lo smartphone. Perché comprarne uno nuovo se è possibile ripararlo? Gli sprechi, dovuti alla produzioni di migliaia di dispositivi, diminuirebbero drasticamente. “La Apple dovrebbe forse includere un kit di riparazione nel prossimo iPhone 13” scrive Zoya Teirsten per Grist.

Non solo nel rispetto dell’ambiente, ma anche delle innumerevoli persone sfruttate nella raccolta dei di quei piccoli “pezzi” che danno vita al mezzo che per noi è ormai diventato una terza mano.

Passare da uno spreco e completo disinteresse per il pianeta terra ad un piano per poterlo rispettare, riutilizzare elementi e diminuire le missioni, è una vera e propria sfida. Il piano decennale della Apple sembra, però, promettere bene, anche se ancora zoppicante. Probabilmente è arrivato il momento anche per il capitalismo di rimodellarsi alla situazione di attuale emergenza medica ed ambientale, come scrive il TIME nel suo ultimo numero, sperando così che il futuro possa riservarci tecnologie sempre più green.

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