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IL MUSEO DELLA CACCA

IL MUSEO DELLA CACCA

di Francesca Confalonieri


A leggerlo può sembrare uno scherzo oppure qualche stramba invenzione oltreoceano, ma il museo della cacca esiste ed è tutt’altro che una sciocchezza ma un progetto ecologico, produttivo e culturale avveniristico. Scopriamo insieme il prodotto “primordiale” e i suoi impieghi.

Fabrizio De André cantava che dai diamanti non nasce niente mentre dal letame nascono i fiori, a Piacenza, dal letame però nasce molto di più. Anzi, esiste un vero e proprio Museo della Cacca, nato dall’idea di Gianantonio Locatelli e di un gruppo di sodali: Luca Cipelletti, che ne cura progetti e prodotti, Gaspare Luigi Marcone e Massimo Valsecchi. Tutto parte da una piccola località della provincia, Castelbosco, un Castello piacentino situato nel comune di Gragnano Trebbiense. Qui il protagonista indiscusso è il letame, il prodotto primordiale per eccellenza. Non si tratta di uno scherzo ma di un nobile progetto che ha come obiettivo di dare “alla cacca il valore che ha“. Gianantonio Locatelli gestisce un’azienda agricola dedicata alla produzione di latte per il Grana Padano che ospita oltre 2.500 bovini di razza selezionata, super-efficienti, che producono quotidianamente 300 quintali circa di latte – e 1.000 di sterco. Una grandissima quantità di cacca, ma allora, perché buttarla quando è possibile riutilizzarla?

Anche se un po’ ci fa storcere il naso (in tutti i sensi) parlare di merda e musei nella stessa frase, questo progetto è un vero gabinetto di curiosità, scienza e trasformazioni. Qui con la cacca si riesce a combinarne di tutti i colori e forme, con sistemi innovativi si è riusciti ad ottenere elettricità dallo sterco, inoltre si riscaldano gli edifici e gli uffici dell’azienda con la temperatura sviluppata dai digestori quando scambiano la popò in energia e ovviamente, si produce anche concime per i campi. La vera novità è la merdacotta, un materiale ottenuto a partire dal letame bovino lavorato come fosse appunto proprio terracotta. Da questa sperimentazione vengono alla luce vasi, piatti, stoviglie e mattonelle. La linea per la tavola, in stile “contadino” è acquistabili presso lo Shit Shop del museo di Castelbosco e vanta già di essere stata esposta al Victor&Albert Museum e di aver vinto il premio del Milano Design Award. Se vi ho incuriosito è d’obbligo fare un salto sul loro sito ufficiale http://www.museodellamerda.org/. Altro che merda d’artista, signor Manzoni, qui è merda di alto design ecologico.

IL SISTEMA EXTRASOLARE


Sistema extrasolare è l’installazione del pittore Roberto Coda Zabetta che ha ideato per il museo della Merda un politico in otto opere ciascuna rappresentativa della quantità di metano prodotta da ogni pianeta appartenente al sistema solare. Opere d’arte astratte, inafferrabili ma allo stesso tempo concreti, composti da varietà cromatiche a base di letame liquido, resina, pigmenti e acqua. Le opere sono installate sulla parete a ricreare un moto circolare di 24/26 giorni in modo di simulare la rotazione del Sole sul proprio asse. Il tempo che serve per completare un ciclo intero di fossilizzazione del processo di fermentazione e fossilizzazione di fitoplancton e zooplancton. Organismi che nascono dalla fotosintesi che sfruttano la radiazione solare come fonte di energia per sintetizzare le sostanze organiche fondamentali per la produzione di gas metano.

LA CAPANNA


Lo sterco in origine veniva utilizzato come materiale edile, essenzialmente perché ampiamente reperibile e molto malleabile. In realtà anche in tempi non lontani la cacca è stata utilizzata per costruire, ad esempio in India dove lo sterco di asino e vacca, viene impiegato come materiale per la costruzione di mattoni, della malta, per le decorazioni e per l’intonaco. Nel Museo della Merda è stata costruita la struttura base di una “capanna” partendo dall’esempio della “capanna di epoca villanoviana” riprodotta ai Giardini Margherita (Bologna) dai ricercatori del Museo Civico Archeologico di Bologna.


LA MERDACOTTA

La merdacotta® viene cristallizzata e per realizzare oggetti che possono entrare in contatto con cibi e bevande come ogni oggetto in terracotta o porcellana. Tutti i prodotti vengono realizzati con una smaltature trasparente a-piombica con cottura a 1.000 gradi. Il design? Quello clssico del “contandino”, forme primitive, bordi spessi e volumi capienti.


IL VASOMERDANTE

Per non farci mancare nulla, all’appello anche il Vaso Merdante, frutto dell’evoluzione dei principi di Merdacotta® e Merdame®, prodotti del Museo della Merda che aprono nuovi orizzonti nel recupero e riutilizzo degli scarti agricoli, un binomio ineguagliabile per il benessere delle piante e dell’ambiente. Per scoprire di più sui prodotti a base di popò vi invito a consultare il loro catalogo scaricabile al link http://www.museodellamerda.org/prodotti/.


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