
IL PARADOSSO DEL PROGETTO GREEN DEL GIRO D’ITALIA

di Marco Chiarini
Il Giro d’Italia, terminato poco più di un mese fa, ha rinnovato il progetto ‘Ride Green’ che prevede la raccolta differenziata integrale in tutte le aree in cui ha accesso il pubblico di ciascuna tappa, grazie alla scelta di soli materiali riciclabili. Il progetto di economia circolare che intende sensibilizzare e comunicare l’importanza del valore della sostenibilità ambientale ha ottenuto ottimi traguardi nelle edizioni precedenti. In media sono stati raccolti 45254 chilogrammi di rifiuti, di cui il 90 % riciclabili. Nell’edizione passata del 2019 sono stati oltre 73000 i chilogrammi di pattume, riciclati nel 92 % dei casi.
Se l’idea degli organizzatori della Tappa Rosa era quella di sensibilizzare i cittadini, gli addetti ai lavori e i media coinvolti e veicolare messaggi importanti come quello della sostenibilità ambientale, in realtà si rischia il cortocircuito. Ad ogni tappa circolano in media circa 150 tra auto, moto, camion che trasportano biciclette ed elicotteri per le riprese. Per citare un esempio, nell’edizione del 2015, le 21 tappe del Giro d’Italia hanno generato emissioni per 1.700 tonnellate di CO2, ovvero equivalenti alla combustione di 740.000 litri di benzina. (ipotesi un litro di benzina = 2,3 kg di CO2). Emissioni che vennero successivamente compensate con interventi di riforestazione.
Con l’abile strategia comunicativa del progetto ‘Ride Green’ si è cercato di oscurare il lato sporco di questo progetto verde, in parte compensato nell’ultima edizione e in quelle che verranno. Infatti, nella carovana coinvolta prima del passaggio dei ciclisti, sono stati introdotti 46 mezzi ibridi a discapito di quelli funzionanti a benzina. I risparmi, in termini di quantità di emissioni emesse, sono positivi ma non sufficienti.
Roberto Salamini, Responsabile Marketing e Comunicazione di RCS Sport, ha sottolineato come: “Oltre all’aspetto sportivo, il Giro d’Italia è uno strumento importantissimo di comunicazione che, attraverso le immagini della corsa trasmesse in tutto il Mondo, promuove i valori di questo sport e racconta il territorio, la cultura e la storia del nostro Paese”.
Una occasione da cogliere al balzo sarebbe quella di promuovere il ciclo-turismo in aggiunta all’introduzione di soli mezzi elettrici. Un recente studio dell’Università del Montana ha evidenziato come i cicloturisti contribuiscano all’economia dei territori che visitano di più di quelli che si spostano in auto. Si stima che il cicloturismo italiano abbia un valore potenziale di 3 miliardi di euro. Da circa 20 anni, le province di Trento e Bolzano rappresentano il fiore all’occhiello di questa forma di turismo sostenibile. Nella regione autonoma sono più di 1000 i chilometri di piste ciclabili protette con un sistema particolarmente efficiente, grazie alla possibilità di riportare le biciclette in treno. Per citare un esempio la famosissima “biciclettata” San Candido-Lienz è un must per ogni visitatore delle dolomiti. Il percorso, della lunghezza di circa 44 chilometri, è accessibile a tutte le fasce di età e permette di attraversare diversi paesi tipici altoatesini grazie all’uso del mezzo più ecosostenibile che esista. Un altro progetto interessante è “Green”, una ciclovia che dovrebbe unire Venezia a Torino, promosso da un gruppo di docenti del Politecnico di Milano. Costerebbe 80 milioni di euro, pari al costo di 2-3 km di autostrada, e genererebbe un indotto di 100 milioni di euro all’anno e 2.000 nuovi posti di lavoro. Una stima della Fiab (Federazione italiana amici della bicicletta) calcola che una persona che va in bici per una giornata ed effettua un pernottamento vale 80 euro di spesa. In Europa si calcola che nel 2012 l’impatto economico del cicloturismo sia stato di circa 44 miliardi di euro, generati da oltre 2 milioni di viaggi e 20 milioni di pernottamenti. “EuroVelo” è un progetto europeo di una grande ragnatela ciclabile sviluppata dallo European Cyclists’ Federation: 70mila chilometri di strade, tutte con infrastrutture standardizzate.
E una soluzione green sarebbe proprio quella di rendere il Giro d’Italia uno strumento per far scoprire l’Italia a pedali, magari acquistando prodotti di qualità a km0 durante il percorso.