
“Effetto Nemo”: quando due pesci animati mettono in pericolo il mare… o forse no?

Di Matteo Ugolini
I film d’animazione “Alla Ricerca di Nemo” e “Alla Ricerca di Dory” hanno influito sulle vendite di pesci e animali esotici; allo stesso tempo sono aumentati i casi di maltrattamento verso queste specie. Ma le ultime ricerche negherebbero l’esistenza di questo fenomeno commerciale.
I film d’animazione “Alla Ricerca di Nemo” e “Alla Ricerca di Dory” hanno influito sulle vendite di pesci e animali esotici; allo stesso tempo sono aumentati i casi di maltrattamento verso queste specie. Ma le ultime ricerche negherebbero l’esistenza di questo fenomeno commerciale.
I media ci propongono sempre delle nuove storie: alcune rimangono nel dimenticatoio, altre appassionano, altre ancora spingono gli spettatori/ascoltatori a compiere azioni non proprio benefiche.
È il caso di Alla Ricerca di Nemo e di Alla Ricerca di Dory, due film di animazione della Disney-Pixar rispettivamente usciti nel 2003 e nel 2016, due grandi successi ai boxoffice di tutto il mondo (871 milioni di dollari per il primo film e oltre un miliardo di dollari per il sequel). Entrambi i film hanno dato uno sguardo sulla bellezza dell’oceano e delle sue barriere coralline, nonché una panoramica sulle creature che popolano questi ambienti. È un dato di fatto che il pubblico si sia interessato alle vicende di Marlin e di Dory, i protagonisti di entrambi i film, i quali sono rispettivamente un pesce pagliaccio e un pesce chirurgo.
Nonostante i film abbiano come messaggio la salvaguardia dell’ambiente marino e le conseguenze sulla rottura dell’ecosistema, le avventure dei pesci disneyani hanno per ironia della sorte spinto gli spettatori a possedere un esemplare simile ad uno dei personaggi; National Geographic stima che “la domanda di pesce pagliaccio si è triplicata, quasi quadruplicata, in seguito al film”, la cui maggior parte delle richieste proveniva dagli Stati Uniti: una domanda talmente ingente da far estinguere popolazioni di pesci pagliaccio in alcune aree del sudest asiatico. In queste aree si sono sviluppati veri e propri allevamenti intensivi di pesci pagliaccio che impiegano metodi poco conformi ed umani, tra cui l’utilizzo di cianuro, dannoso per i pesci e le barriere coralline. Inoltre, i film hanno involontariamente convinto molti spettatori ad abbandonare i pesci pagliaccio da loro posseduti facendoli scaricare nelle fogne tramite il gabinetto, andando così a collocarli in un ecosistema nel quale difficilmente sopravviverebbero.
Sembra quindi che Alla Ricerca di Nemo e Alla Ricerca di Dory siano i complici di un disastro ambientale causato dall’uomo… ma la ricerca scientifica smentirebbe in gran parte tutto questo: un gruppo di ricercatori di Oxford ha esaminato i dati relativi a ricerche online e a vendite da parte di grossisti di pesci ornamentali; dai risultati emerge non solo l’incremento di domanda di pesci esotici, ma anche un aumento di ricerche sulle varie specie marine rappresentate nei film. I film avrebbero quindi convinto gli spettatori ad informarsi sui vari animali e su come salvaguardarli o prendersene cura.
Tutto è bene quel che finisce bene, come in un qualsiasi film Disney…