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Il Mugugno Genovese: la bellezza e la forza della Liguria

Il Mugugno Genovese: la bellezza e la forza della Liguria

di Gloria Cusin

“Sciûsciâ e sciorbî no se pêu”. Questo è probabilmente il modo di dire più famoso e comune in Liguria. E cosa vuol dire? Letteralmente significa “Soffiare e succhiare non si può” ma, un esempio più azzeccato (e azzardato) per capire a pieno il mondo genovese potrebbe essere “abbiamo già il mare non possiamo avere anche la simpatia”. I liguri sono conosciuti in tutta Italia per il loro carattere chiuso, per essere delle persone avare o anche dette “con il braccino corto”, ma voi, per trarre queste conclusioni, lo avete mai conosciuto un genovese?
Ciò che dice e ciò che fa un genovese, lo fa per amore: ama ogni singola componente della sua terra. La vera svolta arriva però nel 2015, anno in cui nasce la pagina Facebook Il Mugugno Genovese, il suo scopo? Mugugnare. Se facciamo un tuffo nel dizionario del dialetto ligure presto capiamo che la parola “mugugno”, dal suono che ti impasta la bocca, è una sorta di lamentela incessante e continua, che può portare allo sfinimento sia la persona che lo subisce ma anche l’interlocutore stesso. Testimonial indiscusso di questo stile di vita è il grande Gilberto Govi, attore italiano e uno dei simboli di Genova. Egli non ha mai rinunciato al mugugno ed iconica resta la scena “Gassetta e Pomello”, nella quale mugugna profondamente con la moglie, per due minuti, perché nella sua giacca manca un pomello (bottone) ma, in realtà, nel chiuderla aveva saltato una gassetta (asola).

Dopo essere approdato su Facebook, nasce anche la pagina Instagram, il canale Youtube ed il sito web del M.G. Gli admin delle pagine, grazie anche ai numerosi tag giornalieri degli utenti, raccontano di Genova e della regione in generale, dei suoi stereotipi, degli avvenimenti che accadono e molto altro.
Un vero ligure vede la sua regione come un patrimonio dell’Unesco: si passa dalle coste rocciose del levante a quelle sabbiose del ponente, per risalire a pochi minuti dal mare e ritrovarsi in mezzo al verde e ai monti dell’Appennino. La storia di questa città però, non è sempre stata rosa e fiori in quanto la regione è spesso colpita da alluvioni e mareggiate. Si pensi all’alluvione che colpì duramente la città nel novembre 2011. Genova cadde a pezzi. Persone persero i loro familiari, le loro case, attività, automobili: persero tutto.

Nel dramma, un’idea geniale: nasce “Non c’è fango che tenga”, una maglietta solidale per aiutare i genovesi. Furono vendute 35 mila t-shirt e raccolti 417mila euro e, questi fondi, furono donati ai commercianti e alle persone maggiormente colpite. L’alluvione pochi giorni dopo arriva anche nel levante ligure, distruggendo il quadro variopinto delle Cinque Terre. Nel 2013, l’anno seguente, una frana distrugge la via dell’Amore, percorso a picco sul mare che collega Riomaggiore con Manarola e, ancora oggi, questo sentiero è chiuso: la riapertura è prevista nel 2023. Invece, l’ultima mareggiata che la Liguria ricorda è sicuramente quella avvenuta a Rapallo nell’ottobre 2018. Qui, onde alte oltre 10 metri, hanno portato sulla riva decine di yatch e creato danni alla città.

La forza della natura non è prevedibile ma la forza dei liguri ad andare avanti è tanta.
I genovesi sono in una sfida aperta anche con la fauna, precisamente con i cinghiali. Questi animali hanno letteralmente occupato spiagge, strade e parchi, creando disagio e causando incidenti, anche mortali, ai cittadini. L’allarme cinghiali non è finito e si stanno sperimentando dei metodi per il contenimento: l’assessore all’agricoltura Stefano Mai l’ha definita una vera a propria invasione. Per ironizzare su questo problema, quest’anno nasce anche una versione speciale del gioco da tavola Risiko dove i terreni da conquistare sono le zone di Genova ed i famosi carrarmati sono sostituti dai nostri cari cinghiali.
La Liguria è tanto, non è solo focaccia, pesto, Portofino o derby della Lanterna. Certo, la cucina è strepitosa ed i paesaggi non sono da meno ma, questa regione, nasconde altro da scoprire, con i suoi pregi ed i suoi difetti, ma come dicono quelli del Mugugno Genovese “se te piaxe, ben, se no non scassare il belino”. Credo che per questo non servano traduzioni.



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