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Si parla di spazzatura, ma non è trash. Una storia d’amore per il riciclo

Si parla di spazzatura, ma non è trash. Una storia d’amore per il riciclo

di Erica Bassi

Un sito, un’app e i #ruscodays. Tre media diversi, ma una cosa in comune: la passione di un ragazzo per l’ambiente e la raccolta differenziata. Si parla di Stefano Salgò, un ventenne di Casalecchio di Reno, una città in provincia di Bologna dove ha avuto inizio la sua battaglia per la raccolta differenziata.

Partendo come un semplice ragazzo che tentava di sensibilizzare il mondo attorno a sé sui danni di una divisione sbagliata dei rifiuti, nel 2017 crea un sito dedicato alla raccolta differenziata. Il Vocariciclario si pone come obiettivo la creazione di un vero e proprio dizionario della differenziazione dei rifiuti, dando supporto anche in casi criptici come gli involucri dei regali o le più attuali mascherine chirurgiche.
Nonostante questo grande passo per un ragazzo che all’epoca aveva appena 17 anni, Stefano non si è fermato e nel 2018, non solo ha aiutato a ripulire un tratto di costa in Sardegna, ma ha anche intrapreso una collaborazione con l’app Junker, di produzione della start-up Giunko srl.

Quest’applicazione condivide lo scopo del Vocariciclario, ma lo porta ad un altro livello facendo parlare direttamente i prodotti. Infatti, attraverso la scansione del codice a barre sulla confezione, l’app rende possibile individuare in modo semplice a che categoria di rifiuto appartiene la confezione scansionata. Entrambe le iniziative dispongono delle relative pagine social, su Facebook e Instagram, dove si invita all’uso di questi strumenti e si danno anche piccoli consigli utili per la raccolta differenziata domestica.

Ma la battaglia di Stefano non si è fermata alla comunicazione web e nel 2019, insieme al gruppo civico “Sei di Casalecchio di Reno se” e con l’appoggio del Comune di Casalecchio di Reno, ha dato il via ad una serie di eventi di cittadinanza attiva per la pulizia della città: i RuscoDays. Per chi vive al di fuori della provincia di Bologna questo termine, “rusco”, pare alquanto strano, ma nel dialetto bolognese è il termine comune per indicare i rifiuti e in questo caso viene usato proprio perché i primi a coglierne il senso siano i residenti. Armati di bastone raccoglirifiuti e scopa, i volontari hanno promosso delle giornate ecologiche, arrivando a dare vita a più di una decina di eventi in poco più di un anno, nonostante il blocco dovuto alla pandemia in corso.

Ma neanche il COVID-19 è riuscito a fermarli e, a inizio giugno, hanno ripreso vita queste giornate ecologiche, muniti di mascherina e a numero ridotto per evitare assembramenti e l’infrazione delle norme per il distanziamento sociale. L’ultima si è svolta il 25 ottobre, in collaborazione con l’organizzazione no-profit Plastic Free, e ha registrato la drammatica cifra di 3 tonnellate di rifiuti, spazzatura che non era stato possibile raccogliere nelle due giornate organizzate il mese prima. “Non solo mascherine. Piatti, posate e vaschette monouso” racconta tristemente Stefano. La situazione attuale ha portato ad un aumento del ricorso al take away, con una conseguente crescita di imballaggi difficili da differenziare. Negli ultimi periodi, con le frequenti zone rosse e arancioni, ha dovuto limitare il suo intervento sul campo e si è concentrato sulla comunicazione online sui social media e facendo assistenza da casa. Come morale di questa storia, Stefano ci vuole lasciare un piccolo consiglio in attesa di stabilire la data del prossimo RuscoDay: “Ognuno nel suo piccolo può sempre dare il proprio contributo. Nulla impedisce di raccogliere qualcosa quando camminiamo per strada e di igienizzarci accuratamente le mani subito dopo”. La situazione che stiamo vivendo è drammatica, ma non bisogna perdere di vista gli altri problemi. L’ambiente ha bisogno che ci curiamo di lui da prima dell’inizio della pandemia e il lieve abbassamento dei livelli di inquinamento post quarantena, non implica che possiamo chiudere un occhio sul resto dei problemi che stanno danneggiando il nostro pianeta.

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