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Il vento del Malawi è da Oscar

Il vento del Malawi è da Oscar

di Chiara Paletti

A Wimbe nel 2001 per trovare l’acqua non è sufficiente compiere un gesto, per molti scontato e automatico, come aprire un rubinetto. Il piccolo villaggio del Malawi, Africa sud-orientale, dove vive la famiglia Kamkwamba, è colpito da una siccità che non permette alle piantagioni di grano di crescere e fornire il sostentamento necessario per la popolazione, generando così un duro periodo di carestia.

È il 2001 e William Kamkuamba ha solo 13 anni. Abita con la famiglia aiutandola a lavorare la terra. Eppure la sua passione è la scuola. A William piace imparare, ma la felicità di poter frequentare le lezioni viene interrotta bruscamente.

Con l’assenza di acqua e la conseguente mancanza di grano da commerciare e da mangiare, alla famiglia del ragazzo mancano i soldi per pagare la retta. William è costretto a ritirarsi da scuola.

L’acqua è la risorsa essenziale per la vita, la sua assenza preannuncia la morte. Eppure questo villaggio ha una risorsa che non ha rivali: l’ingegno dell’uomo.

William è convinto di poter porre rimedio al problema della siccità. Come un cercatore d’oro, William sa di poter trovare l’acqua. Non importa quanti sguardi di disapprovazione incontrerà, non importa se ci sarà chi, come suo padre, non crederà in lui fin dall’inizio del progetto. William conosce l’energia, è certo.

“Tornai in biblioteca e lessi un libro intitolato <<Usare l’energia>> e ho trovato le informazioni per costruire il mulino a vento e ci ho provato e ci sono riuscito.”. Queste le parole con cui  nel 2007 William Kamkuamba, ospite al TEDGlobal (serie di conferenze legate a scienza, cultura e didattica), racconta come, in quell’arido anno del 2001, ha costruito una turbina eolica in grado di generare l’energia elettrica sufficiente al funzionamento di una pompa che permise di portare l’acqua dai pozzi ai campi coltivati.

Il film “Il ragazzo che catturò il vento”, del regista e attore Chiwetel Ejiofor, ripercorre la storia di questo genio straordinario che riuscì a salvare il suo villaggio e la sua famiglia dalla fame e dalla morte.

Sono tanti i temi che il film mette in scena.

Il rapporto conflittuale tra due generazioni diverse: il padre di William infatti non crede che la sua invenzione possa funzionare ed esorta il figlio a darsi più da fare nei campi e ad affidarsi alla preghiera. Bisogna pregare per la pioggia.

La scuola. In Malawi non tutti i bambini possono andare a scuola. Per farlo è necessario avere le risorse sufficienti per pagare la retta. Bisogna inoltre scegliere di rinunciare a braccia preziose per la coltivazione dei campi. In Malawi, nel 2001, la scuola è ancora un privilegio, non certo un diritto.

La fame: in un epoca di supermarket e sovrabbondanza, a Wimbe nel 2001 si muore di fame.

Si dice che la fame renda l’uomo ladro. Ecco nel film questo abbrutimento viene impersonata da un uomo che entra in casa della famiglia Kamkwamba per rubare le scorte di cibo. La fame è la stessa che costringe William a non sprecare del cibo per saziare il suo cane così da doverlo veder morire a malincuore.

L’importanza della conoscenza: William conosce la scienza, conosce l’energia, è questo sapere che gli permette di salvare il suo paese. Alla base della genialità del ragazzo c’è la conoscenza.

La tenacia e la fede. Una fede che non è tanto quella religiosa ma piuttosto una fiducia in se stessi. William è consapevole di essere in grado di costruire la turbina e non perde le speranze, si attacca ardentemente a questa certezza, non si scoraggia. In una realtà così povera a lui sono sufficienti dei pezzi di scarto trovati in una discarica per realizzare la sua idea.

La pellicola, candidata agli Oscar 2020, offre dunque diversi spunti di riflessione ma soprattutto speranza. È sufficiente un solo bambino capace e brillante per poter trovare l’acqua, per poter quindi trovare vita.

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