
Acquisto eco-sostenibile a Vicenza: la storia di Eva e Nadia e della loro attività

di Rebecca Alessi
I cambiamenti climatici e la lotta alla plastica sono ormai argomenti di grande attualità per chi ha a cuore l’ambiente, e sono anche due delle ragioni che spingono sempre di più gli italiani a rivoluzionare le proprie abitudini con un gesto appartenente alla quotidianità, quello della spesa.
Sono sempre di più in Italia gli esercizi commerciali che fanno parte di quella che si può considerare come la “piccola distribuzione organizzata”, un’attività che privilegia l’uso di merci senza alcun imballaggio e le realtà agricole del territorio: un esempio tutto al femminile che arriva dalla città di Vicenza è “Il Granaio di Eva e Nadia”, un’attività gestita da Eva e Nadia Menti, due sorelle molto sensibili all’ambiente e alla sostenibilità. È Eva che in quest’intervista ci racconta qualcosa su questo impegno a conduzione familiare e sulla situazione legata alla pandemia da Covid-19.
Com’è nata l’idea di aprire un negozio dedicato ai prodotti sfusi?
L’idea è nata guardando le nostre immondizie, da lì ci siamo rese conto che erano davvero troppe. Inoltre, fin da sempre eravamo attente alle tematiche ambientali e tutto è successo durante un momento particolare della nostra vita. Prima di aprire quest’attività ero un’operatrice museale e svolgevo dei laboratori didattici nelle scuole. Un giorno, mentre percorrevo tanti chilometri per andare a condurre questi laboratori, ho pensato che mi piaceva il mio lavoro ma non mi andava più giù l’idea di essere così precaria, cercavo qualcosa di alternativo al fine di aiutare la mia famiglia (sono mamma di due figli). Inoltre, mia sorella Nadia era appena rientrata dall’estero dopo alcuni anni vissuti in Francia e Spagna e non trovava delle occupazioni soddisfacenti.
Una sera però, mentre guardavo una puntata di “Report”, ho notato che stavano parlando di Capannoli, un comune toscano che nel programma dell’amministrazione comunale si è incentrato molto sull’impatto zero e la riduzione dei rifiuti. Tra le attività commerciali presenti nel paese c’era anche “Effecorta”, un negozio che vendeva tutto sfuso. Da lì è nata la nostra idea.
Era il 2011, un anno in cui eravamo nel pieno della crisi economica, ma non ci siamo arrese perché eravamo fortemente convinte che quello sarebbe stato il nostro momento…
Quali sono le tipologie di prodotto che vanno per la maggiore?
All’interno della nostra attività, non c’è un prodotto che va per la maggiore: fin da subito volevamo che ci fosse un po’ tutto quello che serve principalmente in cucina, dalla colazione ai pasti principali e, successivamente, abbiamo affinato le nostre conoscenze e scelte. Solitamente pasta, caffè, prodotti da forno, cereali, legumi sono i preferiti dei nostri clienti, ma in generale va tutto.

Quanto ha influito l’emergenza sanitaria sulla vostra attività e quali sono state le difficoltà che avete dovuto affrontare durante il periodo di chiusura della primavera?
Il lato positivo del lockdown primaverile è stato che chi ci abita vicino ha scoperto la nostra esistenza, in quanto abbiamo molti clienti che vengono dall’altra parte della città o anche dalla provincia. Invece il lato negativo è stato principalmente dovuto a cambiare la modalità del nostro lavoro: se prima il cliente entrava in negozio col proprio barattolo, ed era completamente autonomo nel fare la spesa (nella nostra attività sono presenti delle bilance che tarano), adesso per una questione igienica non è possibile. Di conseguenza, facciamo tutto noi e un po’ sembra di tornare indietro ai vecchi tempi, quando le persone non sapevano bene come muoversi all’interno del negozio. Questo un po’ ci dispiace, perché la consapevolezza della spesa individuale passa anche attraverso questo gesto di riempire i propri contenitori e scegliere la quantità che si vuole acquistare… speriamo di recuperare presto tutto questo!
Che consiglio vorreste dare a chi vuole avviare un’attività in un periodo storico come quello che stiamo attraversando?
Consiglio di fare bene i conti e di mettere tutto sul piatto della bilancia, quindi non solo il desiderio di aprire un’attività ma anche la propria situazione personale in quel momento, oltre alla quantità di energie che si è disposti a mettere in un progetto nuovo e cosa si vuole lasciare agli altri.
Non è per nulla facile gestire un’attività in proprio e per farlo bisogna mettere tutte le energie a disposizione: il nostro negozio (e anche quelli che fanno il nostro tipo di attività) è legato alla stagionalità e ai cambi climatici che stanno rivoluzionando la geografia degli alimenti, pertanto bisogna essere continuamente al passo con tutto quello che accade e avere la voglia di mettere tutte le energie.
Oggigiorno si cerca di vivere una vita quotidiana molto green e amica dell’ambiente. Cosa si può fare per convincere le nuove generazioni a seguire uno stile di vita eco-sostenibile?
Le nuove generazioni stanno già facendo un ottimo lavoro nel seguire uno stile di vita eco-sostenibile. Negli ultimi due anni abbiamo visto questo esempio proprio dai giovani: sono loro che portano i genitori nel nostro negozio, si informano tantissimo e hanno tutto a portata di mano grazie a internet, che usano come strumento quotidiano per reperire informazioni e fare delle scelte consapevoli.
Sono altre le fasce d’età che dobbiamo convincere, ma in primis i nostri amministratori ad optare per delle scelte “green” e credo che sia arrivata l’ora di farlo!
Con le festività natalizie appena trascorse, quali sono state le iniziative che avete portato avanti per attirare nuovi clienti?
Le festività appena trascorse sono state molto strane: fino all’ultimo non si sapeva bene come sarebbero andate le cose in merito al vedersi in famiglia e scambiarsi i regali. Inoltre, sul lato pratico della gestione di un negozio, non è stato facile: essendo parte di una categoria che è sempre rimasta aperta, sapevamo di non aver problemi di chiusura nel periodo di festa, però siamo andate molto caute perché abbiamo pensato “ma se tante persone non festeggiano, se non si può andare a casa di parenti… quanti regali possono fare le persone?”. Di conseguenza non ci sembrava giusto proporre troppe cose, anche perché poteva essere una mancanza di rispetto verso chi stava lavorando negli ospedali o chi stava male o in gravi difficoltà economiche a causa della crisi scatenata dal virus.
Così abbiamo deciso di fare poche cose, però, possiamo dire di avere una clientela affezionata; inoltre proponiamo sempre qualcosa per dare degli spunti che consentono ai nuovi clienti di avvicinarsi ai nostri prodotti e farlo attraverso le nostre modalità, ad esempio al posto del sacchetto di carta o di mater-bi proponiamo i nostri prodotti in barattoli di vetro o caraffe, in modo da far passare il nostro messaggio che una volta esaurito il contenuto, si può tornare con i propri contenitori e riempirli sul momento senza alcun imballaggio.
Nel 2021 la vostra attività compirà dieci anni. Quali sono i traguardi di cui andate più orgogliose e gli obiettivi per i prossimi anni?
Quello che ci rende più orgogliose è essere ancora in piedi e riuscire ad andare sempre un pochino meglio di anno in anno. Sono stati anni di sacrifici, però adesso le persone ci scelgono perché riconoscono le caratteristiche che noi abbiamo messo in questo negozio e i principi che lo muovono e in cui ci riconosciamo: chi ci sceglie privilegia l’economia locale, l’impatto zero, una spesa consapevole. Inoltre, molti dei nostri clienti ci danno degli spunti perché vengono a conoscenza di determinate realtà appartenenti al territorio e questo è bellissimo, perché si sta creando qualcosa di meraviglioso. Una cosa che ci piace è stata anche la creazione di una rete con tantissime realtà che ci ha permesso di metterci in contatto con altri negozi di sfuso indipendenti in Italia e non appartenenti a catene (un po’ come la nostra) e questo è stupendo perché l’idea di fare un percorso insieme è meraviglioso: non esiste la concorrenza ma si fanno le cose tutti insieme e nello stesso modo per cambiarle davvero.
Per i prossimi anni invece abbiamo molti progetti (al momento un po’ bloccati dalla pandemia) e tra questi c’è l’idea di ampliarsi un po’.

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