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L’ORECCHIO DI DIONISO: L’ECO TRADITORE

L’ORECCHIO DI DIONISO: L’ECO TRADITORE

di Laura Lipari

I bisbigli servono proprio a non far sentire i segreti più inconfessabili, ma un tiranno può origliare anche il più leggero dei sussurri se solo volesse.

Se vi capita di passare per Siracusa, provincia a est della Sicilia, è tappa d’obbligo quella del suo Parco Archeologico di Neapolis all’interno del quale troviamo il famoso Teatro Greco del V secolo a.C., l’Anfiteatro Romano costruito nell’età Augustea, e persino il più furbo dei metodi di spionaggio che non verrebbe in mente neanche ai servizi segreti.

«La fama di questa eco è tanto vasta che si considera privo di valore il soggiorno a Siracusa se il visitatore, siciliano o straniero, non sia andato a sentirne gli effetti.». (Jean Houël.)

Si tratta dell’orecchio di Dionisio o di Dionigi e fa parte delle Latomie del Paradiso, grotte scavate nel calcare sin dal IV a.C. con lo scopo di ottenere del materiale per la costruzione di edifici per quella che in seguito diverrà la polis greca di Siracusa.

In particolar modo l’Orecchio è alto 23 metri, profondo quasi 65 metri e la sua caratteristica è la forma a S, che ne agevola l’amplificazione acustica dei suoni, ecco perché si pensa che sarebbe stato usato per un doppio fine; in realtà la forma è dovuta al tracciato sinuoso di un acquedotto che ne ha scavato le pareti in profondità fino a ottenere la famosa forma a serpentina.

Già dall’origine del suo nome si riesce a palparne la memorabilità, L’orecchio di Dionisio venne in mente nientepopodimeno che a Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio.

Il celebre artista, visitando la grotta intorno al 1608, disse all’amico accompagnatore che la particolare forma sia dall’esterno sia dall’interno gli ricordava quella dell’orecchio umano.

Pare sia stato anche lui a inventare la leggenda del tiranno Dionigi, che narra di come usasse rinchiudere i suoi nemici all’interno della grotta. La trappola consisteva nel lasciarli all’interno finché non si auto-tradissero raccontandosi i piani bellici mentre lui scaltro origliava dall’alto, senza essere visto. Fu così che riuscì a vincere numerose battaglie e sventò numerosi attacchi.

Si dice che tra i prigionieri più illustri ci fosse anche il poeta Filosseno che scrisse al suo interno la sua famosa opera Il Ciclope.

L’Orecchio di Dioniso fu a lungo studiato per capire il suo reale scopo e alcuni credono che ci sia un collegamento con il maestoso Teatro Greco giacché era utilizzato dagli attori e cantanti come “effetto speciale”. Il coro, infatti, cantando all’interno dalla grotta, utilizzava furbamente l’eco per prendere di sorpresa il pubblico, l’effetto che ne derivava era come se, chi cantava o recitava, si trovasse alle spalle delle persone che assistevano agli spettacoli, lasciandoli di stucco.

L’omonimo Orecchio si trova anche tra le grotte marine visitabili con una barca a noleggio disponibili nella splendida isoletta di Ortigia, all’interno di Siracusa.

Insomma che sia di mare o di terra è comunque consigliabile non bisbigliare al loro interno i nostri segreti.

Qualcosa da svelare è invece la ricchezza piena di storia e cultura di cui sono ben pregnanti entrambe le attrazioni, da visitare almeno una volta nella vita.

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