
LA “SCOPERTA” DELL’ACQUA DEL RUBINETTO. A CASALE MONFERRATO L’ACQUA È BUONA E DI QUALITÀ

di Flavia Cellerino
Se ad oggi, inizio 2021, gli abitanti di Casale Monferrato (AL) possono vantare un’ottima acqua del rubinetto, è grazie al superamento di una fase tragica per gli acquedotti di Casale.
Bisogna tornare indietro di poco più di trent’anni, a quando la sera del 24 marzo 1986 il sindaco di allora, Riccardo Coppo, firmava l’ordinanza che vietava l’utilizzo dell’acqua di Casale a scopi alimentari. Era appena stata individuata una discarica abusiva, nei pressi di Santa Maria del Tempio, frazione del comune di Casale, in cui venivano scaricate in modo fraudolento e criminale le sostanze nocive, inquinando i pozzi limitrofi. Iniziava così un’emergenza che si protrasse per circa quaranta giorni.
Situazione surreale per gli abitanti di allora: «sembra di essere nel Medioevo», dicevano.

Ma mentre nelle strade le auto dei vigili urbani e delle altre forze dell’ordine passavano per avvisare con gli altoparlanti la popolazione di non utilizzare l’acqua, i vigili del fuoco si occupavano di allestire cisterne per la distribuzione di acqua potabile, soprattutto per consentire una pronta ripresa delle attività.
Fu certamente un’occasione per verificare la grande solidarietà esistente del volontariato locale.
Per un mese Casale fu al centro della cronaca e delle trasmissioni televisive, si rimarcava l’urgenza di un pronto intervento sulla gestione controllata delle discariche, sull’aumento della vigilanza per gli smaltimenti di prodotti nocivi e sull’utilizzo di prodotti chimici in agricoltura.
Furono presto scoperti i responsabili dei giri malavitosi legati allo smaltimento dei rifiuti industriali che stavano operando nei territori piemontesi: già il 28 marzo si arrivò all’esecuzione di quattro arresti e, negli anni successivi, ci furono processi e condanne.
Per superare la crisi, Casale dovette collegare la rete idrica a nuovi pozzi scavati sull’altra sponda del Po. Fu realizzato anche un collegamento d’emergenza, ancora utilizzabile, con l’Acquedotto del Monferrato, ma soprattutto ci si affrettò ad individuare nuovi siti idonei per le discariche.
L’emergenza si concluse solo verso metà aprile, quando nelle tubature ricominciò a scorrere acqua potabile.
Qual è la situazione attuale?
L’acqua dell’acquedotto di Casale è potabile (caratteristica obbligatoria per legge) e proviene dai pozzi di Terranova e Frassineto. Viene trattata, grazie al lavoro tecnico e scientifico di AMC (Azienda Multiservizi Casalese, che gestisce l’acquedotto), con aria per ossidare e mantenere basso il livello di ferro e manganese di origine geologica, e con biossido di cloro che è uno dei migliori prodotti sia contro i batteri sia contro spore e virus. Questi due pozzi prelevano acqua da falde a circa 200 metri sottoterra: tale profondità garantisce un’elevata protezione da sostante nocive che potrebbero contaminare l’acqua e da variazioni climatiche (quali la siccità).
Oggi AMC serve acqua a sedici comuni, s’impegna quotidianamente per la sicurezza igienico-sanitaria del sistema idrico e riduce al minimo il rischio di interruzione del servizio grazie ad una costante manutenzione e a piani di sostituzione delle reti che sono programmati nel tempo.
Inoltre, per garantire un reciproco mutuo soccorso, AMC è collegata al CCAM (Consorzio dei Comuni per l’Acquedotto del Monferrato).
La buona qualità dell’acqua di rubinetto che arriva nelle case di Casale è certificata dall’ASL e AMC effettua tutti i controlli necessari tramite il proprio laboratorio interno analisi e tramite un continuo monitoraggio dell’acqua, nel percorso che va dai pozzi ai rubinetti.
E a tutti coloro che sono ancora restii al consumo di quest’acqua, memori di quanto accaduto a fine anni ’80, AMC risponde: «l’acqua di rubinetto distribuita nelle case è “microbiologicamente pura”, protetta, buona da bere e sicura per tutti e per tutte le età. Bevila tranquillamente e rinuncia finalmente alla plastica, in favore dell’ambiente!».
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