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G come [Google] Green

G come [Google] Green

di Laura Lipari

Qualcuno si è mai chiesto quanto possano inquinare colossi del pianeta internet come Google?

Joana Moll, artista e ricercatrice che tra le tante cose si dedica costantemente alle problematiche ambientali, sì.

Facendo un calcolo è arrivata alla conclusione che una ricerca su Google produce 10 grammi di anidride carbonica, quindi considerando che vengono elaborate circa 47.000 richieste al secondo, vuol dire che il motore di ricerca produce 500 kg di Co2 ogni 60 secondi.

(https://www.agi.it/innovazione/google_inquinamento-3865069/news/2018-05-08/#:~:text=Secondo%20Joana%20Moll%2C%20ogni%20ricerca,di%20Co2%20ogni%2060%20secondi.)

I dati sembrano allarmanti, ma nonostante ciò non se ne parla mai abbastanza, è per questo motivo che la stessa Moll ha deciso di creare la pagina web DEFOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOREST in cui, se vi si clicca sopra, compaiono 23 alberi al secondo, la stessa quantità, dice la Moll, che viene immolata per assorbire l’anidride carbonica prodotta da Google nello stesso lasso tempo.

Per sensibilizzare gli utenti, l’attivista ha creato anche il sito CO2GLE (http://www.janavirgin.com/CO2/) attraverso il quale compaiono dei numeri sempre più grandi che ricordano, secondo dopo secondo, quanto si stia inquinando in tempo reale.

Ma quello di Joana non è l’unico progetto volto a misurare le emissioni di gas nocivi e a trovare soluzioni per arginare un problema che riguarda tutti.

Per esempio AvantGrade ha lanciato il progetto Karma Metrix, strumento con il quale si quantifica la CO2 emessa dai vari motori di ricerca nei differenti Stati e pare che l’Italia sia molto più “Green” con i suoi 250 kg di CO2 in un solo anno rispetto a Francia e Germania (un totale di 455 kg ciascuno). (https://www.ilsole24ore.com/art/uno-paesi-piu-inquinanti-mondo-e-internet-ADOjXD5).

Qual è la miglior cosa da fare?

La soluzione apparentemente sarebbe quindi quella di ridurre il tempo impiegato per le navigazioni, ma tutto ciò oggi appare impossibile, infatti siamo consapevolmente rassegnati al fatto che oggi l’uomo si serva di internet per semplificare la sua vita; ogni scelta, ogni azione è legata al mondo virtuale e per questo non ne può fare più a meno.

Proprio per questo motivo sono state create alternative come Ecosia.

Motore di ricerca eco?

Fondato in Germania dal suo ideatore Christian Kroll in associazione con Bing, Yahoo e WWF e lanciato sul mercato il 7 dicembre 2009, oltre al suo consueto compito, ne svolge un altro per l’ambiente: piantare alberi.

Infatti, i profitti delle ricerche vengono  utilizzati per finanziare programmi di riforestazione.

Questo motore di ricerca è gratuito per gli utenti che lo scaricheranno sul loro computer o smartphone.

L’obiettivo dei suoi programmatori è innanzitutto di eliminare circa 1 kg di CO2dall’atmosfera piantando di volta in volta degli alberi.

Inoltre garantiscono una navigazione veloce e assicurano che la privacy è al sicuro con loro: «È stato un modo per ribadire che quello che vogliamo non è guadagnare denaro usando i dati degli utenti, ma offrire loro un buon servizio di ricerca e piantare, proprio grazie a loro, milioni di alberi in giro per il mondo» dice Génica Schäfgen, responsabile di Ecosia per la Germania.

(https://www.wired.it/internet/web/2019/09/03/ecosia-motore-ricerca/)

Progetto fake?

Ma è tutto verde ciò che promettono? Se così fosse sarebbe la rivoluzione.

Perciò è giusto fare un po’ di chiarezza: innanzitutto è giusto specificare che Ecosia non rappresenta ancora un motore di ricerca indipendente, ma spesso i risultati rimandano a pagine di altri due motori di ricerca quali Yahoo e Bing che come abbiamo già detto ne sono i cofondatori, criticati per aver sfruttato il progetto solo per costruire e  rafforzare la loro identità ecosostenibile.

Infatti proprio Bing è stato messo in campo come risposta alternativa al gigante Google da Microsoft, il quale a sua volta è socio da qualche anno di Yahoo e proprio Microsoft non utilizza ancora il 100%  di energia rinnovabile, ma solo il suo 40%.  (https://systemscue.it/ecosia-motore-ricerca-veramente-eco/16129/)

Che sia quindi soltanto una messa in scena per contrastare la concorrenza?

Non proprio, secondo i dati diffusi dal motore di ricerca sostenibile, si stima che la foresta sia stata arricchita di oltre 217 mila nuove piante, grazie agli utenti dello stivale, per un totale di € 1.286.782 raccolti per l’ambiente.

Chiaramente Ecosia non potrà mai competere con le prestazioni fornite dal gigante G e con i suoi innumerevoli servizi quali Google Maps, Google Traduttore, Google Earth, Google Chrome, Gmail ecc.

Sebbene vi sia ancora qualche perplessità in merito a quanto ci sia di vero nell’eco sostenibilità proposta, il consiglio che si può dare agli amanti del click è soltanto uno: quello di bilanciare la propria navigazione in base al fine ultimo della ricerca. Infatti, nonostante Ecosia sia un progetto ancora neonato e non offra ancora tutto ciò che può essere facilmente trovato su Google, rimane un buon mezzo per le ricerche da cui non ci si aspettano troppe pretese e semplicemente ridurre l’utilizzo di Big G per qualcosa d’indispensabile, così facendo potremmo dire di aver contribuito, nel nostro piccolo, per la salvaguardia del nostro pianeta.

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