
La Madonna che Scappa mantiene la tradizione di Sulmona nel giorno di Pasqua

di Michele De Blasis
E’ stata una Pasqua diversa ma è pur sempre Pasqua: la Madonna ha visto la luce, da sola, senza le migliaia di persone che in genere l’accompagnavano verso il Cristo. Il giorno pasquale per i sulmonesi è sempre sinonimo di emozione, anche al tempo del Covid-19 vedendo in televisione il famoso evento in tutta Italia e non.
Il rito organizzato a Sulmona dalla confraternita di S. Maria di Loreto (i Lauretani) è chiamato Madonna che Scappa in Piazza, o più semplicemente Madonna che Scappa. Le origini di questa manifestazione sono incerte: la prima documentazione è data da una fotografia del 1861 conservata dalla confraternita, ma le origini potrebbero essere più antiche, forse risalenti al ‘600, se non al periodo medievale. In ogni caso, prima degli inizi del XIX secolo la manifestazione si svolgeva nella chiesa di Santa Maria della Tomba, così com’è accaduto negli ultimi due anni per rispettare le norme anti Covid-19. La città era divisa in zone che appartenevano ai Trinitari della chiesa della Trinità ed i Lauretani, per l’appunto. Questa divisione era ben nota anche nella Settimana Santa, quando le due Confraternite organizzavano due processioni diverse per celebrare la morte e la Resurrezione del Cristo.
Intorno al 1800, i Lauretani decisero di inscenare la loro manifestazione sacra nella storica Piazza Garibaldi, una delle più grandi del centro Italia. La processione del Risorto, organizzata dai Trinitari, cominciò a perdere la sua popolarità, inoltre appariva quasi ironico il fatto che i confratelli sfilassero nel centro di Sulmona con la loro statua, mentre contemporaneamente si svolgeva il rito della Madonna che Scappa: a volte capitava che le due processioni si incontrassero, così, alla fine, la processione del Cristo fu abolita.
Nel classico giorno della Domenica di Pasqua, dopo la messa presieduta dal Vescovo, alle 11.00, dalla chiesa di S. Maria della Tomba parte la processione della Confraternita della Madonna di Loreto. All’inizio sfila lo stendardo verde della confraternita, poi tutti gli altri confratelli con i lampioncini e infine le statue del Cristo risorto e dei santi Giovanni e Pietro. Arrivano in piazza Garibaldi, colma di gente, una folla che lascia però un “corridoio” aperto per permettere il passaggio della Madonna durante la corsa dei portatori. Lo stendardo prosegue fino alla fine della piazza, mentre il Cristo risorto si posiziona su un baldacchino allestito sotto l’arco centrale dell’Acquedotto Svevo, all’ingresso dell’ampia piazza. Le statue dei due Apostoli proseguono invece a passo lento fino alla fine della piazza, dove si trova la chiesa di San Filippo e dove si trova la Madonna vestita a lutto. Mentre la statua di S.Pietro si ferma, quella di San Giovanni prosegue fino al portale della chiesa, annunziando alla Madonna l’avvenuta resurrezione del Figlio, ma, secondo la leggenda, Maria non crede a questa notizia. Gli annunci avvengono tramite un confratello che, bussando alla chiesa, deve anche rassicurare i confratelli incaricati di portare (e quindi far correre) la Madonna. Avvenuto il rifiuto della Madonna, San Giovanni torna da San Pietro affinché anche lui porti il lieto annuncio a Maria. Secondo la tradizione sulmonese, Pietro è na n’zegna fauzone, ossia un bugiardo (con evidente allusione ai tre rinnegamenti fatti dal santo durante il processo a Gesù) e quindi, all’annuncio di Pietro, risulta palese che la Madonna non creda e non si convinca della resurrezione del Figlio. San Giovanni ritenta di nuovo, questa volta con esiti positivi, cosicché la Madonna accetta di seguire i due Apostoli e il portone di San Filippo si apre tra gli applausi degli astanti.
La Madonna esce e, accompagnata dai due apostoli, con il passo dello “struscio” si avvia al centro della piazza. In questo frangente l’atmosfera della piazza si fa tesa: i due apostoli si fermano, mentre, da lontano, la Vergine riconosce il Figlio Risorto. In un attimo, il manto nero e il fazzoletto della Madonna cadono, lasciando il posto ad uno splendido abito verde ricamato d’oro e ad una rosa rossa, mentre in aria si levano in volo 12 colombe. Alle 12.00 in punto, la Madonna inizia così la sua corsa, tra gli applausi della gente, le note della banda e lo sparo dei mortaretti. Arrivata davanti al Cristo i confratelli si abbracciano, arrivando spesso a non trattenere le lacrime per la commozione.
Se tutta la sequenza si svolge senza intralci (corsa, caduta del manto e fazzoletto, volo delle colombe), la tradizione prevede che l’anno sarà propizio, mentre se qualcosa non funziona come previsto, sempre facendo riferimento alla stessa tradizione popolare, vi saranno sventure o calamità naturali. La preoccupazione diventa più grande se la statua della Madonna dovesse cadere durante la corsa o, ancor peggio, si rovinasse. Storiche sono le cadute del 1914 e del 1940, secondo alcuni, presagi delle successive guerre.
Per il secondo anno di fila la Sacra Rappresentazione della Madonna che Scappa si è svolta all’interno dell’edificio di culto di Santa Maria della Tomba. Tutto a porte chiuse ma con il cuore aperto alla speranza ed al rispetto al rituale di piazza Garibaldi: la Madonna non ha avuto bisogno di alcun invito per correre incontro alla Pasqua. La corsa verso il Cristo, anche quest’anno, è andata bene: è un segnale chiaro d’auspicio quello che parte da Sulmona, con la speranza che presto tutto possa tornare alla normalità dopo la pandemia del Covid-19.
fonte foto: Abruzzo Turismo