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“Un tipo da spiaggia”: il fratino

“Un tipo da spiaggia”: il fratino

di Federica Morichetti

 

Le spiagge italiane stanno perdendo un prezioso ospite fisso. Con le sue dimensioni ridotte e le esili zampe, il fratino è un volatile che passa spesso inosservato, eppure questo animale è un importante custode del bagnasciuga e la sua casa, oggi, è in pericolo.

Inerme testimone dell’inquinamento incontrollato e del turismo di massa, il fratino resta paladino di spiagge pulite e del rispetto degli equilibri naturali, e per questo c’è chi lo protegge. Fosca Isidori, delegata della Sezione LIPU di Fermo, presenta questo piccolo bagnante e chi, come lei, difende i suoi spazi.

 

Chi è il fratino?

Dimenticate i ragazzi dai fisici scultorei alla “Baywatch”, il fratino (Charadrius alexandrinus) è un bagnino molto meno appariscente e, sfortunatamente, il suo lavoro è molto meno rispettato. Si riconosce facilmente dalla struttura fisica caratterizzata da zampe lunghe e corpo raccolto. Particolare la sua colorazione marrone sul capo che ricorda un po’ un cappuccio da frate, da cui il suo nome.

Nidifica sui litorali italiani tra marzo e maggio, ma è molto cosmopolita e apprezza anche altre coste: dall’Europa all’Asia, dall’Africa all’India. Il fratino deposita le uova direttamente sulla spiaggia, sfruttando le dune che si formano naturalmente. I suoi nidi ospitano tre piccole uova che non nasconde particolarmente e che possono sfuggire facilmente ai meno attenti.

 

È proprio a causa di queste particolari esigenze che si trova costantemente minacciato dall’intervento umano. Il periodo di deposizione delle uova coincide con i mesi in cui le spiagge vengono preparate per l’arrivo dei bagnanti. I mezzi di pulizia meccanica, il continuo sfruttamento delle aree naturali costiere a fini turistici, i cani lasciati liberi sulla spiaggia e l’inquinamento sono suoi nemici giurati. Non a caso, questo piccolo volatile è stato al centro di molte polemiche. Fra queste quella riguardante il “Beach Tour” di Jovanotti dell’estate 2019, una serie di concerti che mettevano in serio pericolo le zone di nidificazione.

Tali situazioni sono molto problematiche poiché il fratino, una volta distrutto il suo habitat, tende a non tornare più in quel tratto di spiaggia.

 

Un’esistenza fragile

La condizione di alto rischio di questa specie è ben nota alle associazioni animaliste. La LIPU (Lega Italiana Protezione Uccelli) si occupa da anni della sua tutela e partecipa all’aggiornamento della “Lista rossa degli uccelli nidificanti in Italia”, paese con la più ricca varietà in Europa. Nella lista il fratino compare fra le sessantasette specie a rischio e sono diverse le convenzioni che lo citano. La specie è tutelata dall’Allegato 2 della Convenzione di Berna (convenzione sulla conservazione della vita selvatica dell’ambiente naturale in Europa), dall’Allegato 2 della Convenzione di Bonn. Inoltre, lo citano la Direttiva CEE 79/409 “Uccelli” e la Legge Nazionale sulla Caccia 157/92 dove è inserita nell’Allegato 1 come “specie particolarmente protetta”.

 

Provvedimenti presi per venire incontro ad una condizione allarmante, come spiega Isidori: “In Italia la sua popolazione ha visto una drammatica diminuzione del 50% negli ultimi dieci anni”. Diventa quindi sempre più raro avere un incontro ravvicinato con il suo nido e quando avviene fa notizia, come accaduto lo scorso anno in Sardegna e in Puglia. In entrambi i casi le zone sono state recintate, come da prassi. Questa pratica genera spesso le lamentele di chi possiede attività costiere e la vede come una limitazione dei propri spazi. Peccato che ad essere fuori posto non sia il fratino, che vede il suo habitat ridursi sempre di più a causa del turismo di massa.

“Sul nostro territorio si è accertata la presenza del fratino solo su alcuni tratti di spiaggia – racconta Isidori – che sono quindi diventati l’obiettivo delle azioni di tutela. Nella pratica questo significa predisporre ogni anno il tratto interessato affinché ci siano le condizioni ottimali per la nidificazione”.

Tuttavia, non sono rari gli episodi in cui turisti disattenti e inconsapevoli (o i loro compagni a quattro zampe) lasciano nel loro passaggio nidi distrutti, anche se transennati. Isidori spiega che il lavoro dei volontari è fondamentale, sia nella fase pratica di preparazione che in quella di successivo monitoraggio della zona, che comporta un gran lavoro soprattutto di comunicazione e sensibilizzazione dei frequentatori della spiaggia.

 

Stessa spiaggia, stesso mare

 

Una battaglia, quella portata avanti dalla LIPU e da altre associazioni, anche per la protezione del litorale italiano, fra i più amati in Europa. Il fratino è infatti prima di tutto indice di un’ambiente pulito e il suo legame con il mare è indissolubile. “La sua sopravvivenza è connessa all’inquinamento delle spiagge e dei mari, spesso interessati da plastiche e materiali di varia origine che sono portati sulle spiagge dalle mareggiate – ricorda Isidori – per cui la sua presenza o assenza è un buon indice dello stato di salute dell’intero ecosistema costiero.”

Proteggere il Fratino, ed educare alla sua tutela, significa proteggere il mare. Le associazioni ambientaliste e le amministrazioni fanno molto, ma a volte non basta. È necessario l’impegno di tutti.

A tal riguardo Isidori ricorda come “il fratino è solo una delle tante specie che vengono minacciate dalle attività dell’uomo”. E conclude con un appello: “ogni azione del singolo ha un impatto sulla comunità: non sarà possibile risolvere in modo definitivo il degrado del patrimonio vegetale e animale terrestre se non iniziamo a muoverci in modo massiccio verso una reale rivoluzione verde”.

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