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Fake water. Bufale che fanno acqua da ogni parte

Fake water. Bufale che fanno acqua da ogni parte

di Silvia Vazzana

Da tempo il giornalismo deve affrontare il fenomeno delle fake news a penna tratta. Con l’incremento dell’interesse per le tematiche sostenibili ed ambientali, anche l’acqua è diventata capro espiatorio di notizie vuote, erronee o disinformate, che non di rado creano allarmismi inutili nella popolazione.

Provando a raccoglierne alcune, si è aperto un oceano di frottole galleggianti. Ecco quelle più bevute riguardo all’acqua nelle case italiane

L’ACQUA DEL RUBINETTO NON È POTABILE. Premettendo che l’effetto della depurazione delle acque dipende purtroppo da zona a zona, l’acqua che sgorga dai rubinetti italiani si situa al quinto posto in Europa per sicurezza, grazie anche all’origine da falda acquifera sotterranea dell’85% delle fonti italiane. Oltretutto, le acque potabili per consumo umano sono disciplinate dal Decreto Legislativo 31/2001 (che recepisce la Direttiva Europea 98/83/CE), nel quale sono indicati i valori massimi delle sostanze che possono essere presenti nell’acqua, nonché i parametri di sanitizzazione attraverso cloro, per garantire che l’acqua arrivi al punto d’uso priva di contaminazioni.

L’ACQUA IN BOTTIGLIA È MIGLIORE DELL’ACQUA DEL RUBINETTO. Se le acque provenienti dagli acquedotti sono disciplinate dal già citato Decreto Legislativo 31/2001, le acque minerali seguono le direttive del Decreto Ministeriale del 10/02/2015. In questo secondo Decreto compaiono dei valori che permettono ad alcune acque in commercio di contenere quantità maggiori di sostanze, come l’arsenico o i solfati, rispetto a quelli ammessi per l’acqua di rubinetto.

Inoltre, la maggior parte delle acque viene imbottigliata in plastica PET: un materiale che si deteriora col tempo, in particolare se esposto al sole o altre fonti di calore, rilasciando sostanze nocive. Questo materiale non è biodegradabile, è prodotto con grandi quantità di acqua e petrolio, e solo in parte può essere riciclato. Un dramma, visto che in Italia ogni anno vengono imbottigliati in plastica 12,5 miliardi di litri d’acqua, producendo 330.000 tonnellate di PET attraverso 650.000 tonnellate di petrolio e 6 miliardi di litri d’acqua.

Ciò nonostante, la maggior parte degli italiani continua a credere che l’acqua del rubinetto sia peggiore: secondo il rapporto Censis del 2014, il 31,2% della popolazione non si fida dell’acqua che esce dal rubinetto della propria abitazione; una percentuale che sale nettamente al Sud, fino ad arrivare al 60,4% in Sicilia, ma che aumenta ovunque nel caso di allarmi connessi alla potabilità. All’origine della diffidenza verso l’acqua di rubinetto ci sono molto spesso interruzioni e disservizi della fornitura, aspetto torbido o effetti dovuti allo stato e manutenzione delle reti. Il Bel Paese si situa così al primo posto tra i Paesi europei per consumo di acque minerali in bottiglia, secondo nella classifica globale solo al Messico

L’ACQUA DI RUBINETTO CONTIENE CALCIO, CHE PROVOCA I CALCOLI RENALI. Al contrario, l’Istituto Superiore di Sanità ha specificato che non esiste alcuna diretta correlazione tra la concentrazione di calcio nell’acqua proveniente dai rubinetti e l’insorgere di calcoli renali. Una dieta ricca di calcio invece diminuisce il rischio di sviluppare la patologia: chi è predisposto alla calcolosi, o già ne soffre, dovrebbe infatti bere tanto per stare al meglio. Per prevenire i calcoli renali, infatti, ciò che conta di più è la quantità totale di liquidi che si assumono nell’arco della giornata, di modo da consentire una corretta diluizione delle urine. Ovviamente, specifica Luca Lucentini del Reparto di igiene delle acque interne dell’Istituto Superiore di Sanità, bisogna sempre stare attenti se sono presenti sassolini o altri depositi nell’acqua. “Se ci troviamo in una rete in cui il problema appare di frequente, come per esempio in caso di lavori della metropolitana, basta utilizzare i filtri a rete metallica all’uscita dei rubinetti e pulirli spesso”. Si tenga presente che la legislazione (attraverso il sopracitato Decreto Legislativo 31/2001) prevede che i cittadini vengano informati in caso vi siano specifiche e circoscritte circostanze che avvertano di necessarie particolari restrizioni d’uso delle acque; in tal caso, il Governo è tenuto a fornire mediante approvvigionamenti alternativi (come le autobotti) adeguate quantità̀ di acque idonee al consumo umano.

Bisogna infine ricordare che solo l’acqua distillata o demineralizzata non contiene sali minerali: ma tale tipologia di acqua non viene distribuita dalla rete perché non disseta a sufficienza. L’organismo umano necessita dei sali minerali presenti in essa, nonché degli elementi nutrizionali che contiene, essenziali per la salute.

È PREFERIBILE INSTALLARE UN DEPURATORE SUL RUBINETTO DI CASA. Gli apparecchi di trattamento dell’acqua autorizzati per il commercio sono prodotti al fine di modificare le caratteristiche organolettiche delle acque, ovvero rendere più gradevole il sapore e l’odore dell’acqua del rubinetto (o renderla fresca e frizzante). Tali apparecchi sono regolamentati da una propria norma e da determinate linee guida[2], che inoltre specificano chiaramente che tali dispositivi non hanno alcuno scopo sanitario.

NON VA BEVUTA ACQUA DURANTE I PASTI PER DIGERIRE PIÙ FACILMENTE. Al contrario, bere una giusta quantità di acqua (al massimo 600-700 ml) durante i pasti permette all’organismo di migliorare la consistenza degli alimenti ingeriti – e di conseguenza la digestione. Infatti, l’acqua svolge un ruolo indispensabile e vitale in quasi tutti i processi biologici del corpo umano: perciò è raccomandabile bere almeno 1,5 litri di acqua al giorno, a cadenza regolare.

BERE MOLTO FA DIMAGRIRE E CANCELLA L’APPETITO. Est modus in rebus anche per l’assunzione di acqua. Bere troppo infatti comporta più danni di quanto si possa pensare: può provocare mal di testa, nausea e vomito, nonché aumento della pressione sanguigna, stato confusionale, sonnolenza, respirazione difficoltosa e astenia (stanchezza). Gli esperti scientifici dell’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (l’European Food Safety Authority, EFSA, con sede a Parma) ha ridefinito i valori dietetici di riferimento di diversi nutrienti, tra i quali l’acqua; i valori di riferimento complessivi – sia di acqua mediante consumo diretto, sia attraverso alimenti e bevande – prevederebbero negli adolescenti, adulti e anziani: per le femmine 2 litri al giorno (2 L/giorno); per i maschi 2,5 L/giorno. Anche bere troppa acqua, dunque, è dannoso per la salute dell’uomo.

Sulla base di tutte queste informazioni, emerge il bisogno di continuare ad informare correttamente la popolazione italiana sulla qualità delle proprie acque e sul benessere che possono recare all’uomo. Ciò non toglie che i continui malfunzionamenti idrici tendano a sfatare queste certezze: l’augurio è quello di un Paese che possa godere delle proprie fonti in maniera responsabile e sostenibile, senza perdersi in un bicchier d’acqua.

 

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