
Cammina lento, guarda e scopri il paesaggio

di Laura Chiari
“Cammini di terra e di acqua. Il paesaggio lento”, è il tema di una giornata organizzata dal Gruppo Giardino Storico, in collaborazione con l’Università di Padova e dedicato a Paola Lanzara, maestra di alberi e giardini. Obiettivo di questo appuntamento era creare un confronto, con un qualificato un gruppo di esperti e appassionati, sui temi della mobilità dolce e del modo di viverla nella sua “pratica”.
Il dibattito è iniziato alle 17, un momento importante per i camminatori: è l’orario in cui si fermano nei luoghi di sosta e si confrontano con altri viaggiatori. È il tempo di una doccia calda, del riposo, della cena e della condivisione di racconti e informazioni.
Questa forma di turismo si è diffusa negli ultimi anni grazie al successo del cammino più celebre del mondo, ovvero quello di Santiago di Compostela, percorso tradizionalmente per la prima volta da San Giacomo e dal IX secolo divenuto meta di pellegrinaggio.

Figura 2 – Orto botanico Padova. Fonte: https://www.padovaoggi.it/eventi/visite-orto-botanico-riapertura-orari-biglietti-22-maggio-2020.html
L’incontro si è aperto con la testimonianza di tre camminatori: il primo è stato Enrico Buonincontro, della New York University di Firenze, membro del Gruppo di Studi Alta Val di Lima.
Buonincontro ha raccontato le sue esperienze sul cammino di San Bartolomeo, che ha percorso più volte. Un viaggio lento alla scoperta del paesaggio dell’Appennino Tosco-Emiliano, che Buonincontro definisce un cammino devozionale, un viaggio nell’anima. Un itinerario in cinque tappe: da Fiumalbo, in provincia di Modena, fino ai confini con la Toscana e poi attraverso l’Appennino pistoiese per arrivare a Pistoia.
Un percorso nato grazie alle persone che lo hanno ideato e che continuano a dargli vita ogni anno con la loro passione, ovvero i volontari del Gruppo del Cammino di San Bartolomeo, che si dedicano alla pulizia e alla manutenzione del sentiero e delle infrastrutture.
Il viaggio scandito dal cambiamento del paesaggio circostante, dalle foreste di abeti bianchi e rossi dell’Abetone agli alberi da frutto, con il Mar Tirreno a delimitare la linea dell’orizzonte; dai faggi ai castagni, fino alle querce sulla Via degli Albinelli.
«Per me è qualcosa di più di un semplice cammino – ha sottolineato Buonincontro -, è un’esperienza che mi tocca nel profondo. Camminare è riscoprire sé stessi, un ritorno alla lentezza e alle cose essenziali, vado in montagna da quando ero bambino».

Figura 3 – Orto botanico Padova. Fonte: https://csvpadova.org/eventi/orto-botanico-delluniversita-di-padova/
La seconda ospite è stata Chiara Serenelli, architetto e co-fondatrice dell’associazione “Orme Lauretane”, che si occupa dello Sviluppo di Itinerari Turistico-culturali nelle Marche.
Serenelli ha fatto due volte il cammino di Santiago e più volte la via Lauretana, insegna nelle scuole secondarie di primo grado, dove promuove tra i più giovani la cultura del camminare, anche con finalità didattiche e di conoscenza del territorio.
Il suo intervento si è focalizzato sulla via Lauretana e il Santuario di Loreto: «È un percorso storico, ma in realtà è in età moderna, da fine ‘500 in poi, che la via Lauretana ha avuto una spinta all’utilizzo come percorso di pellegrinaggio e anche come vera e propria infrastruttura, che collegava Loreto e il porto di Ancona con Roma – ha spiegato Serenelli -. Questo per volere dei papi, che avevano riconosciuto la Madonna di Loreto come centro della cristianità, da quel periodo iniziano anche gli interventi sulla viabilità».
La parola è passata alla terza ospite, Cecilia Svensson di Borensberg, in Svezia; questa donna incredibile, che sta per compiere 79 anni, cammina per cinque settimane all’anno. Attribuisce la sua tempra al fatto di aver trascorso i primi 20 anni della sua vita in un’isola del Mar Baltico, in questo modo si è forgiata alle intemperie e alle pericolosità delle condizioni meteo, il viaggio di cui ci parla è un itinerario dalla Svezia a Roma.
«Ho seguito dei buoni sentieri e ho avuto tempo di sedere e risposare, ho conosciuto persone gentili che erano curiose di sapere perché camminassi da sola – ha raccontato Svensson -. Ho dormito sotto un albero all’aperto, ascoltando i rumori della notte e guardando le stelle. Gli animali si avvicinavano ma avevano paura di me: una notte ho gridato in svedese ad un gruppo di cinghiali, loro hanno capito e sono andati via. Ogni due-tre notti all’aperto cercavo un albergo per lavare i miei vestiti, fare una doccia e ricaricare il cellulare. Ho fatto tanta strada e una volta arrivata in piazza San Pietro a Roma, ho pregato per quelli che avevo incontrato durante il viaggio».
Dopo i tre camminatori e i loro infiniti percorsi, è stato il momento di presentare una ciclovia e ci ha pensato Umberto Rovaldi, architetto e paesaggista di Parma, già consigliere nazionale FIAB (Federazione Italiana Amici della Bicicletta), apostolo della mobilità dolce e delle reti cicloturistiche.
Attualmente lavora al progetto della “Greenway delle tre Residenze Ducali”, una porzione della ciclovia Ti-Bre (Tirreno-Brennero) Dolce.
Ha aperto la sua presentazione mostrando un video che ricostruisce le tappe della Greenway: nel filmato Rovaldi parte in bicicletta dalla Reggia di Colorno, per poi seguire il torrente Parma e arrivare in città, al Parco Ducale e alla Villa Ducale per la precisione e proseguendo poi fino al Casino dei Boschi di Sala, sempre accanto al torrente Parma e poi al Baganza.
«Con questo percorso possiamo vedere il doppio orizzonte di Parma, da Nord e da Sud – ha spiegato Rovaldi -, da Parma ai Boschi e al Casino di Sala Baganza, residenza prediletta della Duchessa Maria Luigia d’Austria, con la possibilità di visitare il grande parco all’inglese, voluto proprio da lei.
Il Casino, purtroppo, è in stato di abbandono da tanti anni – ha proseguito Rovaldi -, così ho lanciato l’idea di recuperarlo, ristrutturarlo e valorizzarlo, inserendolo nell’itinerario delle tre Residenze Ducali».

Figura 4 – Orto botanico Padova. Fonte:https://www.vagabondiinitalia.it/orto-botanico-padova/
L’intervento conclusivo è stato curato da Laura Cipriani, architetto e assitant professor della Technische Universiteit di Delft, in Olanda, in passato è stata docente alla IUAV e al Politecnico di Milano.
Cipriani ha proposto una riflessione sulle implicazioni progettuali del cammino come parte di una visione più ampia, mentre camminiamo lo spazio intorno a noi si trasforma e così scopriamo una nuova forma d’arte, un vero e proprio processo creativo.
«Camminare negli spazi aperti richiama alla condizione nomadica, la prima conosciuta dall’uomo -ha spiegato Cipriani -. In seguito, con l’arrivo della tecnologia, si rompe qualcosa nel meccanismo della lentezza, dobbiamo andare veloci e con il tempo perdiamo l’usanza, l’abitudine al cammino».
L’arte percepisce questo problema, questa progressiva distanza da una pratica insita nella natura umana e dal movimento Dada in poi il cammino diventa un atto estetico.
Il cammino dall’atto estetico, dalla forma d’arte, al progetto. Cipriani ha presentato tre concetti e visioni diverse: il primo lavoro che ha analizzato è dell’architetto Marco Navarra, che alla fine degli anni ’90 ha disegnato il “Parco Lineare” in Sicilia, tra Caltagirone e Piazza Armerina, seguendo una vecchia linea ferrata riconvertita all’interno di un paesaggio lento.
Il tragitto è stato enfatizzato da alcuni interventi, ad esempio attraverso l’utilizzo del colore, o meglio, dell’asfalto colorato; oppure proponendo l’idea della serialità del paesaggio con lunghe file di cipressi. Navarra ha usato anche il gioco e il modellamento del suolo e posizionato alcune essenze all’interno del percorso, per riuscire a catturare anche l’olfatto del visitatore.
Il secondo progetto illustrato da Cipriani è stato il “Paiva walkways” in Portogallo, un percorso da fare a piedi sopra una passerella in legno lunga otto chilometri, un elemento apparentemente banale, ma che regala scorci e prospettive inedite.
L’ultimo lavoro illustrato da Cipriani è stato l’olandese “New Dutch Waterline”, ovvero una linea d’acqua in uso dagli inizi dell’‘800 fino a metà del ‘900, che serviva da linea difensiva e proteggeva la città di Utrecht. Questa storica linea d’acqua è diventata un museo, un percorso ricreativo, visivo e percettivo ricco di stimoli, da percorrere a piedi o in bici.
Tante voci per raccontare un modo dolce di godere di territori e sentieri, a piedi o in bicicletta. La lentezza permette un’osservazione attenta di tutto quello che ci circonda, una sintonia ancestrale con la natura, la luce, i colori e il paesaggio.
Testimonianze appassionate, ricche di aneddoti, percorsi da sperimentare appena potremo, finalmente, tornare a viaggiare.
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