
Il Lago di Pilato, dove vive il chirocefalo

di Federica Morichetti
Nel cuore del Parco nazionale dei Monti Sibillini, a cavallo fra Marche e Umbria, c’è un luogo dove il tempo sembra essersi fermato e che ora più che mai rischia di scomparire per sempre: il Lago di Pilato.
Lo specchio d’acqua incontaminato si trova ad un’altezza di circa 2000 mt, nel comune di Montemonaco, in provincia di Ascoli Piceno. Il lago è unico in tanti aspetti: dalla sua particolare conformazione e fauna, alle leggende a cui è legato. Innanzitutto, è di origine glaciale e di tipo alpino, rendendolo uno dei pochi presenti negli appennini, inoltre è l’unico lago naturale delle Marche.
Esso è racchiuso in una stretta valle glaciale a nord della cima del Monte Vettore e viene chiamato anche “lago con gli occhiali” per la sua particolare forma. Infatti, è composto da due incavi paralleli e simmetrici che, con l’aumentare delle precipitazioni, aumentano la loro portata d’acqua fino a diventare comunicanti. Oltre a queste particolari caratteristiche il lago vanta un’antichissima storia e un ospite molto particolare.
L’antico abitante del lago
Nelle acque cristalline vive un piccolissimo animale endemico di origine preistorica: il chirocefalo del Marchesoni. Si tratta di un crostaceo dal colore rosso brillante lungo circa 10 millimetri che nuota con il ventre verso l’alto e che può essere trovato solamente nel Lago di Pilato.
Venne scoperto per la prima volta nel 1954 da Vittorio Marchesoni, dal quale prese il nome. La sua qualità più interessante è l’incredibile capacità di adattamento che ha permesso a questa specie di sopravvivere a diversi cambiamenti atmosferici, rendendolo uno dei crostacei più antichi presenti sul pianeta.
Il chirocefalo, infatti, depone le sue uova fra i sassi della riva, dopodiché esse restano in uno stadio embrionale nei periodi di maggiore siccità e non si schiudono finché non tornano le condizioni adatte.
Proprio per la sua rarità, il chirocefalo è strettamente tutelato e quindi avvicinarsi alle acque del lago, o al suo incavo nei periodi di secca, è assolutamente vietato. Se si visita questo angolo di paradiso è obbligatorio mantenere una distanza di almeno 5 metri dal bordo per evitare di calpestare le uova.
Un’altra conseguenza della presenza di questo animale è la colorazione rossa che l’acqua può assumere in alcuni periodi dell’anno e che ha alimentato molte leggende nei secoli.
Le leggende del lago
La più conosciuta fra le storie è quella legata al corpo di Ponzio Pilato. Il prefetto romano, una volta giustiziato dall’imperatore Tito Vespasiano per non aver impedito la crocifissione di Gesù, sarebbe stato trainato da Roma da due tori impazziti per poi precipitare nel lago.
Infatti, il colore rosso del chirocefalo viene spesso associato al sangue di Pilato. Tuttavia, questa è solo una delle tante credenze popolari associate a questo luogo.
La prima menzione del lago di Pilato risale al Medioevo e gran parte delle leggende conosciute oggi derivano dalla scoperta del libro “Paradiso della Regina Sibilla” di Antoine de La Sale, scrittore francese vissuto nella prima metà del 1400.
Dai racconti di quest’ultimo si scopre che fino almeno al XV secolo il lago era chiamato Lacum Sibillae (lago della Sibilla).
Il nome si riferirebbe alla Sibilla Picena, la famosa maga che, secondo l’immaginario medievale, vivrebbe in una grotta sui monti circostanti, da cui gli stessi presero il nome di Monti “Sibillini”. Si credeva quindi che il lago fosse legato all’indovina e alle sue divinazioni e che sul suo fondale si celasse l’ingresso segreto per gli inferi.
Per tali ragioni il lago attirava stregoni e negromanti, fino al punto in cui l’autorità religiosa del tempo dovette costruirvi una forca e delle mura come mezzi di dissuasione.
È stata persino rinvenuta una sentenza di assoluzione del 1452 da parte del tribunale dell’Inquisizione nella quale veniva assolta la popolazione di Montemonaco dalla scomunica. L’intera cittadina era accusata di aver accompagnato al lago cavalieri stranieri per consacrarvi libri proibiti e praticare l’alchimia.
Un luogo da salvare
La dimensione e la portata d’acqua del lago è strettamente legato alle piogge e allo scioglimento delle nevi, che in condizioni climatiche ideali ricoprono la superficie dell’area circostante per gran parte dell’anno.
Tuttavia, negli ultimi anni, sono stati diversi gli allarmi lanciati riguardo al possibile prosciugamento del lago. Dagli anni ‘90 ad oggi il lago sembra sempre più asciutto.
Le cause riscontrabili sono i terremoti recenti che hanno dissestato il fondale, procurando l’apertura di possibili nuove falde, ma soprattutto l’aumento di temperatura media dell’area, portato dal surriscaldamento climatico.
In seguito alla crisi idrica che ha colpito l’intero Parco Nazionale dei Monti Sibillini, negli ultimi anni è stato avviato un monitoraggio costante. L’obiettivo fondamentale è tutelare la sopravvivenza del chirocefalo che, qualora il lago dovesse prosciugarsi definitivamente, sarebbe completamente estinto.
Il Lago di Pilato è quindi un luogo ricco di fascino e mistero, sorretto su un equilibrio antico ma che ora più che mai ha bisogno di essere protetto.
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