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Presto immortali? I progressi della crionica

Presto immortali? I progressi della crionica

di Karin Piffer

Ho vinto, ti do scacco matto!” Così dice la Morte al nobile cavaliere Antonius Block, che l’aveva sfidata a una partita a scacchi nella speranza di aver salva la vita. Basterebbe uno scacco matto per diventare immortali? Magari fosse così semplice.

La morte è sempre con noi, sin dal momento in cui nasciamo. La nostra vita è determinata dall’incertezza, solo una cosa è sicura: un giorno, tutti, moriremo. Eppure, c’è chi ha voluto, e vuole, opporsi a questa innegabile verità.

Come? Affidandosi alla “crionica” detta anche “criogenesi”, dal greco κρύος, freddo, che si basa sul principio di “crioconservazione“, ovvero una:

«Tecnica di conservazione a lungo termine di qualsiasi materiale biologico (animale e vegetale), mediante temperature molto al di sotto del punto di congelamento. Il materiale  viene  stoccato  alla  temperatura  dell’azoto  liquido  (−196°C),  o  dei  suoi vapori (−150°C), temperatura alla quale i processi metabolici, particolarmente quelli enzimatici, si arrestano a causa della mancanza di acqua allo stato liquido. Tale tipo di conservazione permette di mantenere la vitalità del materiale biologico per un periodo potenzialmente infinito […] ».

(Definizione Treccani, www.treccani.it)

 

 Fig.1 Una scena tratta dal film “Il Settimo Sigillo”, 1958, regia di Ingmar Bergman

Attraverso la pratica della crioconservazione, l’uomo sta cercando di sconfiggere la morte. E lo sta facendo da ormai oltre 50 anni. Risale  infatti  al  12  gennaio  1967  il  primo tentativo di crioconservare un corpo umano, quando il professore di psicologia presso l’Università della California, James Bedford, dopo che ne fu dichiarata la sua morte legale, venne deposto in un contenitore sotto vuoto e in azoto liquido. Il professore, dopo essere stato spostato in varie sedi, è tutt’oggi crioconservato presso la Alcor Life Extension Foundation, l’organizzazione leader mondiale nella crionica, nata nel 1972, che si trova a Scottsdale, in Arizona (www.alcor.org. Per conoscere meglio questa realtà: video).

Fig.2 James Bedford, (1893- 1967) il primo uomo ad essere stato criopreservato

 

Ma la possibilità di essere congelati, poi risvegliati e curati nel futuro, a centinaia di anni di distanza, era già stata pensata prima da Robert Ettinger, il quale proponeva nel 1962 “The Prospect of Immortality”, e due anni dopo, nel ’64, da Evan Cooper, che fondò la Life Extension Society (attuale Alcor), la prima organizzazione crionica al mondo, a cui ne seguirono molte altre.

(Bisognerebbe fare un appunto, abbiamo parlato di conservare i corpi sulla base di un processo di congelamento, ma questo non è del tutto corretto. Il termine esatto da utilizzare sarebbe “vitrificazione”, letteralmente “trasformare in vetro”, procedimento già utilizzato ad esempio sugli ovociti o embrioni. La vetrificazione, infatti, permette la solidificazione delle cellule senza la formazione di ghiaccio, ed avviene in tempistiche estremamente ridotte rispetto al “tradizionale congelamento” (Cfr. YouTube.com).

Sembra fantascienza, invece è la realtà: congelando il nostro corpo si può prendere in giro la morte, restare in un limbo in attesa che le tecnologie del futuro possano riportarci in vita, e curare i mali che ci hanno fatto cessare di vivere. Bisogna però sottolineare che, attualmente, non esiste ancora una tecnica comprovata per riportare in vita una persona che ha deciso di criopreservarsi.

Quanto costa? La vita eterna costa cara. Per poter usufruire di questo trattamento, si parte da una base di circa 36 mila dollari, a cui vanno ovviamente aggiunti i costi dei trasporti, eccetera. Nel mondo, al giorno d’oggi ci sono solamente 3 centri che si dedicano a questa pratica. In Russia c’è la KrioRus (kriorus.ru), mentre negli USA si trovano la già precedentemente citata Alcor, e la Cryonics Institute, nel Michigan (www.cryonics.org). Il primo centro citato è il più economico, segue il Cryonics con tariffe inferiori ai 100mila dollari, e il più caro è l’Alcor, dove con 200mila dollari si può trattare un intero corpo. Se si preferisce risparmiare circa 120mila dollari, si può decidere di congelare solamente il cervello.

Quando si decide di conservare solo il cervello, si parla di neuro-conservazione, ritenendo che in un ipotetico futuro, se si riuscirà a riportare le persone in vita, non rappresenterà un problema costruire nuovi corpi dove poter impiantare i vecchi cervelli “scongelati”.

Oltre ai tre punti in America e Russia però, esistono altri luoghi dove è possibile appoggiarsi per poter essere crioconservati.

In Italia esiste la Polistena Human Criopreservation (www.filippopolistena.it), a Mirandola, in Emilia Romagna, dove è possibile, in collaborazione con la KrioRus, accedere al servizio di crioconservazione.

Filippo Polistena, fondatore di questa prima azienda italiana a offrire una tale possibilità, ha spiegato che la sua impresa si limita a pre- trattare i corpi, e a garantirne il trasporto a 30 gradi sotto zero in Russia, dove poi vengono presi in carico dalla KrioRus.

 


COME FUNZIONA?

Premessa: affinchè l’operazione vada a buon fine, tutto deve avvenire molto rapidamente e preferibilmente entro e non oltre i 30 minuti dalla morte dell’essere umano. Infatti, nei primissimi minuti conseguenti l’arresto cardiaco, i nostri organi mantengono ancora le proprie funzioni vitali.

Il processo avviene attraverso alcune fasi:

  • appena la persona muore, viene ripristinata la ventilazione ai polmoni e l’afflusso di sangue al cervello. Il cuore quindi riparte
  • il corpo è trasferito nelle sedi apposite dove si può effettuare la criogenesi
  • i liquidi del corpo vengono sostituiti con CRIOPROTETTORI che evitano danni da congelamento
  • il corpo è immerso nell’azoto liquido e la sua temperatura si abbassa progressivamente fino  a  raggiungere  i  -196 gradi
  • il corpo è trasferito in contenitori per essere conservato nell’azoto liquido nel lungo termine

 

Fig.5 Fonte: Tgcom24

 

«[…] Trovo che la crioconservazione sia una bella possibilità. Il corpo è lì, ibernato ma c’è. La scienza fa progressi da gigante e passi a volte imprevedibili: chissà, un giorno potrebbe diventare possibile partire da un corpo ibernato per rigenerare cellule, per salvare un figlio o un nipote malato. Che male c’è a immaginare tutto questo?».

– Filippo Polistena, fondatore della Polistena Human Criopreservation e Onoranze Funebri Mirandola –

Fonte Corriere.it

Nel mondo, sino ad ora, (settembre 2021), sono più di 400 le persone crioconservate. Più di 350 si trovano in America, mentre circa 80 si trovano in Russia, di queste ultime 3  sono  state  criopreservate  nel  solo  2021.  Tra  gli  individui  che  sperano  di  potersi risvegliare tra chissà quanti anni, ci sono anche 15 italiani (il primo è stato Aldo Fusciardi, nel 2012).

Cosa ci riserva quindi il futuro? Negli ultimi anni la criopreservazione sta facendo dei passi da gigante. La sfida è quella di trovare un modo per riuscire a “risvegliare” e “scongelare” senza danneggiare le cellule di chi ha deciso di farsi crioconservare.

Diciamo che ora il problema è lo “scongelamento” perchè, proprio durante questo passaggio, i tessuti potrebbero danneggiarsi. Sicuramente stiamo facendo grandi passi in avanti, nell’ Università del Minnesota, infatti, stanno sviluppando un metodo per scongelare campioni umani e di maiale senza deteriorarli. Si stanno inoltre facendo anche grandi passi avanti nello sviluppo della nanotecnologia, che, chissà, negli anni potrà evolversi talmente tanto da riuscire a curare malattie come il cancro.

Sempre più persone, spinte dalla speranza (o dalla disperazione), vogliono ricorrere alla  criogenesi.  Dati  aggiornati  a  febbraio  2019,  confermavano  che  il  ricorso  alla criogenesi era aumentato del 10% (vedi corriere.it). Inoltre, pensiamo a come questa pratica si è evoluta nei primi cinquant’anni: sono cambiate le sostanze chimiche usate, le tecnologie si sono sviluppate. Vista così, si potrebbe pensare che nei prossimi 50 anni ci saranno delle ulteriori migliorie. E i più ottimisti ne sono convinti.

Ma c’è chi è più titubante, come Bruno Dallapiccola, il genetista e direttore scientifico dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, che afferma che “ipotizzare cosa possa accadere fra 40-50 anni in ricerca è chiromanzia“(ilfattoquotidiano.it).

Ci sono ancora tanti punti di domanda. Ma oltre duemila persone hanno già stipulato contratti per ricorrere alla criogenesi quando arriverà il loro momento.

Fig. 6  Totale pazienti criopreervati nel mondo al 2021

*Con il termine “paziente” ci si riferisce sia ai corpi interi che ai soli cervelli criopreservati

 Tra le persone che credono e confidano fermamente nella criopreservazione, ci sono, ad esempio, i genitori della piccola Matheryn Naovaratpong, più conosciuta come Einz,

 

Fig. 7 Hope Frozen, 2020, regia di Pailin Wedel, è il documentario che parla della vicenda della piccola Einz. Si può guardare su Netflix. Guarda il TRAILER

che sperano di poter concedere alla loro bimba una seconda possibilità di vivere in un futuro. La bambina thailandese, era malata di un gravissimo e molto raro tumore al cervello, un ependiloblastoma, dal quale, purtroppo, non sarebbe mai guarita. Così, i suoi genitori, hanno deciso di ricorrere alla conservazione criogenica. Einz, a soli tre anni, nel 2015, è diventata la paziente più giovane ad essere stata sottoposta a questo tipo di trattamento.

La sua storia è veramente toccante. Dopo essere stata dichiarata legalmente morta l’8 gennaio 2015 a Bangkok, la piccola, o meglio, le sue spoglie, sono state trasportate all’Alcor, dove tutt’oggi è conservata la sua mente (guarda il breve servizio della BBC News).

Questa vicenda ha destato non poche polemiche. C’è chi la ritiene una storia affascinante e ricca di speranza, c’è chi, al contrario, non la pensa così, come il Professor Antonio G. Spagnolo, direttore dell’Istituto di Bioetica dell’Università Cattolica di Roma, che ritiene che Einz sia stata sottoposta ad accanimento terapeutico. Il soggetto in questione è una piccola incapace di esercitare una propria scelta: è giusto che i genitori abbiano preso una simile decisione per lei? E se lei non avesse voluto? La crionica è motivo di moltissime controversie, che toccano diverse sfere, da quella etica- morale, fino a quella economica.

É giusto sfidare la morte? Ci sono molti scettici al riguardo. Innanzitutto, la crionica si basa su una tecnica sperimentale, un essere umano criopreservato non è mai stato risvegliato, quindi non si conoscono ancora le conseguenze di tale processo, e non vi sono certezze che in un futuro l’uomo sarà in grado di riportare in vita una persona “congelata”. Ma se invece si riuscisse effettivamente a “resuscitare”, quale sarebbe l’impatto del nuovo mondo sulla nostra esistenza? Risvegliarsi per ritrovarsi soli, senza i propri affetti, in un mondo completamente diverso rispetto a quello di prima. Avrebbe ancora senso un’esistenza così?

Che impatto ha tutto questo sulla nostra società? Perchè questo tipo di trattamento è usufruibile solo da chi dispone di ingenti somme di denaro. Sopravvivranno quindi solo i ricchi? Poi si aggiunge il discorso religioso, c’è chi ritiene che congelare il proprio corpo sia “scimmiottare la fede nella vera resurrezione“, come il teologo Paolo Benanti, docente di Teologia morale alla Pontificia Università Gregoriana (famigliacristiana.it). La crionica è ritenuta una credenza più che una vera teoria scientifica, che offre una sua visione di “vita dopo la morte”.

La strada da percorrere per la crionica sembra essere ancora ricca di ostacoli, ma il fenomeno è sicuramente in espansione. Per quanto riguarda l’Europa, i Paesi con il maggior numero di persone a credere nelle capacità della scienza di riuscire in quest’impresa, sono l’Inghilterra e la Germania. Anno dopo anno stanno nascendo associazioni e ONG in tutto il mondo che si dedicano al sostegno di questa pratica. Ricercatori stanno anche mettendo a punto delle app per velocizzare il trasporto dei corpi nei centri specializzati (ansa.it).

Per quanto riguarda l’aspetto giuridico, non esiste ancora una legislazione reale sulla materia. Nils Hoppe, professore esperto di leggi delle scienze della vita ed eticista, ha affermato che: “finché non funziona non c’è bisogno di parlare di legislazione, ma se tra 10 anni avrà fatto progressi al punto da poter essere possibile, allora ci sono serie questioni etiche, legali e sociali cui bisogna dare una rispost (sito ufficiale dell’Unione Europea: cordis.europa.eu).

Nel futuro prossimo molto probabilmente non saremo ancora in grado di riportare indietro i defunti, ma tra qualche centinaio di anni, magari sì, la vera domanda è, con quali conseguenze?  Al momento non ci resta che aspettare, e chissà, forse potremo essere in grado di riscattare Antonius Block e questa volta essere noi a gridare “scacco matto!”.

 

 

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