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Ancora bla bla bla: il discorso di Greta Thunberg al COP26 

Ancora bla bla bla: il discorso di Greta Thunberg al COP26 

Greta Thunberg sale a Glasgow per il COP26, la Conferenza delle Nazioni Unite per il Cambiamento Climatico, ma non è venuta per ascoltare. È anzi stanca delle false promesse e delle parole vuote dei potenti del mondo: stavolta sarà lei a dire la sua.

Greta Thunberg alla COP26: un altro “bla bla bla”

Il bla bla bla di Greta Thunberg a Milano, alla conferenza Youth4Climate, lo ricordano tutti. Tanti ne sono stati agghiacciati, molti di più sono stati offesi, ma il suo messaggio è forte e incisivo abbastanza da lasciare qualcosa in chi la ascolta. Le promesse di ridurre gli sprechi e preoccuparsi maggiormente per il pianeta, gli impegni politici ed economici, le ammissioni dei grandi del mondo di dover fare di più: nient’altro che un vacuo bla bla bla, parole vuote e fini a sé stesse, mai accompagnate da un’azione concreta per fare davvero del mondo un posto migliore. Ma poiché, come l’attivista mise in evidenza nel famoso discorso, non abbiamo a disposizione un Pianeta B in cui stabilirci nel caso la Terra non reggesse ulteriormente il peso dei nostri sprechi (e nemmeno un “pianeta bla”), è necessario dare inizio a un dialogo davvero aperto che porti con sé un impegno concreto. 

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La Thunberg non è tuttavia convinta che le sue parole siano state ascoltate, perché durante la sua ospitata al COP26 di Glasgow, che ha avuto inizio proprio il 5 novembre, ha ripetuto quel verso indimenticabile. “Bla, bla, bla”: e stavolta a non essere nient’altro che una ciancia è proprio la conferenza dove si trova, il COP26. Essa è organizzata alla presenza di numerosi leader mondiali, inclusa la Prima Ministra scozzese Nicola Sturgeon che ha accolto personalmente la giovane attivista. Secondo la Thunberg nessuna di queste persone rappresenta davvero i “leader” del mondo di oggi. Nessuno di loro sta facendo nulla per sistemare le cose eccetto ripetere bla bla bla, promettendo impegni e cambiamenti che non ci sono mai stati, e nessuno di loro può fregiarsi di possedere la caratteristica della leadership come la intende la Thunberg. 

L’inganno del greenwashing

La delusione della Thunberg si percepisce sin dai suoi canali social: su Facebook si mostra delusa e irritata dalla composizione del COP26, che proclama “il COP più escludente del mondo”. Una riunione ristretta ed esclusiva di gente ai piani alti, che danneggia e cancella chiunque non faccia parte della loro limitata cerchia di potenti. “Questa non è più una conferenza per i clima, questo è un festival di greenwash del Nord del mondo”. Il termine “greenwashing” fa riferimento a un attivismo climatico performativo, che sfoggia attenzione e preoccupazione per l’ambiente e la sua sorte senza però dedicarvisi in maniera attenta e mirata, o concentrandosi innanzitutto sulla ricerca di un profitto. Il termine è utilizzato in maniera analoga a Pinkwashing, che si riferisce a un femminismo performativo e commerciale, o Rainbowwashing, che si rivolge in modo simile alla comunità queer. La definizione più da manuale dei vuoti discorsi, e non a caso, la Thunberg conclude la sua accusa con “una celebrazione da due settimane dei soliti affari e del bla bla bla”. 

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E non a caso la Thunberg si tiene al di fuori della conferenza, circondata dalla folla e dalla stampa, a contatto con la gente. “Dentro la COP non ci sono che politici e persone di potere”, proclama l’attivista di diciotto anni all’aperto, circondata dalla folla accorsa da tutto il mondo per vederla, “che fanno finta di prendere sul serio il nostro futuro, fanno finta di prendere sul serio il presente delle persone che già adesso sono colpite dalla crisi climatica. Il cambiamento non verrà da là dentro, quella non è leadership: questa è leadership. Questo è l’aspetto che deve avere la leadership.”

Una scena dalla manifestazione fuori dal COP26 © facebook

Il pubblico di Greta

E la folla esulta con lei mentre il discorso si infiamma. “Noi diciamo basta con il bla bla bla. Basta con lo sfruttamento delle persone, della natura e del pianeta. Basta con lo sfruttamento. Basta con il bla bla bla. Basta qualunque c***o di cosa stiano facendo là dentro”. E il pubblico le accorre a frotte dietro, ripetendo le sue parole: basta bla bla bla. 

Ma da chi è composto effettivamente questo pubblico che con tanta veemenza accompagna la Thunberg nelle sue proclamazioni? Non si tratta di passanti qualunque: come annuncia l’attivista stessa sulla sua pagina Facebook, il COP26 è avvenuto in concomitanza con un immenso sciopero scolastico, che travolge le vie di Glasgow in una folla multicolore – anche se, è bene puntualizzarlo, sono tutti muniti di mascherina e certamente anche di Green Pass. Alcuni dei loro cartelloni proclamano “cambiamo il sistema, non il clima”, “non c’è giustizia climatica senza giustizia di genere”, “poniamo fine al crimine climatico” e “questa non è una marcia, questo è un movimento”. Si riuniscono a Kelvingrove Park per lo sciopero per il clima, che sarà solo la prima parte di un impegno mirato per far sentire la propria voce a tutto il mondo. Sabato 6 novembre avverrà la seconda parte, la marcia per il clima nel medesimo posto. “Assieme siamo forti”, annuncia la Thunberg, e sembra crederci davvero. Siamo ancora in tempo per cavarsela? 

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