
Attiviste da tutto il mondo: Vanessa Nakate

Il nome di Greta Thunberg è da anni sulla bocca di tutti. L’attivista svedese ha iniziato il suo impegno pubblico giovanissima, ma adesso ha compiuto diciott’anni ed è più che mai capace di farsi sentire e conoscere in tutto il mondo.
Gli scettici tendono a parlare di lei come un caso isolato, una presenza anomala all’interno di un ambiente come quello dell’attivismo per il clima. Allontanando lo sguardo dall’Europa si può cogliere invece un pattern crescente, anche da prima che la Thunberg cominciasse a farsi sentire. Giovani attiviste dedicate alla crisi climatica sono presenti in tutto il mondo, ciascuna di loro con un messaggio forte da gridare al mondo.
Conosciamo alcune delle giovani donne che si impegnano quotidianamente per fare del mondo un posto migliore, ma che ricevono un credito minore della collega svedese.
Vanessa Nakate: chi è?
Come Disha Ravi, anche l’attivista ugandese Vanessa Nakate è vicina al movimento del Fridays For Future, di cui è stata nel suo paese la prima rappresentante.
Classe 1996, e cresciuta in Uganda, a Kampala, ha iniziato il suo attivismo con uno sciopero solitario. Da qui una serie di comparsate, campagne e impegni di prima persona concentrati nel suo paese e in quelli circostanti. Come la Repubblica Democratica del Congo, nella quale ha lanciato una campagna per la salvaguardia della locale foresta.
Fiera della sua identità africana, Nakate è sempre pronta a parlare della sua terra direttamente. Con i suoi discorsi mette in evidenza la mancanza di attenzione dedicata ad essa. Questo nonostante l’Africa, e i paesi del Terzo Mondo in toto, sono tra le principali vittime del riscaldamento globale. Il fenomeno del razzismo ambientale rappresenta una problematica spesso trascurata negli spazi ecologisti, ma che causa vittime sproporzionate nelle comunità di colore. Un sondaggio di africa.com evidenzia come compagnie e affaristi occidentali tendano a utilizzare proprio il terreno africano come terreno di scarico per le loro scorie. Materiale tossico, spesso di origine elettronica, abbandonato in quelle zone per sfuggire alle leggi internazionali.
Il discorso a Glasgow
Naturalmente Nakate non sta a guardare. A Glasgow si produce in un discorso in cui non manca di menzionare questo danno ulteriore sulla sua terra, del quale essa non presenta alcuna responsabilità. “Storicamente l’Africa non è responsabile che del 3% delle emissioni globali, eppure gli africani soffrono alcuni degli impatti più brutali della crisi climatica”. Rivolta direttamente ai piani alti del mondo, li invita gentilmente a considerare una prospettiva più etica nel loro rapporto con l’ambiente. “Luoghi un tempo allagati si seccheranno e torneranno a sbocciare. La città è in trionfo, perché il potere delle persone vince un’altra volta. […] Un altro mondo è possibile, e questo non è che uno sguardo su di esso. Oggi continueremo a combattere come possiamo. Non possiamo fermarci adesso”.
Vanessa Nakate ha inoltre completato da poco il suo primo libro, intitolato A Bigger Picture (“Un Riquadro Più Grande”), con la casa editrice HarperCollins. Il suo obbiettivo con il testo è mettere a nudo il legame inestricabile tra l’attivismo ambientale e quello antirazzista. Non ci sono ancora date per la pubblicazione in Italia, ma è possibile trovarlo in inglese su siti come IBS.
Vanessa Nakate al COP26: l’esclusione e le parole
Tra gli eventi menzionati in A Bigger Picture, Nakate include un fatto increscioso verificatosi durante la conferenza stampa del World Economic Forum di Davos, al quale l’attivista aveva fatto atto di presenza. Era stata fotografata assieme a quattro colleghe, tra cui Greta Thunberg, tutte bianche, ma la foto pubblicata sulla testata Sky News aveva tagliato fuori Nakate, che si trovava al limitare dello scatto. “È come se non ci fossi stata”, dichiara Nakate sull’argomento. Si tratta di un altro triste parallelismo con la vicenda di Disha Ravi, esclusa dal COP26 per impedimenti burocratici relativi al suo passaporto, che evidenzia ancora una volta come alle figure meno conosciute – e non bianche – di qualunque movimento di attivisti sia richiesto un duplice impegno e una fatica ulteriore per ricevere anche solo una parte del loro riconoscimento.
A differenza della Ravi, per fortuna, Nakate è riuscita a presentarsi di persona al COP26, dove ha pronunciato un discorso in mondovisione. Quello che ne emerge è il ritratto di una giovane forte e concentrata, con un obbiettivo definito, ma allo stesso tempo intimorita dalla situazione che la circonda. La situazione di cui, tutti i giorni, si impegna a parlare, e che allo stesso tempo sembra scomparire dietro a una marea di ipocrisia e false promesse. “Vediamo leader aziendali e investitori volare alla COP26 con jet privati”, pronuncia davanti alle telecamere. Impegni e discorsi non fermeranno il riscaldamento atmosferico, e le promesse non mantenute stanno “annegando” chi ha bisogno d’aiuto.
Conoscere Vanessa
“Dimostrateci di avere torto”, dice Vanessa Nakate ai leader mondiali. Se davvero le loro promesse non erano solo parole vuote serve che delle azioni concrete le seguano e dimostrino un impegno genuino per fare di meglio.
L’atmosfera, fa notare Nakate, non è viva o cosciente. Non sta a sentire promesse e suppliche, non si pone domande sul come agire nei nostri confronti. “Si preoccupa solo di quello che ci mettiamo dentro o di quello che smettiamo di metterci dentro”. E per impedirle di collassare su sé stessa richiede un intervento ragionato da parte di chi può occuparsene davvero.
È possibile conoscerla da vicino ed entrare in diretto contatto con le sue iniziative presso il suo sito vanessanakate.com, nonché sostenerla di propria mano tramite la sua pagina GoFundMe. Al momento Nakate sta portando a termine una raccolta fondi per l’installazione dell’energia solare e di postazioni di cucina a disposizione di tutti in collaborazione con Tim Reutemann di Brave New World. Ella mette inoltre a disposizione le propri pagine social per farsi conoscere ed offrire più spazio mediatico alle sue iniziative.
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