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Abbigliamento sostenibile: qualche consiglio su come fare

Abbigliamento sostenibile: qualche consiglio su come fare

Nella stagione natalizia si comprano tanti vestiti, che sia per regalarli o per sfoggiarli. Con l’ascesa in popolarità della fast fashion, le cui compagnie mettono in vendita abiti a basso costo, si è però creato parallelamente un rischio ecologico da non sottovalutare.

Abbigliamento sostenibile: si può fare?

Nemmeno la plastica riciclata è esente da scrutinio: non solo per il rilascio di microplastiche, ma anche perché nel momento in cui viene riciclata termina il suo ciclo vitale e non risulta più riutilizzabile in alcun modo. Ma anche il PVC, l’ecopelle, e molti altri materiali proposti come alternativa “ecologica” alla pelliccia sono spesso responsabili della diffusione, nell’ambiente, dell’insidiosa piccola sostanza. A ciò si aggiunge la diffusione dei brand di fast fashion, come AliExpress o Shein, che spesso utilizzano materiale economico con poco interesse nei confronti degli sprechi e dei consumi.

Ci sono tuttavia delle alternative. Ecco alcuni esempi di abbigliamento plastic-free che si possono regalare o comprare dentro e fuori dalla stagione delle feste.

Materiali sostenibili

Senza andare a cercare agenzie minori ci si può impegnare sin da subito rivolgendo maggiore attenzione ai materiali utilizzati. Basta evitare il sintetico, come il poliestere e il nylon, e ricercare invece materiali naturali. Molto in voga è la juta, dalla cui pianta si ricava un materiale economico ed ecologico. Classici intramontabili sono i materiali più “vecchi”, come il lino e la lana, nonché la pelle, anche se bisogna prima informarsi sulla sua trattazione.

Esistono inoltre numerose startup che si servono di materiali innovativi per un’industria rispettosa dell’ambiente, ritornando allo sfruttamento delle risorse naturali in maniera sostenibile e ponderata. Uno dei più particolari sono i denti delle seppie, trasformati in materiale tessile a seguito di una ricerca dell’università di Penn State. Usate anche le piante del loto, la pianta del caffè e la canna da zucchero.

L’interno dell’industria

L’industria conciaria è inoltre molto più complessa di quanto appare, e fa parte di un’economia molto più estesa che include, tra le altre, anche quella della macellazione. È proprio dai loro scarti di pellame che ha origine la pelle come la indossiamo: si tratta, di fatto, di un altro materiale di scarto che riceve una “seconda vita” a partire dal suo riciclaggio. È un materiale molto durevole e anche quando giunge alla fine del suo ciclo vitale ha pochissimo impatto sull’ambiente.

Al di fuori della pelle si può parimenti notare un movimento in crescita di riscoperta di tecniche vecchie e nuove per mantenere più sostenibile l’industria tessile. Annalisa De Piano dell’industria Borse e Dintorni mette in evidenza la necessità per maggior impegno in questo senso. “Occorre andare oltre l’idea che la sostenibilità nel mondo della moda sia solo una tendenza passeggera. Dobbiamo agire subito facendo scelte più responsabili non solo quando si fa la spesa, ma anche quando si acquista un capo. Spesso non si vede quanto lavoro ci sia dietro a un prodotto sostenibile: attenzione all’ambiente e alle persone che lo realizzano, utilizzo di energie rinnovabili e tanto altro”. E le startup presentate in precedenza non ne sono che una facciata.

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