Seleziona Pagina

L’acqua contaminata di Fukushima sarà sversata in mare

L’acqua contaminata di Fukushima sarà sversata in mare

Più di un milione di tonnellate d’acqua contaminata accumulate nel sito di Fukushima saranno sversate nell’Oceano Pacifico in fasi successive al trattamento e alla diluizione.

Il progetto del governo giapponese procede senza ritardi. La decisione era stata presa già mesi fa, ma in questi giorni è stato ultimato il piano operativo per il rilascio in mare dell’acqua trattata dalla centrale nucleare.

Lo sversamento avverrà nella seconda metà del 2023. Il piano del Governo comprende anche forme di risarcimento per l’industria locale e la compilazione di rapporti indipendenti di valutazione della sicurezza.

Come verrà rilasciata l’acqua di Fukushima

Dieci anni dopo che le onde di uno tsunami hanno devastato la costa nord-orientale del Giappone, disabilitando l’impianto della centrale di Fukushima e causando il peggior disastro nucleare dopo Chernobyl, nel sito si sono accumulati 1,27 milioni di tonnellate di acqua contaminata. Questa enorme quantità di acqua viene ancora oggi utilizzata per raffreddare i reattori danneggiati.

All’inizio di dicembre l’operatore dell’impianto, Tokyo Electric Power Company (TEPCO), ha delineato piani dettagliati per lo smaltimento, inclusa la costruzione di un tunnel sottomarino sul fondale oceanico. Questo tunnel, lungo circa 1 km, servirà a sversare in mare l’enorme quantità di acqua utilizzata per raffreddare l’impianto nucleare.

Il piano dell’azienda contiene anche modalità di analisi costanti e indipendenti della concentrazione delle acque inquinate. Il governo giapponese ha infatti ha chiesto all’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA) di condurre revisioni costanti per valutare la sicurezza dei procedimenti di decontaminazione.

TEPCO prevede di costruire e installare tutte le strutture necessarie per trattare l’acqua contaminata entro la metà di aprile 2023, dopo aver ricevuto l’approvazione dall’autorità.

Dubbi e preoccupazioni

Nonostante il governo giapponese rassicuri sulla trasparenza e sull’efficacia dei processi di decontaminazione, permangono ancora molti dubbi. 

Sia l’industria ittica locale che i Paesi vicini (in particolare Cina e Corea del Sud) sono molto scettici e temono che il rilascio di quest’acqua danneggi l’ecosistema e la pesca: per questo chiedono ulteriori verifiche.

“Il Giappone non ha proposto tutte le misure di sicurezza, non ha rilevato completamente le informazioni relative e non ha negoziato appropriatamente con i paesi vicini e le istituzioni internazionali. Ha deciso unilateralmente di sversare nel mare le acque contaminate, e questa è un’azione irresponsabile”, ha dichiarato Zhao Lijian, il portavoce del Ministero degli Esteri cinese.

Anche le organizzazioni ambientaliste mostrano molte perplessità. Greenpeace in particolare parla di violazione dei diritti umani e delle leggi marittime internazionali: “Invece di usare la migliore tecnologia esistente per minimizzare i rischi di esposizione a radiazioni, si è deciso di optare per l’opzione più economica, scaricando l’acqua nell’Oceano Pacifico”.

L’acqua utilizzata per raffreddare il reattore, sufficiente per riempire circa 500 piscine olimpioniche, viene immagazzinata in enormi serbatoi per un costo annuo di quasi un miliardo di dollari. La capacità di stoccaggio si sta però esaurendo. Per questo il Giappone sostiene che il rilascio dell’acqua sia necessario per portare avanti il ​​complesso smantellamento dell’impianto.

Il nucleare in Giappone

Nel 2011 l’allora premier giapponese Naoto Kan aveva decretato la chiusura degli impianti nucleari giapponesi, proprio a seguito del disastro di Fukushima.

Il piano energetico del suo successore Shinzo Abe, tuttavia, ha annullato la decisione del Governo precedente, sancendo la riapertura delle centrali in grado di superare stringenti test di sicurezza.

Poco prima dell’inizio della Cop26, la kermesse mondiale sul clima, l’attuale premier Fumio Kishida si è espresso in favore dell’utilizzo di energia nucleare, ponendosi in continuità con il Governo precedente. “Affidarsi alle sole rinnovabili non è sufficiente, a causa di problemi che riguardano il costo delle fonti energetiche e la loro fornitura stabile. Abbiamo bisogno di più opzioni, compresa l’energia nucleare”, ha infatti dichiarato Kishida.

Il Giappone punta a raggiungere la carbon neutrality entro il 2050, servendosi di un mix energetico che utilizzi sia energie rinnovabili (50/60%) che nucleare (30/40%). Nei piani del Governo, l’energia nucleare ha dunque un’importanza fondamentale.

La fiducia della popolazione nei suoi confronti è tuttavia andata in frantumi dopo l’incidente di Fukushima. Inoltre, dei 33 reattori disponibili solo dieci sono tornati operativi dopo il disastro del 2011, e nel 2030 saranno 14 quelli con un’anzianità di servizio superiore ai 40 anni.

Dopo dieci anni, il disastro avvenuto in Giappone ci ricorda ancora tutti i rischi e i pericoli legati a questo tipo di energia. Se l’energia del futuro dovrà essere pulita e sicura, l’avvenire del nucleare presenta ancora moltissimi dubbi e criticità.

Circa l'autore

Lascia un commento

DAILY NEWS

CAMPIONI D SOSTENIBILITÁ

Raccontiamo storie di imprese, servizi, prodotti, iniziative che amano l’ambiente.
Sono storie di persone che guardano avanti. Che hanno lanciato startup, realizzato imprese di successo o si stanno impegnando in progetti di nuova generazione.

Uomini e donne convinti che un buon business deve essere sostenibile. In grado di promuovere un mondo e una società migliori.

Se ti riconosci in questa comunità e vorresti raccontare la tua storia contattaci.
Saremo onorati e lieti di ascoltarla e farla conoscere.
Contatto veloce:
WhatsApp : 328 6569148

Water Video Interviste

Caricamento in corso...
Choose your language »