
L’East Market, una nuova idea del Vintage

di Serena Caminati
La moda rappresenta oggi uno dei settori più inquinanti al
mondo: i vestiti infatti hanno un fortissimo impatto ambientale.
Le aziende di moda sono le responsabili del 10% dell’inquinamento globale e, oltre al danno sul pianeta, sfruttano la manodopera dei paesi del terzo mondo, rappresentando una moderna forma di schiavitù.
Nell’ultimo periodo sta crescendo, fortunatamente una sensibilità green, che ha indotto alla creazione di iniziative che hanno come tema centrale la sostenibilità.
A Milano a partire dal 2014, dall’idea di Linda Ovadia e Gianluca Iovine, due esperti nel settore della moda, prende avvio quasi per caso l’East Market, una fiera dal motto “Everything old is new again” che con cadenza mensile sdogana il concetto di vintage, mettendo sul lastrico la fast fashion.
Da poco compiuti i 7 anni di attività, la fiera si concentra all’interno della ex fabbrica aereonautica di via Mecenate a Milano, che comprende circa 6000 mq di capannoni industriali, che ricorda i mercati Londinesi, ed è diventato il posto perfetto dove scattare fotografie dall’atmosfera hipster e moderna.
L’evento che ha una sua personale pagina Instagram dal nome @eastmarketshop offre più di 300 bancarelle di commercianti, rivenditori di prodotti second hand e svariati artisti, dove è possibile trovare una vestitissima quantità di prodotti, dai cartelli stradali, all’oggettistica strampalata come Andrea Biagini che raccoglie e restaura vecchie parti di auto come fanali, trasformandoli in lampade e orologi.
Post covid entravano all’evento tra le 20.000 e le 22.000 persone, oggi l’ingresso è limitato, ma in ogni caso con il costo di 5 euro è possibile rimanere all’interno dell’evento tutto il tempo che vogliamo, passeggiando tra le svariate bancarelle tutte composte da personaggi per la maggior parte eccentrici e con cui facilmente si scambiano due chiacchiere, molti non sono dei semplici rivenditori, ma dei veri e propri artisti che modificano i pezzi secondo i propri gusti e le mode del momento.
Tra i banchi ho conosciuto di sfuggita @baroneostu un ragazzo di Torino che normalmente espone i pezzi al Balôn il mercato della sua città, la sua idea di moda inclusiva ed ecosostenibile sono il suo marchio di fabbrica e attraverso i suoi prodotti e la sua pagina social dichiara guerra alla fast fashion, e al concetto di sfruttamento di risorse e persone, proponendo indumenti usati modificati da lui attraverso tagli e aggiustamenti, con prezzi onesti.
Sempre all’interno della fiera ho conosciuto un’altra espositrice, Grazia Ponginebbi, una signora di Piacenza che ha un’associazione di volontariato nata nel 2017 dal nome Ricicliamo for Africa ODV, che vende vari vestiti second hand con l’obiettivo di ricavare fondi che poi andranno donati in Burkina Faso.
La fiera rappresenta quindi l’occasione giusta per farsi conoscere ad un pubblico ampio, proprio per questo motivo la merce ha spesso dei costi elevati ma può rappresentare un buon modo per trascorrere una giornata piacevole inondata di colore, da musica e soprattutto da buon cibo, perché l’evento ogni mese porta nuovi truck-food con proposte internazionali che vanno dai Dumpling Heaven, ovvero i ravioli cinesi, ai Tacos, con molte proposte vegan, tutte rigorosamente plastic free ed eco-friendly.
L’East Market è solo la punta dell’iceberg di tante attività che negli anni si sono costruite e collegate, come l’East Market garage una fiera in cui è possibile trovare una selezione di automobili e moto d’epoca e l’East Market Shop, un negozio che racchiude gli oggetti più ricercati della fiera aperto ogni giorno in via Ramazzini, tutte le news sugli eventi sono visibili nel sito: HOME | east-market-milano (eastmarketmilano.com).
Da un’iniziativa nata per caso, con il bisogno di svuotare i magazzini stracolmi di vestiti dei due ideatori, si è arrivati ad un progetto che è stato capace di risollevare la fama di un intero quartiere milanese diventando il punto centrale del vintage a livello nazionale.
[Photo @eastmarketmilano]
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