
Parma: poca acqua al tuo mulino

di Sara de Mitri
Risale al 2015 la decisione del Comune di Parma di installare sul suolo pubblico le cosiddette “casette dell’acqua”, considerate un passo in avanti per un futuro più ecologico, oltre che economico. Le piccole strutture sono presenti in cinque punti strategici del territorio parmigiano (parco Bizzozzero, parco Daolio, parco 1° maggio, viale Osacca e piazza Indipendenza a Corcagnano) e permettono, tramite una tessera ricaricabile, di rifornire le proprie bottiglie di acqua refrigerata, liscia o gassata.
L’iniziativa rappresenta un grande passo in avanti nei confronti della difesa dell’ambiente. Secondo le stime del Comune di Parma, ad oggi sarebbero circa otto milioni le tonnellate di plastica risparmiate, oltre 1500 le tessere ritirate e 350.000 i litri d’acqua erogati in un solo anno.
Ma non è tutto oro ciò che luccica. Osservando i luoghi in cui le casette sono state posizionate, ci si può facilmente rendere conto che la maggior parte della popolazione cittadina è in realtà piuttosto distante da esse. Togliendo il caso di quella a Corcagnano, le tre rimanenti sono posizionate a Sud della città (Parco Bizzozzero, nel quartiere Cittadella), ad est (Parco 1° maggio) e nel quartiere Oltretorrente (Viale Osacca). Tre punti di rifornimento su un totale di 13 quartieri in cui il territorio cittadino è suddiviso. Probabilmente già questo potrebbe sembrare discutibile, ma, proseguendo l’indagine tenendo conto della popolazione proporzionale, si raggiungono dati impietosi.
Le casette dell’#acqua compiono un anno: oltre 350.000 i litri di acqua erogata, buona e controllata a #Parma https://t.co/xwLxIMv49a pic.twitter.com/uu2JnT29Ad
— Città di Parma (@ComuneParma) December 20, 2016
Se si dà per scontato che la maggior parte delle persone non andrebbe oltre l’area delimitata dal proprio quartiere per raggiungere una casetta dell’acqua (molti si spostano a piedi o in bus), rimarrebbero fuori portata 153.584 persone su un totale di 197.251 (Dati del 1° gennaio 2022), ossia il 77,86%. Calcolando che alcuni di questi farebbero (e fanno) il sacrificio di percorrere due o tre chilometri per usufruire comunque del servizio, resta il fatto che la maggioranza di questo quasi 78% preferisce acquistare bottiglie d’acqua nel supermercato più vicino, comportando ulteriore utilizzo di plastica e carburanti per i trasporti. Ma a rimetterci non è soltanto l’ambiente.
Tornando ai dati, una cassa d’acqua ha un costo variabile, nel novembre 2022, che va dai 2 ai 3,50 euro. Facendo una media, un cittadino spenderebbe circa 2,75 euro per acquistare sei bottiglie da 1,5L l’una. Analizziamo invece i costi nel caso in cui si faccia rifornimento presso una casetta dell’acqua: secondo quanto riporta il Comune di Parma, il prezzo da pagare è di cinque centesimi al litro. Contando che un’equivalente cassa del supermercato ha un quantitativo d’acqua pari a 9L, i conti sono presto fatti: si pagherebbero soltanto 45 centesimi, con un risparmio medio di 2,30 euro. E non si tratta di costi banali. Una persona beve mediamente due litri d’acqua al giorno, e in un anno potrebbe spendere 220 o 36 euro a seconda della propria scelta, con un risparmio di oltre l’83%.
Fatti alla mano, sarebbe opportuno il Comune di Parma procedesse in questa lodevole iniziativa dando la possibilità a più persone di fare la differenza per l’ambiente e per il proprio portafoglio.