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Interno Verde racconta Parma: persone, rapporti, “invasioni”

Interno Verde racconta Parma: persone, rapporti, “invasioni”

di Sabia Braccia

Sabato 27 e domenica 28 maggio Parma con Interno Verde ha aperto i suoi giardini, le sue corti e i suoi orti urbani a più di 3 mila visitatori, molti dei quali giunti anche da altre regioni, meravigliando anche gli stessi residenti con i suoi angoli verdi nascosti. Molti di loro hanno storie antiche sette-ottocentesche o sono legati ad ordini religiosi, chiese e monasteri, mentre altri esprimono nuove idee e particolari visioni di paesaggio.

Fra quelli legati a conventi ed ordini religiosi, maestosi sono il Chiostro del Complesso di San Paolo o il Chiostro della Santissima Annunziata con il suo pozzo centrale circondato da ulivi e albicocchi, mentre è particolarmente raccolto quello delle Piccole Figlie dei Santissimi cuori di Gesù e Maria, con la magnolia centrale che svetta e supera in altezza anche le mura del convento, raccontando con la sua rigogliosità la storia della crescita, anche geografica, della congregazione. Legato ad un’antica fabbrica di maioliche e ad una cereria è invece il giardino in Borgo Rodolfo Tanzi; sorto nel Settecento, il giardino di peonie, malva, narcisi, mimosa, camelie, edera, ortensie, nocciolo e lauro è circondato dalle folte chiome degli alberi del Parco Ducale. Altro pezzo di storia della città e dei rapporti fra ceti sociali è il giardino in Borgo Bosazza, sorto in uno storico quartiere popolare svuotato negli anni ’30 “per ragioni igieniche” secondo gli amministratori del tempo. Il grande giardino ha potuto mantenersi perché dagli anni ’30 agli anni ’80 è stato luogo di lavoro; oggi l’ingresso stesso alla casa è schermato da erbe aromatiche e “orecchie d’agnello”, mentre il giardino vero e proprio presenta kiwi, nespolo, oleandro, glicine, cespugli di bosso e due istallazioni artistiche.

 

Oltre a scoprire giardini i visitatori potevano anche partecipare a mostre, performance e laboratori come, per esempio, le esposizioni grafiche di Interno Verde Data Viz al Palazzo dell’Agricoltore con studi e ricerche per monitorare ambiente e territorio, oppure il rituale di Petra Schwarz per la nuova stagione nel giardino Zen dello studio dell’architetto Francesco Asti in Borgo Cocconi, singolarmente allestito come spazio di meditazione. Particolarmente interessante, soprattutto per i cittadini parmigiani è stata l’escursione lungo le rive del torrente, Quattro passi fra gli alieni, tenutasi entrambi i giorni alle 18.00, alla ricerca di specie vegetali esotiche invasive. Durante l’escursione sono state mostrate quattro piante che stanno ormai colonizzando le rive dei fiumi in questa zona. Non tutte le specie alloctone sopravvivono in ambienti diversi da quelli d’origine e di quelle che sopravvivono solo il 10% circa si riproduce; un ulteriore piccolissima percentuale diventa poi invasiva, creando problemi in ambienti incapaci di contrastarle. L’Università di Parma e i Parchi del Ducato hanno infatti un progetto, SOS Biodiversità, che coinvolge i cittadini volontari nella mappatura di queste specie lungo il torrente e in altre aree della provincia e che cerca di comprenderne l’impatto effettivo sull’ecosistema. Renato Carini, tecnico dell’Area conservazione dell’Ente di gestione parchi e biodiversità Emilia occidentale dei Parchi del Ducato, durante l’escursione ne ha illustrato le prime conseguenze. Ovviamente la causa dell’arrivo di queste piante nei nostri luoghi è antropica, legata ai commerci, alla floricultura, al rilascio in natura del terriccio di piante esotiche ornamentali…

Quattro passi con gli alieni… lungo il torrente

Il problema effettivo è che hanno trovato un ambiente talmente favorevole da colonizzarlo ed espandersi molto, come nel caso del Poligono del Giappone, un’erbacea arrivata in Europa come pianta ornamentale e poi diffusasi in grandi “macchie”, cespugli che possono raggiungere anche i 2 metri d’altezza e che nell’allargarsi impediscono ai raggi solari di raggiungere tutte le altre piante al di sotto delle loro foglie portandole alla morte. La seconda specie mostrata durante l’escursione è la Robinia pseudoacacia, originaria del Nord America e molto diffusa in Europa non solo lungo nelle zone umide. La Robinia in realtà è stata utilizzata come albero mellifero per via dell’abbondante fioritura e della resistenza alle condizioni più avverse, ma anche perché genera un miele liquido, chiaro, di sapore e odore delicati e, secondo UNAAPI, Unione Nazionale Associazioni Apicoltori Italiani, «senza dubbio il più estesamente conosciuto ed apprezzato in Italia».

L’escursione è terminata con la presentazione del falso indaco e dell’ailanto. Il primo è una pianta arbustiva anch’essa mellifera, di origine nordamericana e molto invasiva, dalla caratteristica fioritura a grappoli color porpora, che sta impedendo il normale sviluppo della vegetazione ripariale. L’ailanto invece è un albero di origine cinese, dalla crescita molto veloce e dalla forte capacità di adattamento anche ai terreni meno ospitali che gli ha permesso di espandersi così tanto. Utilizzato in Cina per il suo valore ornamentale, per la produzione di bachi da seta e per consolidare terreni scoscesi, con le sue radici si è naturalizzato in Europa nei luoghi soggetti a poca manutenzione, in prossimità di strade, ferrovie e zone umide. È particolarmente pericoloso per la biodiversità locale perché le foglie cadute a terra sono in grado di rilasciare una sostanza che blocca in quella zona la crescita di altre specie, l’ailantone. L’escursione è terminata con vari accenni ad altre specie invasive, sia animali che vegetali come il gambero della Louisiana o la cosiddetta “zucca matta”.

Insomma, il verde e la natura svelano se stessi la città di Parma, con storie di vite, di personaggi illustri, di rapporti sociali e di “invasioni”, mutamenti ancora da indagare.

 

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